Operazione DIA e DDA di Reggio Calabria, SCAJOLA agli arresti

Operazione DIA e DDA di Reggio Calabria, SCAJOLA agli arresti

Giovedì 08 Maggio 2014 10:26 Ufficio di Presidenza
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E' quel Claudio SCAJOLA che ha visto buona parte i suoi luogotenenti nell'estremo ponente ligure finire nelle inchieste antimafia per i loro rapporti con gli esponenti della 'ndrangheta (Ventimiglia, Bordighera, Vallecrosia,...). Lo stesso Claudio SCAJOLA che dagli atti dell'inchiesta “LA SVOLTA” della DDA di Genova emerge aver avuto rapporto diretto con il capo-locale della 'ndrangheta a Ventimiglia, ovvero con quel Giuseppe “Peppino” MARCIANO' che gli aveva anche presentato quel “ragazzo d'oro” di Vallecrosia (alias Armando BIASI) perché lo si candidasse. Lo stesso Claudio SCAJOLA super-sponsor del Porto di Imperia, tra l'amico CALTAGIRONE e le imprese della 'ndrangheta... E' lo stesso Claudio SCAJOLA che stava riorganizzando la rete di Forza Italia nel ponente ligure – prima dell'esclusione dalle candidature per le europee - che ha portato, ad esempio, nel consiglio direttivo del partito a Diano Marina la figlia di un “mappato” dall'Antimafia (poi si è dimessa dopo le nostre denunce pubbliche). E' quel Claudio SCAJOLA che fu Ministro dell'Interno e che nonostante i fatti conclamati non ha mai ceduto di negare la presenza della 'ndrangheta nel ponente ligure (e non solo). Nessuna omonima, è proprio lui lo SCAJOLA Claudio arrestato a Roma questa mattina...

La DIA di Reggio Calabria, coadiuvata dai centri operativi di Roma, Genova, Milano, Torino, Catania, Bologna Messina e Catanzaro, dall'alba di questa mattina sta eseguendo le otto misure cautelari disposte dal GIP di Reggio Calabria su richiesta della DDA, con perquisizioni in diverse regioni (Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Lazio, Calabria e Sicilia) e sequestri di società per un valore di circa 50 milioni di euro.

Lo SCAJOLA ha operato per aver favorito la latitanza del MATACENA Amedeo, già suo compagno di partito, che voleva raggiungere il LIBANO dall'attuale territorio di latitanza, DUBAI (dove, ricordiamolo, è anche latitante anche quel NUCERA Andrea che, oltre a stretti rapporti - come già suo padre - con esponenti della 'ndrangheta, ha visto consolidati rapporti proficui con esponenti della politica ligure e soprattutto con il gruppo CARIGE, dove la famiglia SCAJOLA aveva un peso determinante).

SCAJOLA è risultato in stretto rapporto con MATACENA e la moglie di questi RIZZO Chiara (nella foto accanto). Se MATACENA godeva e gode tuttora di una rete di complicità ad alti livelli grazie alla quale è riuscito a sottrarsi all’arresto”, come ha dichiarato il procuratore capo di Reggio Calabria, De Raho, dall'indagine sono emersi in modo inequivocabili i rapporti consolidati di SCAJOLA con il MATACENA e consorte per permettere al MATACENA di sottrarsi agli arresti. E' emerso la possibilità dello SCAJOLA di avere entrature con il Governo libanese, canale utile per permettere al MATACENA di raggiungere il Libano, visto che a Dubai, dove da diversi mesi era stato individuato dai Carabinieri, gli era stato ritirato il passaporto a seguito della seguito della condanna definitiva inflittagli... E non a caso è emerso anche il coinvolgimento dello SPEZIALI Vincenzo jr (sottoposto a perquisizioni), soggetto già emerso nell'indagine sulla latutanza in Libano di DELL'UTRI Marcello.

