«Pronto sono Claudio». Sì,
Burlando. Il presidente della Regione con le sue conversazioni, i suoi
contatti, le sue telefonate (le più frequenti con Aldo Spinelli) è uno dei
politici sui quali si concentrano le attenzioni degli inquirenti dell'inchiesta
Multipurpose...
L'ex sindaco di Genova, l'ex ministro dei Trasporti, l'ex
parlamentare Ds, oggi presidente della Regione è "l'ex deputato" intercettato
nell'inchiesta sul porto genovese. Burlando, sia chiaro, non è indagato. Così
come non è iscritto al registro degli indagati nemmeno il parlamentare Luigi
Grillo. Anche il nome del proconsole berlusconiano nel Levante Ligure, già
indagato per lo scandalo Antonveneta, comparirebbe in diverse intercettazioni.
Grillo, parlando con Il Secolo XIX, chiarisce tranquillo: «Ho telefonato
qualche volta a Novi, ma non mi sono mai intromesso nella questione dei moli».
Una cosa, però, è certa: l'inchiesta si allarga, con un'improvvisa
accelerazione, agli appalti, ai rapporti con le aziende, all'affaire Erzelli e
al suo corollario: la destinazione delle aree delle acciaierie di Cornigliano. E
il politico Burlando potrebbe presto essere chiamato dai magistrati - in
qualità di testimone - per spiegare il suo "super-attivismo" nelle questioni
del porto. La convocazione potrebbe essere prevista per mercoledì prossimo. Ma
agli inquirenti un sussurro è sfuggito: «Burlando è ovunque, è onnipresente».
Intanto i suoi contatti con
Spinelli (indagato per turbativa d'asta, come si è scoperto leggendo
l'ordinanza del gip che ha portato agli arresti domiciliari l'ex presidente
dell'Autorità Portuale Giovanni Novi) sono al vaglio dei pm. E molte
conversazioni nemmeno fanno parte degli atti, pur corposi (quattromila pagine)
della documentazione che ha sostentuto la richiesta di arresti per Novi.
Spinelli e Burlando sono amici, impossibile smentirlo. Del resto basterebbe
scorrere la lista dei membri dell'associazione politica Maestrale, fondata da
Burlando. Tra gli altri ecco Aldo Spinelli. Ma il rapporto è molto più
profondo. L'attuale presidente della Regione ha manifestato interesse - lecito,
sia chiaro - per diverse operazioni di Spinelli, a cominciare dalla vendita del
Genoa. Ma questo è contorno.
Il cuore della questione
sono gli Erzelli. Un interesse che emerge chiaramente dall'ordinanza di 37
pagine del giudice Franca Borzone. Scrivono i pm nei capi di imputazione
riportati dal gip: «Novi, perseguendo l'intento di determinare secondo le sue
volontà e secondo il placet della Compagnia Unica gli assetti della nuova
gara... tramite il concorrente Spinelli, al quale prometteva la vittoria in
altra procedura di gara, influiva su altri concorrenti in modo da ottenere
l'assenso alla sottoscrizione di un nuovo accordo secondo i desiderata della
Compagnia Unica». Di più: «Spinelli è portatore di altri interessi in relazione
ad altra procedura di gara in atto per gli Erzelli». Per capire, allora,
occorre ripercorrere passo per passo la vicenda Erzelli.
Due sono i nodi e in
entrambi i casi Spinelli gioca un ruolo decisivo: la cessione delle aree
occupate dai container dell'imprenditore genovese alla società che dovrà realizzare
la città della tecnologia (la
Genova High Tech spa) e la concessione allo stesso Spinelli
di nuovi spazi, nella zona di Cornigliano liberata dalle acciaierie. Due
operazioni che hanno attirato una valanga di polemiche: nel primo caso Spinelli
ha ceduto l'area per oltre 35 milioni di euro avendola ottenuta appena otto
anni prima per 4 milioni. Nel secondo caso il terminalista ha ottenuto i nuovi
spazi a un canone di 3 euro il metro quadro ogni anno. Ma i pm starebbero
cercando di ricostruire tutta la vicenda, a partire dagli anni Novanta.
