A proposito dell'attacco a Pietro Grasso e della becera manipolazione


A proposito dell'attacco a Pietro Grasso e della becera manipolazione


Martedì 26 Marzo 2013 22:12 Ufficio di Presidenza
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Giovanni Falcone e Pietro GrassoLa manipolazione, così come la decontestualizzazione, di dichiarazioni è una pratica pessima e vergognosa, segno di malafede e palese testimone di assenza di obiettività di giudizio.
Dire che Grasso voleva dare "un premio a Berlusconi per la lotta alla mafia" e sotto intendere che quel premio fosse un riconoscimento alla persona Berlusconi quale esempio di contrasto alle mafie, è certamente fuorviante.
In realtà Grasso, ispirandosi come sempre al "modello Falcone", dichiarò, molto pragmaticamente che il Governo Berlusconi, avendo approvato un provvedimento utile ad aggredire i patrimoni mafiosi ed illeciti, accelerando le procedure di sequestro e confisca, aveva fatto azione meritoria, cosa indiscutibile, per altro...

Negare l'utilità straordinaria di quel provvedimento nell'azione di contrasto alle mafie solo perché lo ha promosso il Governo Berlusconi è solo un modo per evitare, ancora una volta, il vero problema, le mafie, e strumentalizzare politicamente la lotta, necessaria ed urgente, a queste.
Quel Governo ha, successivamente, promulgato, ad esempio, anche quel provvedimento che, finalmente, ha permesso di "cancellare" la certificazione antimafia, strumento dimostratamente inefficace, introducendo "l'informativa antimafia" che prevede uno screening oggettivo e storico sull'assetto societario, promosso dal Prefetto e elaborato con l'ausilio dei reparti investigativi.
 Anche questo bisognerebbe negarlo? No, obiettivamente si deve dare atto che è una riforma importante ed utile.
Dunque, perché non riconoscere, come ha fatto lo stesso Grasso,
 ciò che è stato fatto e, quindi, criticare, con la forza dell'equilibrio e della assenza di pregiudizio, quello che invece è stato palesemente disatteso, se non le gravi forzature - quali l'abolizione del falso in bilancio; l'attacco alle intercettazioni; i tagli a risorse, uomini e mezzi; l'assenza di normative efficaci su corruzione e riciclaggio- e le lacune spesso colpevoli di quella Legislatura?
Recuperare l'OBIETTIVITA' delle valutazioni, e prescindere dai punti presi e dalle comode semplificazioni... Di questo c'è bisogno!
Resta la domanda, a chi conviene che certe interviste, dichiarazioni o azioni siano manipolate... A chi conviene e perché?

[Basterebbe sentire bene quella puntata della, per capire cosa intendeva dire, cosa ben diversa da ciò che gli si è forzatamente voluto attribuire come dichiarazione, ma in troppi, pare che facciano fatica ad ascoltare bene e ragionare e preferiscano affidarsi a tanto libere quanto furovianti interpretazioni falsate]


Nota a margine

Paolo Borsellino, in un immagine dell'intervista ai francesiVi è un caso clamoroso e gravissimo, volutamente “ignorato” dai più, di mistificazione di un'intervista... 
quella in cui, con un dimostrato taglia e incolla, qualcuno è riuscito, per anni, a far dire cose MAI DETTE a Paolo BORSELLINO, ormai morto e sepolto.
Nella celeberrima “ultima intervista A BORSELLINO” realizzata di due giornalisti francesi (e rilanciata in Italia a partire dal libro “L'Odore dei Soldi” e poi riproposta a più riprese), si faceva dire a BORSELLINO che c'era una telefonata intercettata - nell'ambito dell'inchiesta “San Valentino” - tra MANGANO e DELL'UTRI in cui parlavano di consegna di "cavalli" (cioè droga) a Milano, mente 
BORSELLINO disse che quella telefonata era tra MANGANO ed un esponente della famiglia INZERILLO, non con DELL'UTRI...
Perché, anche in questo caso, far dire a BORSELLINO una cosa che non ha detto?
Perché insistere che è “uguale” la versione manipolata e quella invece vera?
Ed anche qui, di nuovo: A chi conviene e perché?
[Su questo ne avevamo già parlato ampiampente, pubblicando la trascrizione fedele dell'intervista - pubblicata da l'Espresso nel 1994 - ed ache la con cui si accertava l'avvenuta manipolazione dell'intervista nella "versione" falsata, qui il link