L'inchiesta che ha condotto agli arresti SCAJOLA (con altri, tra cui la segretaria) è un “frammento” della più ampia manovra investigativa “BREAKFAST” (nata sull'attività di riciclaggio promossa dal BELSITO Francesco unitamente ad esponenti della cosca DE STEFANO ed il faccendiere Bruno MAFRICI). E' nell'ambito di tale attività d'indagine che sono stati infatti riscontrati i citati rapporti tra SCAJOLA e la moglie di MATACENA, Chiara RIZZO (ora latitante in Costa Azzurra), volti ad ottenere un supporto alla latitanza del marito, ormai condannato in via definitiva per concorso esterno.

Il MATACENA non era proprio un ignoto, anzi non lo era affatto. E SCAJOLA lo conosceva bene. Non solo ex Parlamentare nelle stesse fila dell'ex Ministro, ma anche già citato nell'ambito di quello che può considerarsi uno dei capisaldi dei processi alla 'ndrangheta, il processo “OLIMPIA” (in quel caso MATACENA era stato indicato dal collaboratore SCOPELLITI Giuseppe).

La figura di MATACENA, già condannato in via definitiva – come ricordato – a 5 anni e 4 mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, emergeva anche nella recente Ordinanza per l'Operazione “ARABA FENICE”.

In questo documento si trova un ampio approfondimento in merito al rapporto del MATACENA con le famiglie della 'ndrangheta e si trova, soprattutto, un significativo verbale di interrogatorio del 2005 in cui il collaboratore di giustizia ZAVETTIERI Antonino, in cui emerge che alcune cosche calabresi avevano dirottato i proprio voti su MATACENA mentre altre su MINNITI Marco (quello del PD, saldo nell'incarico di Sottosegretario delegato del Governo Renzi ai Servizi):

…OMISSIS…
con lettera “A” viene indicata la voce del S.Procuratore Dott. Mario ANDRIGO;
con lettera “Z” viene indicata la voce di ZAVETTIERI Antonino
…OMISSIS…
Z: “noi votavamo a Matacena e Peppe Greco appoggiava a Minniti, all’ono..all’onorevole Minniti”;
A: “uhm! Minniti….?”;
Z: “Marco Minniti”;
A: “ah!”;
Z: “si, ha preso 800 voti a Calanna, sia nel ’94 e sia nel ‘96”;
A: “ma sa”;
Z: “e so che anche coso là, Don Rocco Musolino appoggiava a a Minniti”;
A: “uhm!”;
Z: “che gli ha fatto, come dicono, ne parlava mi parlava Bruno Polimeni, gli ha fatto lo ha fatto uscire dal carcere, come si diceva là, tre giorni prima delle elezioni è uscito dal carcere Don Rocco Musolino”;
A: “Don Rocco Musolino”;
Z: “dietro interessamento di Marco Minniti”;
A: “cose dette da?”;
Z: “cose da Bruno Polimeni”;
A: “Bruno Polimeni, ma l’interessamento in concreto in cosa sarebbe stato consistito?”;
Z: “cosa?”;
A: “in cosa sarebbe consistito questo interessamento in concreto?”;
Z: “interessamento di Marco Minniti?”;
A: “eh!”;
Z: “di farlo uscire dal carcere”;
A: “si, ho capito, questo è il risultato”;
Z: “il risultato”;
A: “ma come ha fatto?”;
Z: “ah! non lo so come ha fatto, lui sa, che ne so io?, che si era impegnato a farlo uscire ed è uscito prima delle..prima delle elezioni”;
A: “questo lo ha detto Bruno Polimeni a lei”;
Z: “si, si, perché si è incontrato con in Sindaco di Santo Stefano, che era Francesco Malara, il nipote di Rocco Musolino, che gli ha pro..gli ha...”;
A: “ma è quel Malara di cui ha parlato”;
Z: “no, è il fratello quello che c’ha la ditta”;
A: “ah! della ditta”;
Z : “della ditta si”;
A: “fratello del..del, quindi Sindaco di … (incomprensibile) ... sarebbe”;
Z : “l’ex Sindaco”;
A: “l’ex Sindaco sarebbe il nipote”;
Z : “il nipote di Rocco Musolino”;
A: “che il fratello ha la ditta”,
Z : “ha la ditta a Santo Stefano, lavora su Santo Stefano … (incomprensibile)…”;
A: “questo Francesco nipote avrebbe avuto questo”;
Z : “conta..questo glie..che loro che loro appoggiavano a Minniti, si parlava chi si appoggiava no?”;
A: “uhm!”;
Z : “che noi appoggiavamo a..a Matacena e loro appo… appoggiavano a Minniti, come infatti dici che dopo tre gio…prima.. tre giorni prima delle delle elezioni, è u..è uscito Rocco Musolino dal carcere, gliel’ha gliel’ha fatto sto favore Min.. Minniti, come come di..come come hanno detto”;
…OMISSIS…

