Di Pietro, tra Pomicino e Patriciello
Anche qui è una questione Etica, perché come avevamo già ricordato, siamo ostinatamente convinti della veridicità di quanto affermava Paolo Borsellino. Nel 1989, in un incontro con gli Studenti in Veneto, affermava: “Vi è stata una delega totale e inammissibile nei confronti della magistratura e delle forze dell’ordine a occuparsi esse solo del problema della mafia (…). E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto…E no! (…) Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i Consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenza da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”...
Ecco perché certe scelte di Di Pietro, su uomini, candidati ed eletti, personaggi vicini a lui ed al movimento sono gravissime. Per una questione Etica (lui diceva che la Questione Morale è pre-politica, che viene prima di tutto, ma nei fatti è come gli altri nel calpestarla, con l’aggravante per lui, rispetto agli altri, che questi non si erano (sono) fatti paladini dell’Etica). Perché diciamo questo?
In parte abbiamo già risposto. Leggendo chi sono i candidati ed alcuni degli eletti, che abbiamo riportato, dovrebbe essere già chiaro. Ma vi è di più, come evidenziato, appunto, dalla Voce della Campania.
Antonio Di Pietro, in difficoltà per la presentazione delle liste, chiede aiuto a Cirino Pomicino. Ora, non ricorda chi è costui? Non ricorda che è un pregiudicato, con gli altri, al centro della campagna “Parlamento Pulito” di Beppe Grillo, che lui aveva sottoscritto? Ma soprattutto non ricorda che fu proprio lui, ancora con la toga, a farlo condannare a Milano? Probabilmente non ricorda o non vuole ricordare e Cirino Pomicino, nel suo ultimo libro, lo sbeffeggia tranquillamente.
Cirino Pomicino indica a Di Pietro uno dei suoi pupilli: Aldo Patriciello. Di Pietro, di conseguenza, si rivolge a Patriciello. Uomo degli affari, dalla sanità al cemento, più volte eletto a furor di popolo, un passato nella DC e nel UDC.
”Matton d’oro, quelli del Patriciello. Ma pericolosi. Se ne era resa conto la Procura di Roma che a fine anni 90 aveva confezionato un’inchiesta terremoto che ha visto indagati vertici imprenditoriali (in prima fila la pomiciniana ICLA e la PIZZATOTTI [di cui ci siamo già occupati approfonditamente e di cui si era già occupato anche Di Pietro, e che è legata allo stesso mondo di molti degli ambienti (p2 e pentapartito) già indicati sopra, e che ha a tutt’oggi incarichi e appalti per infrastrutture in Italia – ] ), politici (l’ex presidente della Regione Campania Antonio Rastrelli e altri camerati), bancari e ministeriali. Una sfilza di appalti in tutta Italia, ma soprattutto nell’area campana, sarebbero stati al centro di una vera e propria cupola affaristica. L’inchiesta – come sovente capita a Roma – è finita tra le nebbie degli stralci & delle prescrizioni.”
”Un rilievo a parte meritano gli accertati rapporti – scriveva il Gip Otello Lupacchini nel 1999 – tra la ICLA spa e le imprese riconducibili a Patriciello Aldo, socio della SO.GE.CA, destinataria di una fornitura per l’ICLA dell’importo di 24,300 miliardi. La predetta società veniva raggiunta da Comunicazioni della Prefettura di Caserta in data 23 luglio 1996, laddove di evidenziava la sussistenza di tentativi in corso di infiltrazione mafiosa, tendenti ad indirizzare le scelte della società. Di fatto, ad un controllo nel cantiere di Mignano Montelungo della SO.GE.CA., in data 17 gennaio 1997, emergeva che le attività in corso si avvalevano di automezzi riconducibili al CO.V.IN., consorzio volontario inerti di Casagiove, collegato all’organizzazione mafiosa dei Casalesi, secondo le dichiarazioni di Carmine Schiavone”. “Patriciello Aldo – veniva aggiunto nel documento – in qualità di Assessore della Regione Molise, costituisce il fondamentale riferimento per Chianese Vincenzo (ispettore capo al ministero del Tesoro e presidente del collegio sindacale TAV spa, ndr) nella trattazione degli affari che costui gestisce in favore della società S.E.TEC., nella quale risultano interessati lui stesso e il genero, per il conseguimento di lavori relativi alla costruzione di un aeroporto regionale in Molise.”
Ma di questo si occupa anche la Commissione Antimafia , con un rapporto del gennaio 1996 sulla SO.GE.CA.: “Significativa si delinea la situazione della ICLA spa, soggetto che attribuisce lavori all’impresa SO.GE.GA., incaricata della fornitura di materiali per 64 miliardi, dei quali circa 41 mediante forniture da realizzarsi in collaborazione con la CALCESTRUZZI”.
Sui rapporti ICLA – SO.GE.CA. esiste anche un rapporto della Digos di Frosinone, marzo 1997, oltre ad un rapporto dei Ros di Roma del novembre 1998.
La cosa curiosa è che fu proprio Antonio Di Pietro ad indagare sui rapporti intercorsi tra la pomiciniana ICLA e la CALCESTRUZZI del gruppo FERRUZZI. L’indagine vide anche il lavoro di Giovanni Falcone ad inizio 1991 a seguito di un rapporto su “Mafia e Appalti”. Nel rapporto veniva dettagliatamente evidenziati i collegamenti di alcune società del mattone nazionali (fra cui la napoletana FONDEDILE, poi passata sotto il controllo dell’ICLA), con alcuni politici e cosche mafiose potenti per il controllo di appalti in mezza Italia e riciclaggio di denaro sporco. Il “ministro dei lavori pubblici” di Cosa Nostra, Angelo Siino, farà riferimento ai lavori per l’Alta Velocità.
