Legalita' e lotta alle mafie, alcune proposte semplici a Confindustria (e non solo)

Legalita' e lotta alle mafie, alcune proposte semplici a Confindustria (e non solo)

Mercoledì 01 Dicembre 2010 18:29 C.Abbondanza - E.Veltri
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Legalità e lotta alle mafie, alcune proposte semplici a Confindustria (e non solo)

Confindustria Sicilia ha fatto alcuni passi avanti contro le mafie. Ed altrove? Non solo al Sud, ma anche al Nord non vi è stato alcun seguito, se non qualche dichiarazione sporadica di alcuni. Sentiamo spesso affermare, dagli esponenti nazionali di Confindustria, che in Italia serve legalità... spesso abbiamo anche sentito chiedere pulizia e rigore alla "politica". Ma oltre alle dichiarazioni?
C'è stato il "Protocollo di Legalità" firmato il 10 maggio scorso tra Confindustria e Ministero dell'Interno [il testo integrale - ] e vi è stata l'adozione del Codice Etico di Confindustria [testo integrale - ], dove vi sono impegni precisi. Ma drammaticamente non basta.
La situazione è sempre più devastante () e gli ultimi dati sulla mappa del riciclaggio pubblicate da Il Sole 24 Ore (leggi qui) confermano che non vi è tempo da perdere, soprattutto al Nord...


Ed a proposito del Nord, dove la mafia ha consolidato una pesante "colonizzazione" e costruito forti rapporti con politica, pubbliche amministrazioni ed imprese, vi sono (ne citiamo tre ma la lista potrebbe farsi per ogni regione settentrionale) le drammatiche realtà di Lombardia, Liguria ed Emilia-Romagna. In Lombardia la mancanza di impegno diretto a stroncare i rapporti mafia-politica, ovvero cosche - pubbliche amministrazioni, non solo impedisce di colpire quei politici contigui e collusi insieme ai funzionari pubblici infedeli, ma compromette la gestione corretta della cosa pubblica e quindi anche della possibilità di una libera concorrenza nell'economia.

In Emilia-Romagna se vi sono esperienze di eccellenza nel contrasto alle organizzazioni mafiose, come ad esempio la Camera di Commercio e la Prefettura di Reggio Emilia, resta una generale "indifferenza" istituzionale al fenomeno e si riproduce nel tempo quella spregiudicatezza di politica ed imprese (soprattutto cooperative) che comporta l'instaurarsi ed il ripetersi di rapporti impropri (anche se di affari) con società di soggetti legati alla criminalità organizzata. In Liguria da un lato vi è un condizionamento di Pubbliche Amministrazioni devastante ed una presenza consolidata di imprese mafiose che soffocano il mercato e piegano l'uso di territorio e risorse pubbliche... Anche qui vi sono Prefetti che operano correttamente e stanno promuovendo indagini amministrative, ma manca la risposta "politica", visto che, ad esempio, nessun provvedimento (nemmeno una "sospensione") è stato adottato da parte dei diversi partiti (dal Pd al Pdl, dall'Idv al Udc passando per liste civiche e sinistra) rispetto a quanto è emerso in tema di rapporti impropri, quando non addirittura di espliciti patti politico-mafiosi, tra esponenti di primo piano dei partiti (e delle Istituzioni) con cosche della 'ndrangheta e di Cosa Nostra. E qui le imprese pulite sono soffocate, quando non "bruciate", spesso nel vero senso del termine.

E proprio al Nord, proprio in queste Regioni, il Ministero dell'Interno non sta dando segnali incoraggianti. In Lombardia, come abbiamo ricordato recentemente, non si fanno le Commissioni di Accesso nei Comuni dove le cosche della 'Ndrangheta avevano pesanti influenze; in Emilia-Romagna non si procede a far divenire "sistema" quelle punte avanzate di contrasto sperimentate a Reggio Emilia e non si è nemmeno pensato di attivare un Centro Operativo della Dia a fronte di una ramificata e profonda "colonizzazione" del territorio e dell'economia da parte delle mafie; in Liguria i segnali positivi trovano inspiegabili "stop" come nel caso dell'inspiegabile rinvio della firma del Protocollo di Intesa tra Confindustria e Prefettura. Doveva tenersi oggi ed invece il ministro Maroni, all'ultimo minuto, ha rinviato l'appuntamento (leggi l'articolo di Roberto Galullo).