Ed ancora, in merito al MATACENA:

All’udienza del 9 luglio 1999 il collaboratore di giustizia Rod. Antonino ha narrato che la famiglia Rosmini aveva sostenuto elettoralmente Matacena Amedeo Gennaro in varie competizioni elettorali; che Aquila Giuseppe gli aveva confidato di aver accompagnato l’uomo politico presso varie famiglie mafiose nei cui con fronti era stato accreditato da Rosmini Diego junior; in talune occasioni era stato accompagnato dall’imputato Liuzzo Giuseppe: PUBBLICO MINISTERO –. Senta, le risulta se il Matacena in quella campagna elettorale ebbe incontri con personaggi della criminalità organizzata? – INTERROGATO (RODA’ ANTONINO) –. Io so che . stato appoggiato da… dal clan dei Rosmini, in quanto Diego Rosmini anche a me personalmente mi aveva chiamato a dirmi che… di aiutarlo e Aquila anche mi aveva detto che Diego l’aveva mandato sulla Jonica e sulla Tirrenica per cercare dei voti. – PUBBLICO MINISTERO –. E da chi l’aveva mandato? – INTERROGATO (RODA’ ANTONINO) –. Da Diego Rosmini l’aveva mandato. Sotto nome suo. Di andare su… delle persone che lui conosceva per poter… per mandarlo a prendere delle… delle votazioni. – PUBBLICO MINISTERO –. Questo glielo disse Diego Rosmini? – INTERROGATO (RODA’ ANTONINO) –. Diego Rosmini mi ha detto di aiutarlo. No, me l’ha detto anche Aquila Giuseppe me l’ha detto! Mi ha detto: “…Anche Diego ci ha mandato, amici suoi sulla Piana, sulla Jonica, per… per aiutarci a prendere i… i voti”. – PUBBLICO MINISTERO –. Comunque lei l’otto novembre del 1995 ha dichiarato: “…Aquila mi disse che aveva accompagnato… che aveva già accompagnato il Matacena e la sua segretaria presso i vari capi famiglia dei paesi della Piana e della zona Jonica, in particolare mi indic. i comuni di Gioia Tauro, Rosarno, Palmi, San Lorenzo, Condofuri, Melito Porto Salvo ed altri. Precisò che si presentava a nome di Diego Rosmini junior e qualche volta si era fatto accompagnare da Pino Liuzzo”. Lei conferma questa dichiarazione? – INTERROGATO (RODA’ ANTONINO) –. Sì. Sì, sì, sì!”

