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La 'Ndrangheta e i voti della candidata Idv
Genova, cena elettorali della Damonte: a volantinare Garcea, pregiudicato e legato al clan Macrì
di Sandra Amurri
A testimoniare la cena elettorale per la candidata dell'Italia dei Valori - Lista Di Pietro alle regionali in Liguria Cinzia Damonte, organizzata da Onofrio Garcea, legato alla famiglia Macrì, 60 anni, originario di Vibo Valentia, già condannato per droga e sotto processo per traffico di stupefacenti con la Turchia, ci sono le foto scattate dagli attivisti della Casa della Legalità di Genova che informati da una telefonata di uno degli invitati hanno prenotato un tavolo alla pizzeria "da Gerry" a Voltri. Pizzeria dove vi erano circa 60 persone, tra cui molti calabresi, ai quali Garcea presentava la candidata dell'Idv nella coalizione Claudio Burlando (Pd). Distribuiva il fac-simile della scheda elettorale con l'indicazione di voto per l'Idv e la Damonte, mentre la candidata ringraziava, stringendo mani e consegnando i suoi santini elettorali. La candidata Damonte da noi raggiunta al telefono senza battere ciglio, ha risposto: "Ha fatto molte cene, incontro molte persone, stringo molte mani ma non chiedo il loro certificato penale". Non crede che sia diverso da una cena organizzata per lei da uno legato a una famiglia di 'Ndrangheta?: "Deve parlare con il mio comitato elettorale, con il mio mandatario e se desidera farmi ancora domande mi invii una e-mail perché io non so chi sia lei" risponde irritata e riattacca. Una candidata diffidente con i giornalisti ma non con chi è in odore di mafia e che dice di non conoscere come tutti finché vengono scoperti nonostante ricoprano ruoli istituzionali. Il mandatario della Damonte, Enrico Zerbo si difende senza però voler dire chi ha organizzato la cena: "Il nome del quel signore non mi dice nulla. No, non sono in grado né di confermare né di smentire che fosse presente. Sarà stato uno dei tanti". Ma Garcea, titolare con figli di diverse attività commerciali non era un invitato ma colui che aveva invitato i presenti. E che sia uno legato alla criminalità organizzata calabrese a Genova è un fatto noto. Più volte arrestato, già finito nel rapporto della Guardia di Finanza per il filone d'inchiesta sul voto di scambio in cui, come scrivono gli attivisti della Casa della Legalità "venne accertato che i rapporto tra gli esponenti della 'ndrangheta e le politica vedessero come punto di contatto Salvatore Ottavio Cosma divenuto nel frattempo "responsabile regionale dipartimenti tematici dell'Italia dei Valori in Liguria" Le indagini tecniche hanno consentito di accertare che Cosma Salvatore fosse effettivamente in contatto con esponenti della malavita ed in particolare con Mamone Gino, Stefanelli Vincenzo, Malatesti Piero e Garcea Onofrio".
E dalle intercettazioni della Guardia di Finanza ordinate dal pm Francesco Pinto nel 2007 emerge che Garcea è sempre stato interessato alla politica. Allora il suo "preferito" era il leader dell'Udeur il ministro della Giustizia Clemente Mastella. Ma la Damonte, assessore all'urbanistica nel comune di Arenzano della Giunta Gambino dal 2006, non sa nulla dei rapporti della Guardia di Finanza e delle intercettazioni che riguardano proprio il Sindaco Pd che l'ha nominata e un funzionario del Comune e tutta la rete degli imprenditori edili della famiglia mafiosa dei Mamone.
Il Sindaco Gambino è coinvolto con un funzionario comunale Giampiero Lazzarini in quanto avrebbe operato con Mamone, anche lui ritenuto legato alle famiglie mafiose e titolare della Eco.Ge, impresa di bonifiche e dell'immobiliare Sviluppo Fe.Al, come indicato dalla DIA fin dal 2002 per rilevare l'area e gli impianti della ex fabbrica Stoppani. Gino Mamone chiama il sindaco affinché sostenga il suo progetto e il sindaco risponde: "Torno proprio ora da una riunione per spinarti la strada". Poi da un altro telefono chiama il funzionario che definisce "firmatutto" e gli dice che bisogna fare questa cosa con i Mamone.