È il 1997 quando gli
Erzelli vengono messi in vendita. Il Comune, attraverso la neonata società
Ponente Sviluppo, si mostra interessato, anche se è difficile capire se per le
casse dissanguate di un ente pubblico convenga tentare un'operazione quasi
speculativa (o anti-speculativa, se l'intento è soprattutto quello di sottrarre
questi spazi a iniziative potenzialmente dannose per la città). Una cosa è
certa: alla fine la
Ponente Sviluppo si ritira e nel 1998 le aree cominciano un
percorso difficile da ricostruire. Un palleggiamento tra banche, società e
perfino ordini religiosi. È scritto negli atti del Comune: «Le aree erano state
cedute alla Banca Carige spa e alle Industrie Rebora srl. La quota minoritaria
(17.590 metri quadrati) erano state vendute dall'Opera don Guanella alle
Industrie Rebora come risulta dal rogito del notaio Giorgio Segalerba redatto
l'11 ottobre 1999...
La quota più consistente
del compendio, circa 364.400 metri quadrati, era stata acquistata dalla Banca
Carige spa». Secondo i promemoria del Comune l'area in quei mesi compie un
vorticoso giro di proprietà: il 13 ottobre 1998 la Cimi-Montubi (il
proprietario originario) la vendette alla Carige, che il 9 febbraio la girò
alla Gerico srl (atto 20552-6703) che, parrebbe di capire dai documenti degli
uffici comunali, dopo pochi minuti la passò di nuovo alla Carige con l'atto
20552-6704. Sono gli stessi uffici comunali a spiegare il senso
dell'operazione: l'acquisto da parte di Carige «per 8 miliardi di lire» avviene
«allo scopo di concedere gli spazi in locazione finanziaria alle Industrie
Rebora srl, titolari del contratto di leasing 982148. La società è amministrata
e rappresentata dal commendator Spinelli».
Passano una manciata di
anni e proprio quelle aree diventano decisive per la realizzazione
dell'ambizioso progetto degli Erzelli. Spinelli ha l'asso in mano, se non
cedesse gli spazi tutto rischierebbe di bloccarsi. Ecco allora la necessità di
trovare una nuova sistemazione per i suoi container. La soluzione viene
individuata nelle aree delle ex acciaierie di Cornigliano. Aleandro Longhi (un
diessino passato poi al Pdci) presenta un'interrogazione alla Camera: «Il 13
ottobre 1998 Spinelli - allora consigliere comunale della maggioranza di centrosinistra
- acquistò l'area per otto miliardi di lire (cioè quattro milioni di euro). Il
22 giugno 2006 la Genova Hi
Tech (la società che sta realizzando il progetto Erzelli, ndr) ha acquistato
dal Gruppo Spinelli l'area comprata nel ‘98 più altri lotti di minor pregio.
Il Gruppo Spinelli ha
incassato 35 milioni di euro, quasi dieci volte il prezzo che aveva pagato
appena otto anni prima». La nuova vocazione "tecnologica" degli Erzelli, però,
impone la liberazione della collina dai container. Ecco il secondo nodo della
questione, Spinelli libererà la collina in cambio dell'affidamento delle aree
portuali in comodato d'uso: «Perché non si è fatta una gara pubblica per
concedere quelle aree? Il comodato d'uso potrebbe essere il presupposto perché
l'Autorità portuale assegni la stessa area, senza gara, al Gruppo Spinelli?».
Così arrivano una gragnola di interrogazioni: Longhi chiede lumi al governo
Prodi, mentre Tirreno Bianchi, consigliere del Pcdi in Regione, ripropone gli
stessi quesiti alla giunta guidata da Claudio Burlando.
E Alberto Gagliardi (Forza
Italia) chiede l'intervento del Comune. Nel mirino c'è proprio l'accordo del
giugno 2006 tra la società pubblica Cornigliano spa (lo firmò il presidente pro
tempore Giuseppe Pericu) e il Gruppo Spinelli: in questo caso la firma fu dello
stesso Aldo Spinelli. Accordo con la partecipazione di Regione, Provincia e
Comune di Genova (Pericu, all'epoca, era sindaco). Oggetto delle interrogazioni
sono proprio i 140 mila metri quadrati delle acciaierie affidati a Spinelli.
Ieri
Burlando ha commentato le voci che si rincorrono da giorni sugli sviluppi
dell'inchiesta: «Mi auguro - ha detto il Governatore - che l'inchiesta faccia
il suo corso e identifichi le responsabilità penali della vicenda, ma anche che
la politica sappia difendere le sue prerogative da generalizzazioni ed errori
di interpretazione. C'è buona politica, trasparente e buona, in Liguria e a
Genova». E su Novi: «Credo che al suo operato sia stata attribuita un'eccessiva
responsabilità politica in un clima di scontri troppo difficile», ha concluso
Burlando. Interviene anche il sindaco Marta Vincenzi. Ma con una battuta alla
domanda di una giornalista: «Siamo a Mani Pulite 2? Sì, la vendetta»
Ferruccio
Sansa
Marco Menduni