E sulle imprese ed affari, emergeva:

All’udienza del 3 marzo 2000 . stato esaminato Liberati Giancarlo.
Egli ha dichiarato di aver ricoperto, fino al gennaio 1997, il ruolo di direttore generale nella “Sogesca” s.r.l. il cui capitale sociale era detenuto nella misura del 10% dalla moglie del Liberati; del 49% dalla Sig. Augusta De Carolis; del 41% dalla Sig. Raffaella De Carolis, rispettivamente la zia e la madre di Matacena Amedeo Gennaro, imputato in questo processo per associazione mafiosa. Quest’ultimo svolgeva di fatto funzioni direttive ed amministrative nella società concorrendo fattivamente nella elaborazione delle scelte strategiche dell’impresa.
(…)
Nel 1996 presso l’abitazione del Liuzzo si era svolto un convegno al quale aveva preso parte il Liberati, Aquila Giuseppe e l’onorevole Matacena. Nel corso della riunione si era discusso della eventualità che altra società, la “Euro Edil” nella quale era aveva una cointeressenza il Liuzzo, effettuasse delle forniture di ferro alla “Sogesca”. Ad un certo punto il Liuzzo aveva chiesto al Liberati di procurargli un incontro con il responsabile amministrativo della “Edil Mil”, tale ragioniere Cannioto. La richiesta aveva lasciato perplesso il Liberati: il Liuzzo aveva intenzione di chiedere alla società appaltatrice dei lavori di realizzazione della Scuola Allievi Carabinieri una “tangente”, pari al 5% dell’ammontare complessivo dell’appalto (cioè 50 miliardi di lire)
(…)
Alla riunione, come si è detto, avevano preso parte Aquila Giuseppe e l’onorevole Matacena i quali si erano limitati ad ascoltare quanto richiesto dal Liuzzo. Ma, una volta usciti dall’abitazione del Liuzzo il Liberati aveva manifestato al Matacena la propria preoccupazione e questi gli aveva detto di fare quello che gli era stato chiesto:
PUBBLICO MINISTERO –. Senta, Matacena e Aquila erano presenti quando avvenne… questa richiesta da parte del Liuzzo? – INTERROGATO (LIBERATI GIANCARLO) – Per onore di verit., siamo rimasti seduti nella riunione in maniera pi. o meno stabile io, Liuzzo e Matacena. Aquila si spostava frequentemente presso la cucina dove c’era la moglie del Liuzzo che non . mai venuta da… nella parte del salone dove eravamo, e quindi… Aquila ha preso pochissima parte al discorso. – PUBBLICO MINISTERO –. Ecco, e… – INTERROGATO (LIBERATI GIANCARLO) –. Anche l’onorevole Matacena che ascoltò la fase sia… precedente che successiva della discussione, non prese mai la parola, si limitò ad ascoltare. – PUBBLICO MINISTERO –. Ma lei non parlò successivamente all’incontro con il Liuzzo con il Matacena di quello che era accaduto… – INTERROGATO (LIBERATI GIANCARLO) –. Sì. – PUBBLICO MINISTERO –. Visti i rapporti che esistevano tra il Matacena e il Liuzzo? – INTERROGATO (LIBERATI GIANCARLO) –. Quando… siamo usciti gli dissi che questa cosa un attimino mi preoccupava, e comunque lui mi disse di fare quello che mi era stato detto, l’importante . che noi non dovevamo entrarci niente… nè la “Sogesca” nè lui della sua famiglia in questa situazione perchè era una cosa che a noi non interessava sostanzialmente, era un problema di fissare un appuntamento con il ragioniere Cannioto e comunque di fissarlo ma di non… di tenerci fuori tutti quanti. – PUBBLICO MINISTERO –. Quindi, il Matacena le disse di fare ci. che aveva chiesto il Liuzzo? – INTERROGATO (LIBERATI GIANCARLO) –. S., naturalmente! Dice: “Fissa l’appuntamento per. non ti interessare della situazione perchè non sono cose che a noi ci interessano”.
(…)
Stando cos. le cose . credibile il Liberati quando, spontaneamente e contro il proprio stesso interesse (egli sarà coinvolto nella vicenda processuale), riferisce agli inquirenti la consumazione del fatto delittuoso. E’ parimenti attendibile il suo racconto quando afferma che la richiesta di procurare l’appuntamento con il Cannioto gli era stata fatta alla presenza del Matacena, dell’Aquila e del Liuzzo: nessun motivo aveva il Liberati, né stato prospettato dalla difesa, per calunniare un personaggio pubblico quale l’onorevole Matacena.
Resta, pertanto da chiedersi: perché il Liuzzo ha sollecitato il Liberati ad organizzare l’incontro con il Cannioto e perché il Matacena ha spinto il Liberati a superare le sue remore ricordandogli quello che appariva scontato, cioè che nè lui nè il Matacena medesimo avevano alcun interesse nella faccenda (“Fissa l’appuntamento per. non ti interessare della situazione perch. non sono cose che a noi ci interessano”)?
(…)
L’unica spiegazione ragionevole non pu. che essere quella che rende compatibile il comportamento dell’imputato Matacena con le risultanze processuali sopra compendiate; ci. che premeva agli estorsori, insomma, era che i vertici dell’ “Edil Mil”, senza dubbio consapevoli di lavorare in terra di mafia, venissero a conoscenza del fatto che in combutta con l’esponente mafioso che si faceva latore della illecita pretesa delle cosche vi fosse il direttore amministrativo di una impresa controllata dalla famiglia Matacena. In altri termini se una “garanzia” poteva fornire il Liberati nella vicenda, questa non poteva, ridicolmente, essere legata alla possibilità che il Liuzzo ed il Cannioto si incontrassero bensì al fatto che le vittime della estorsione capissero con chi avevano a che fare; il garante della buona riuscita della operazione non era, evidentemente, il Liberati, ma l’imputato Matacena.” 