Non vogliamo fare polemica... non vogliamo fare un elenco degli esempi negativi, vogliamo avanzare alcune semplici proposte che se vuole Confindustria, sia a livello nazionale sia a livello regionale e provinciale può applicare, pronti ad un confronto per ogni approfondimento necessario.
Una serie di proposte che possono portare avanti il lavoro di contrasto alle mafie ed alle contiguità e collusioni, anche davanti alla superficialità ed ai ritardi della politica. Un segnale che Confindustria può dare, unilateralmente, alla politica ed a quella parte di Istituzioni troppo indifferenti. Ecco qui.


Una premessa generale

Visto che ormai è acquisito ampiamente il fatto che le mafie sono in grado di soffocare le principali regole di mercato, alterando e soffocando la concorrenza, occorre che Confindustria si assuma qualche responsabilità per tutelare le imprese pulite, sia nell'ambito della concorrenza generale sia nell'ambito della partecipazione ad appalti pubblici.

Vi dovrebbe anche essere oramai anche la consapevolezza che esistono già norme utili ad effettuare un contrasto alle società direttamente o indirettamente controllate dalle organizzazioni mafiose, e che quello di cui vi è fondamentale necessità è da un lato la scelta di rompere qualsiasi forma di omertà ed assoggettamento a compromessi (come l'accettare estorsioni di varia natura) da parte delle imprese con gli esponenti delle cosche, e dall'altro, parallelamente vi è la necessità di denuncia e collaborazione con l'Autorità Giudiziaria ed i preparati e competenti reparti investigativi, non può essere ignorato che esistono difficoltà e spesso tempi lunghi per il compimento di approfondite indagini, necessari per gli interventi repressivi.

La grande capacità di mimetizzazione da parte delle organizzazioni mafiose non può essere ignorata, soprattutto durante e dopo un periodo di forte crisi economica, in cui le mafie (la cui disponibilità di risorse da riciclare rappresenta una fonte che non conosce crisi) possono promuoversi, anche attraverso professionisti esterni alle organizzazioni stesse, quali nuovi "soci" o finanziatori delle imprese in difficoltà. Inoltre, come ormai dimostrano molteplici inchieste, le organizzazioni mafiose, attraverso i loro uomini più presentabili riescono ad instaurare proficui rapporti con istituti di credito e grandi finanziarie, così da assicurarsi fidi elevatissimi in grado di permettere partecipazioni a gare pubbliche e promozione di iniziative speculative di grande rilevanza (soprattutto nel settore dell'edilizia) che spiazzano qualunque impresa pulita.

Occorre quindi comprendere che si necessita di un'azione di prevenzione senza precedenti da parte di Confindustria, così come anche degli altri attori sociali quali i Sindacati e gli Enti Locali. E questa azione deve essere promossa prima di tutto al Nord, terra del grande riciclaggio a seguito della progressiva colonizzazione che le mafie hanno compiuto nei decenni passati.

Ecco quindi sei proposte concrete, per passare dalle parole ai fatti, su cui restiamo a disposizione per approfondirle e migliorarle:


1° proposta - La prevenzione dentro Confindustria

Confindustria ha annunciato (ed in Sicilia già attuato) l'adozione di provvedimenti di espulsione delle Imprese che accettano le richieste estorsive e non le denunciano all'Autorità Giudiziaria. Bene, ma non basta.

1 a) Serve che Confindustria promuova una "sospensione temporanea", per un periodo di un anno prorogabile (a meno che non giunga prima chiarimento da parte dell'Autorità pubblica), per le imprese in cui risultino tra i soci o la compagine di gestione esponenti di famiglie indicate in Atti Ufficiali (da Ordinanze di Custodia Cautelare, Rapporti/Relazioni dei reparti investigativi, Relazione della Procura Nazionale Antimafia, Relazioni delle Commissioni Parlamentari antimafia e sul ciclo dei rifiuti,...).

1.b) Serve che la medesima "sospensione temporanea" sia anche applicata per le Imprese iscritte che siano coinvolte, in quanto Imprese o attraverso propri soci o amministratori, in procedimenti penali per: corruzione, turbativa d'asta, disastri ambientali, truffa su contributi pubblici (locali, nazionali o europei), evasione fiscale, contributiva, reati societari e voto di scambio.