Sia Giovanni Falcone che Paolo Borsellino, saltarono in aria pochi mesi dopo, per mano di Cosa Nostra. Si apriva la stagione stragista di Cosa Nostra, conclusasi con la “trattativa” e l’insabbiamento della mafia siciliana, sempre più attiva ma sempre meno visibile e ben protetta (da Corleone al Parlamento, come ben evidenziato nel libro “I Complici” di Abbate e Gomez).
Qualche altro interesse di Patriciello, coincide prontamente con le indagini della magistratura.
La famiglia Patriciello ha forti interessi anche nella Sanità da anni. Tutto ruota alla loro creatura, la NEUROMED , nata come struttura per malattie neurologiche e poi ritrovatasi convenzionata, a suon di milioni, per oculistica, cardiologia e riabilitazione. L’amministratore delegato, prima le ultime elezioni regionali del Molise, è Mario Pietracupa, eletto nell’UDC. Ed ecco un altro bel conflitto di Interessi miliardario di questa Italia. La NEUROMED può contare su un grande amico di Patriciello, Giovanni Di Renzo, direttore generale della Sanità, della Regione Molise, poi rimosso per inchieste giudiziarie.
Nel 2002 il Tar del Molise blocca la convenzione della ASL 2 di ISERNIA, alla NEUROMED, per l’utilizzo di laboratori di cardiologia e oculistica. Nel 2003 la Regione Molise restituisce questi laboratori e avoca a se la competenza. “La cosa scandalosa – denunciano alla ASL di Isernia – è che la Regione ha dapprima occultato la delibera di Giunta sul bollettino regionale pubblicando un solo rigo con la dicitura ‘trasferimento attività ambulatoriali’, quindi ha omesso di comunicare la decisione proprio alla ASL, che lo è venuta a sapere per caso nel gennaio 2004 quando un suo dirigente parlò con una impiegata di NEUROMED. E fatto ancora più vergognoso è che nonostante lo stop dichiarato dal Tar per le prestazioni non previste dal contratto con la Regione , NEUROMED abbia tranquillamente continuato ad erogarle, ben convinta che la Regione avrebbe poi risolto il tutto”. Continuano alla ASL di Isernia: “Un altro grosso regalo per NEUROMED è arrivato il 20 settembre 2003, sotto forma di determina, la numero 93, siglata dal Direttore Generale e amico Di Rienzo. (…) In sostanza Di Renzo ha attribuito senza uno straccio di istruttoria l’applicazione del codice di disciplina ospedaliera n. 75, ossia l’alta specialità per l’attività riabilitativa. Perché possa essere concesso questo codice, che consente di triplicare i rimborsi per i 56 posti letto che NEUROMED assegna a questa branca, l’istituto interessato dovrebbe essere dotato di un reparto di ortopedia, cosa di cui NERUOMED non dispone. Oppure dovrebbe stipulare un contratto con un ospedale vicino fornito di tale reparto, cosa che la clinica dei Patriciello non ha mai fatto”. Di qui l’apertura dell’inchiesta da parte della magistratura.
Anche la ASL 3 di CAMPOBASSO non è così lontana. Due casi emblematici.
Siamo nel 2004, quando due medici sono stati “comandati” da una struttura privata, NEUROMED, presso la ASL. All ’Agenzia Sanitaria Regionale, ARAN, commentano così: “Una cosa inaudita e fino ad oggi mai verificatasi!”.
, la cui famiglia è potente soprattutto nella terra d’origine, nel casertano, a Santa Maria di Capua Vetere (ne avevamo già parlato per un eletto in parlamento (Americo Porfidia).
Chi sono questi due medici “inseriti” dalla ASL dalla società dei Patriciello? Vediamo.
Florindo Magnifico. Ha un fratello che è dirigente della Regione Molise, un cognato è fra i tre firmatari per conto della ASL del famoso “comando”. A dirigere la ASL 2 allora era Sergio Florio, numero uno al Pascale di Napoli da cui è stato allontanato dopo polemiche. Adesso il Florio, legato al presidente della Giunta Regionale molisana, Iorio, è al vertice dell’ASL UNICA del Molise.
Qui, anche, sono diverse le inchieste ed i rinvii a giudizio della Procura di Campobasso, da quelle per alcuni interventi chirurgici in day hospital ma registrati (e pagati) come ricoveri ordinari, a quelli per truffa, malversazione ai danni dello Stato, abuso d’Ufficio a carico del Di Renzo, del presidente di NEUROMED Erberto Melaragno, di Mario Pietracupa – ex amministratore delegato – e di Aldo Patriciello. Nella richiesta di rinvio a giudizio di Patriciello, il PM Fabio Papa, afferma tra l’altro: “Aveva intravisto nella struttura, realizzata con un corposo finanziamento della collettività, un goloso obiettivo sia per confermare ed espandere l’ascesa a polo sanitario privato del suo istituto, (NEUROMED, ndr) sia per confermare, grazie alla popolarità di queste iniziative, evidentemente sempre contrabbandate come possibilità di posti di lavoro e di sviluppo locale, la propria ascesa di politico molto votato, sia per l’ovvio lucro che poteva derivare”.
I tre, Patricello – Di Renzo – Pietracupa -, sono in attesa dell’esito di un altro rinvio a giudizio per il pagamento privilegiato a NEUROMED per 4 milioni di euro.
Ma i Patriciello non si fermano e tornano nella terra che gli portò le prime fortune con le cave, il Casertano. Qui acquistano la VILLA DEI PINI di Piedimonte Matese. Anche su questo affare la Procura di Santa Maria Capua Vetere, sembra aver aperto già un nuovo fascicolo.