Ma facciamo un passo indietro. Prima dell'Operazione "ARABA FENICE", proprio in quegli atti dell'inchiesta sulle attività di BELSITO, GIRARDELLI e MAFRICI, ovvero quelle attività al centro dell'indagine “BREAKFAST” è, come detto, emersa la figura del MAFRICI e proprio da lì sono emersi i contatti tra SCAJOLA e la signora MATACENA.

In uno dei rapporti della Guardia di Finanza di Milano sulle attività di tale sodalizio si trova un capitolo intitolato: “RAPPORTI TRA STEFANO BONET, FRANCESCO BELSITO, STEFANO LOMBARDELLI, ROMOLO GIRARDELU, Avv. FRANCESCO FERA e Avv. Bruno MAFRICI”. Qui si legge:

"Secondo quanto riferito dalle persone escusse in atti, BONET, nell'ottica di un più ampio progetto di lobbismo, decise di allacciare rapporti con soggetti appartenenti al Movimento Politico della LEGA NORD al fine di permettere a POLARE d'implementare le proprie opportunità di business, di coltivare il rapporto commerciale nato con SIRAM e di assicurarsi la "protezione politica" ritenuta necessaria nel nord Italia. In tale contesto hanno avuto origine i rapporti di BONET con Francesco BELSITO, tra l'altro vice presidente di FINCANTIERI SpA, società ritenuta una potenziale cliente di POLARE, come vedremo meglio in seguito.
(…)
Nel rapporto tra BONET e BELSITO, pare che abbia avuto un ruolo determinate l'ingegnere Stefano LOMBARDELLI, manager di FINCANTIERI che avrebbe introdotto BELSITO in POLARE. Si rappresenta che per quanto desumibile dalle dichiarazioni raccolte e dall'esame della documentazione sequestrata, BONET avrebbe usufruito in maniera continuativa, non solo della collaborazione di BELSITO e LOMBARDELLI, ma anche di quella di Romolo GIRARDELLI, dell'Avv. Francesco FERA e dell'Avv. Bruno MAFRICI, tutte persone in rapporti con BELSITO ed accomunate altresì (ad esclusione del Mafrici) dallo svolgere prevalentemente la loro attività professionale sul territorio ligure. 
Sono molteplici i riferimenti rilevati nella documentazione sequestrata che permettono di individuare i predetti soggetti come componenti di una sorta di "sodalizio" al servizio di POLARE.
(…)
Per quanto concerne il dettaglio dell'attività prestata da BELSITO, LOMBARDELLI, GIRARDELLI, FERA E MAFRICI, si rappresenta che sono stati rilevati alcuni documenti e vari appunti manoscritti, redatti con ogni probabilità da BONET o propri collaboratori, dai quali si evince un intervento congiunto dei predetti soggetti in affari significativi per POLARE, quali SIRAM, FINCANTIERI, MPS, GNV (Grandi Navi Veloci)”.