1.c) Serve che la "sospensione temporanea" venga tradotta in "espulsione" nel caso di: condanna definitiva o assoluzione per prescrizione ma non nel merito, patteggiamento con ammissione di colpa, ritiro della certificazione antimafia, accumulo di oltre tre sanzioni amministrative (siano per smaltimento illecito di rifiuti tossico-nocivi, violazione di norme edilizie, fiscali e contributive, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro o per lavoro nero).

1.d) La "sospensione temporanea" deve inoltre scattare per le Imprese che assegnano incarichi, subappalti e contratti di fornitura ad aziende i cui soci o amministratori sono indicati in Atti Ufficiali (Rapporti/Rapporti dei Reparti investigativi dello Stato, Ordinanze di Custodia Cautelare, Sentenze) per legami/appartenenza ad organizzazioni mafiose. A seguito del ripetersi, una seconda volta, di tale comportamento, a seguito di una sospensione già effettuata, l'Impresa responsabile deve essere espulsa da Confindustria.

1.e) Ogni provvedimento di sospensione temporanea ed espulsione, con motivazione relativa, deve essere pubblicato sul sito internet di Confindustria, oltre che trasmesso al Prefetto, ai reparti investigativi (Dia, Gico, Ros, Sco), alla DDA ed agli Enti Locali competenti per territorio.


2° proposta - Sulle Aziende Confiscate

Una legislazione inefficace in materia di sequestri e confisca [vedi il dossier sul tema] ha impedito che tale fondamentale strumento di contrasto producesse i necessari risultati. Solo recentemente si è proceduto ad innovazioni legislative significative che hanno aumentato l'efficacia della norma (come la possibilità di vendita dei beni inutilizzati, o la semplificazione della procedura di sequestro e quindi di confisca). Ma non è ancora abbastanza visto che, purtroppo, ancora troppo tempo passa dal sequestro alla confisca definitiva. Queste inefficienze sono poi amplificate nell'ambito dei sequestri e delle confische delle Aziende. Prima di tutto perché spesso non si riescono ad individuare soggetti adeguatamente preparati per assumere la gestione delle aziende poste sotto sequestro, con gravi danni alla produttività delle aziende stesse e con conseguente compromissione definitiva. Inoltre e conseguentemente la maggioranza delle Aziende confiscate alle organizzazioni mafiose vengono dismesse, poste in liquidazione e chiuse. In molti casi questo comporta che i lavoratori onesti (spesso sfruttati) dipendenti di tali imprese si ritrovino espulsi dal mondo del lavoro, con un effetto devastante. Sono rarissimi i casi in cui le imprese riescano ad essere trasformate in cooperative gestite dagli ex dipendenti. Su questo punto Confindustria può svolgere un ruolo determinate:

2.a) Costituire un fondo "antimafia", con contributi da parte di tutte le Imprese iscritte (proporzionale al capitale sociale), gestito dalla stessa Confindustria. Allo stesso Fondo dovranno essere chiamate a contribuire anche le Fondazioni Bancarie.

2.b) Realizzazione di un Albo per le Imprese iscritte (escluse quindi quelle espulse e quelle sottoposte a "sospensione temporanea", così come indicate nella 1° proposta) a cui, in accordo con l'Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati, viene trasmesso l'elenco descrittivo delle aziende confiscate con l'indicazione del responsabile della gestione giudiziaria al fine di agevolarne il contatto.

2.c) Una o più Imprese dell'Albo procedono ad assorbire, per quanto possibile, il personale delle Aziende confiscate (estraneo all'organizzazione mafiosa che deteneva il controllo dell'azienda stessa), e/o rilevare mezzi e strutture che risultino nelle proprietà dell'Azienda confiscata.

2.d) A sostegno delle Imprese che procedono ad assorbire il personale delle Aziende confiscate e/o a rilevarne beni mobili/immobili, verrà destinata, in proporzione all'investimento promosso, quota parte del Fondo Antimafia di Confindustria (di cui al punto 2 a).

2.e) Occorre inoltre sviluppare con la Regione e gli Enti Locali un protocollo di intesa volto a riconoscere alle Imprese dell'Albo di cui alla presente proposta ogni possibile agevolazione. Le Istituzioni non possono infatti rimanere estranee da questo particolare aspetto e quindi devono svolgere la propria parte pienamente, anche considerando che il riassorbimento dei lavoratori è un elemento di sicurezza sociale centrale.


3° proposta - Monitoraggio delle anomalie da parte di Confindustria

3.a) Confindustria si assume il compito di raccogliere le segnalazioni da parte delle proprie Imprese iscritte, sia in merito a danneggiamenti (a cantieri, strutture e mezzi), nonché su esiti anomali di gare pubbliche, sia anche per presenze di società sospette tra gli assegnatari di appalti pubblici o grandi commissioni private, nonché per investimenti anomali che possano nascondere attività di riciclaggio.

3.b) Confindustria procede nel comunicare ai Reparti Investigativi competenti per antimafia ed al Prefetto le segnalazioni giunte da parte delle Imprese iscritte.

3.c) La raccolta delle segnalazioni può essere effettuata attraverso un format protetto del proprio sito internet, così da non necessitare di dispendio di risorse ed al contempo essere facilmente accessibile alle Imprese. Per le situazioni più "complesse" o particolarmente delicate potrà procedere, prima di inoltrare la segnalazione ai soggetti di cui al punto 3.b, ad un incontro con l'imprenditore segnalante.

3.d) Attraverso le realtà impegnate a livello civile è inoltre possibile realizzare uno Sportello di Confindustria, che possa avvalersi delle esperienze maturate sul campo e della rete di assistenza legale competente su tali fenomeni, con cui gestire, attraverso la cautela e riservatezza necessaria, questa attività di monitoraggio.


4° proposta - contrasto effettivo al riciclaggio

Anche le norme recentemente approvate per il contrasto alle organizzazioni mafiose ed il contrasto all'utilizzo dei paradisi fiscali, non sono assolutamente sufficienti.
Innanzitutto perché non esiste in Italia una efficacie legge antiriciclaggio e per affermare questo basti vedere che dal 1996 al dicembre 2009 le condanne definitive della Cassazione per il reato di riciclaggio non superano le trenta sentenze. Su questa piaga, che devasta la concorrenza e le casse dello Stato, non si vede all'orizzonte alcuna proposta di legge.
Inoltre se le norme sulla tracciabilità dei pagamenti relativi agli appalti sono certamente importanti occorre dire che non garantisce alcuno sbarramento alle iniziative di riciclaggio che rappresentano la vera forza delle mafie del terzo millennio. Con altrettanta nettezza occorre registrare l'inefficacia della norma adottata in merito all'interdizione dai rapporti con gli Enti Pubblici delle società con sedi nei paradisi fiscali della "black list". Da un lato perché alcuni dei Paradisi Fiscali hanno ottenuto la cancellazione della "black list" in conseguenza alla stipulazione del minimo necessario di accordi bilaterali, anche se accordi riguardano Paesi che definire "insignificanti" sarebbe un eufemismo. Dall'altro lato perché molteplici Società hanno aggirato la norma attraverso l'interposizione tra la Società con sede e patrimonio in un Paese della "black list" e la/e Società operanti in Italia, di "Società schermo" con sedi in Paesi a fiscalità agevolata me non inseriti nella "black list".
Vi è poi il problema derivante dall'utilizzo di Società fiduciarie usate per schermare i reali soci. Tale pratica ha garantito un proliferare di conflitti di interessi e di posizioni dominanti in settori di mercato non contestabili, così come il riciclaggio e l'infiltrazione nell'economia "legale" di capitali illeciti della criminalità mafiosa e finanziaria. L'effetto devastante per le Imprese sane è ben noto: soccombono.
Occorre su questo punto adottare un'iniziativa senza precedenti che imponga alla politica di adottare le necessarie norme.

4.a) Impedire qualsiasi assunzione di cariche all'interno di Confindustria e di iscrizione alla stessa per quanti hanno Imprese che operino in Paradisi Fiscali così come indicati nella "black list".

4.b) Espulsione da Confindustria delle Imprese che abbiano all'interno della compagine societaria soci schermati da società fiduciarie che detengano, complessivamente, almeno il 10% del capitale sociale. Per l'adozione di tale provvedimenti si può prevedere una sospensione di 6 mesi entro la quale l'Impresa deve regolarizzare la sua posizione, con assorbimento delle quote detenute da Fiduciarie da parte di soci "visibili", pena l'espulsione.