Ma soprattutto è negli atti di “BREAKFAST” della DDA di Reggio Calabria che emerge nitidamente il ruolo del MAFRICI in questo sodalizio.
Senza riprendere molto – visto che le indagini sono ancora in corso – ci si limita a ricordare quanto contenuto nella relazione della DIA datata 9 settembre 2011. Qui si legge:

All'esito delle risultanze delle conversazioni telefoniche finora registrate sulle utenze in uso agli indagati, si può con certezza affermare che il quadro investigativo ipotizzato all'inizio del servizio d'intercettazione, è perfettamente collimante con quelle che erano le ipotesi investigative segnalate nelle comunicazioni tendente ad ottenere l'autorizzazione all'intercettazione delle utenze in uso agli attuali indagati. Altresì, con la nota pari categoria ed oggetto datata 6 luglio c.a., avente numero protocollo 5374 - qui da intendersi integralmente richiamata -, quest'Ufficio richiedeva di sottoporre ad intercettazione telefonica l'utenza n° 335818****, intestata alla Area Impresa SrI ed in uso a BONET Stefano, sulla base dei contatti emersi tra il BONET, MAFRICI Bruno ed il Sottosegretario di Stato On.le BELSITO Francesco.
Come ampiamente indicato nella precedente richiesta di proroga, che qui si riassume per comodità di lettura, l'oggetto dei contatti tra i sopracitati personaggi, emersi dal monitoraggio dall'utenza in uso al MAFRICI), è da ricondurre alla capacità d'acquisire fondi comunitari da parte della società PO.LA.RE. S.c.a.r.L (Polytechnic Laboratory of Research) con sede in San Donà del Piave (VE) via G. B. Dell'Armi 27/1, di cui il BONET è amministratore unico e titolare di quote sociali, attraverso la mediazione di MAFRICI Bruno e con il patrocinio politico del BELSITO.
Attraverso l'analisi del flusso dei dati acquisiti (tabulati, anagrafe tributaria, dati camera commercio e altro), con certezza, "l'Ammiraglio" è stato identificato in GIRARDELLI Romolo, nato a Genova il 20/04/1959, ivi residente in Via Brignole De Ferrari (...)
GIRARDELLI Romolo, dalla visione della documentazione acquisita, risulta che nell'anno 2002 è stato indagato da questa Direzione Distrettuale Antimafia, nell'ambito del procedimento penale n' 215/99 R.G. ODA, per associazione di stampo mafioso perché associato ad elementi di "primissimo piano" della cosca "DE STEFANO", operante tra la Liguria e la Francia, tra cui spiccano i nomi di Paolo MARTINO. Antonio Vittorio CANALE. e altri. 
(…)
Il ruolo di GIRARDELLI Romolo, nell'ambito di questa inchiesta, non è un ruolo secondario, anzi, basta "attenzionare" quando emerge dalla conversazione captata in data 29/08/2011, tra il MAFRICI Bruno, e il Sottosegretario di Stato On.le BELSITO Francesco, per capirne il peso, allorquando i due si lamentano della "prepotenza" nella gestione degli affari da parte del GIRARDELLI. che pretende il 50% per cento, e che da questa somma lo stesso non paga nulla mentre il BELSITO è costretto a pagare le tasse (emissione di fatture per schermare le operazioni).
(...)”.