4.c) Promuovere un gruppo di lavoro con magistrati, professionisti ed esperti del settore al fine di elaborare una proposta di legge antiriciclaggio da presentare alle Camere per l'approvazione.


5° proposta - Coordinamento con Associazioni di categoria e sindacati

(LegaCoop, CNA, Confesercenti, ASCOM, Assedil, Cgil, Cisl, Uil,...)

5.a) Può ampia è la condivisione e adesione ad un progetto di prevenzione e contrasto "civile" più risultati si possono raggiungere. Pertanto Confindustria si fa carico di promuovere un Protocollo di Intesa con le altre associazioni di categoria di imprese cooperative, commercio, agricoltura,... in cui le stesse si impegneranno ad adottare al proprio interno le stesse proposte qui avanzate e si rapporteranno con Confindustria per quanto concerne la 2° e 3° proposta, così da permettere un coordinamento efficace, evitando sovrapposizioni e soprattutto mettendo in atto una comune assunzione di responsabilità.

5.b) Analoga iniziativa di intesa per un azione comune deve essere promossa da Confindustria con i Sindacati finalizzato soprattutto alla realizzazione del monitoraggio di cui alla 3° proposta. Infatti i Sindacati e le rappresentanze dei lavoratori sono i primi ad essere a conoscenza delle storture, illegalità ed infiltrazioni, ma nella stragrande maggioranza dei casi non avanzano alcuna denuncia Autorità preposte. Basti pensare alle sacche di lavoro nero che le organizzazioni mafiose alimentano con il caporalato e l'abusivismo in molteplici settori (da quello dell'edilizia a quello dei servizi, passando per il commercio e l'agricoltura, per non parlare dal settore dello smaltimento illecito di rifiuti tossico-nocivi e quello delle bonifiche e dei conferimenti e trasporto terra ). Una situazione insostenibile sia per l'assoluta assenza di tutele del lavoro, sia per la concorrenza sleale verso le imprese corrette. L'assunzione di responsabilità dei Sindacati è quindi ineludibile quanto, drammaticamente, oggi assente nell'azione concreta.


6° proposta - Promozione civile dell'impegno antimafia

6.a) Confindustria può mettere a disposizione le proprie sedi territoriali per promuovere incontri con la cittadinanza, oltre che con le imprese, per fare chiarezza su cosa sia oggi la mafia, come operi e quali azioni quotidiane possono essere poste in essere da imprese, cittadini e Istituzioni, per un contrasto civile e sociale. Tali incontri devono avere l'obiettivo del fornire, attraverso la partecipazione delle realtà attive nel contrasto alle mafie, un'informazione corretta e piena, senza storture, perché solo dalla conoscenza del fenomeno si può promuovere un efficace contrasto.

6.b) Siamo certi che come noi anche altre associazioni e personalità dell'antimafia (civile e istituzionale) possano portare un contributo gratuito per l'espletamento di queste iniziative che devono svolgersi sia con appuntamenti specificatamente rivolti alle scuole secondarie superiori, altri per le università, ed altri per imprese e cittadinanza. Il problema principale è che dal "negazionismo" sulla presenza mafiosa nelle regioni centro-settentrionali si è passati ad un proporsi e sovrapporsi di interventi sulla presenza delle mafie al nord che rischiano di creare confusione, anziché una consapevolezza del fenomeno fondata sulla conoscenza del fenomeno.

6.c) Nell'ambito di tali incontri devono anche essere previsti particolari appuntamenti in cui si approfondisce, con le Imprese e gli Enti Locali, e sempre attraverso la collaborazione di soggetti impegnati attivamente nell'azione antimafia (civile e istituzionale), non solo la normativa vigente in generale, ma anche quella che prevede il supporto dello Stato per le vittime dei reati che denunciano e per i testimoni di giustizia.


Non ci paiono proposte "indecenti" ed attendiamo di conoscere cosa ne pensa Confindustria, restando, come detto, a completa disposizione per ogni necessità di approfondimento, nella speranza che si comprenda che non vi è più tempo e che tutti si debba fare la propria parte pienamente e non solo con dichiarazioni di intenti.