Ma la Damonte non sa nulla nonostante siano notizie pubblicate da Il Secolo XIX e oggetto discussione anche in Consiglio Comunale. Indagine in cui ricorre spesso il nome di Garcea assieme a quello di un dirigente del suo stesso partito l'Idv. Non sono troppe le cose che sfuggono all'attenzione dell'assessore candidata? Ma chi è Cinzia Damonte? Trentasei anni, due figli, laureata, funzionario dell'Agenzia delle Entrate da cui è stata sospesa in via cautelativa a causa di un'indagine interna. Prima di approdare all'IdV era nei Ds poi a Sel da dove è subito uscita a seguito dell'espulsione di un suo caro amico Paolo Masi, portavoce del sindaco Gambino (Pd) a seguito della scoperta della sua vera identità: Masi era in realtà Pasquale Esposito, campano, arrestato e condannato per traffico di armi. Burlando, come dice il suo portavoce, è impegnato in campagna elettorale. Mentre voci attendibili dicono che l'Idv discuterà del caso Damonte martedì. A urne chiuse.
Siamo sempre più sconcertati dell'omertà politica!
La 'ndrangheta influenza il voto in Liguria. Per la prima volta si hanno immagini inequivocabili in cui un boss mafioso - con candidata al seguito - fa la campagna elettorale per un candidato specifico. E' un fatto inquietante che avviene a Genova e che conferma che la pista del voto di scambio politico-mafioso battuta dalla Procura in occasione delle scorse elezioni amministrative non era sbagliata. Il fatto è questo e su questo tutti tacciono.
Tace Di Pietro, il "moralizzatore" leader dell'Italia dei Valori, il partito della candidata supportata direttamente da uno degli esponenti di vertice della cosca Macrì.
Tace Paladini (così come gli altri candidati dell'Italia dei Valori in Liguria).
Tace Claudio Burlando, candidato presidente della Regione Liguria - che già emerse aveva rapporti e incassò fondi, certamente attraverso l'associazione Maestrale, dalla società EcoGe dei Mamone, famiglia indicata dalla DIA sin dal 2002 come legata alla 'Ndrangheta.
Tacciono gli altri esponenti e candidati del centrosinistra.
Tacciono anche quelli del centrodestra.
Nessuno osa affrontare quanto documentato: l'impegno concreto ed attivo della criminalità organizzata calabrese nell'influenzare l'esito delle elezioni regionali del 28-29 marzo 2010.
La Damonte avrebbe dovuto essere cacciata all'istante dal suo partito ed invece niente! Vi sarebbe dovuto essere un levarsi di sdegno e deciso rifiuto del voto mafioso da parte degli altri candidati, dei partiti. Invece nulla! Siamo all'omertà politica a 360 gradi... Tutti sono a caccia dei voti delle cosche mafiose, dal ponente al levante ligure, passando per le riviere. Tutti hanno necessità di quei pacchetti di voti e quei finanziamenti... e tutti i partiti e politici di primo piano, i cosiddetti "papabili" sino ai candidati Presidente, non possono permettersi di prendere posizione perché troppo compromessi.
A cena con il boss, Damonte: "Non sapevo".
La Casa della Legalità: "A chi la vuole raccontare?"
"Non sapevo, è stato un errore imperdonabile". Cinzia Damonte, candidata Idv alle elezioni regionali in Liguria, risponde così a MicroMega dopo la pubblicazione delle , scattate dagli attivisti della Casa della Legalità di Genova, che la ritraggono a cena con Onofrio Garcea, boss della 'ndrangheta. A seguire pubblichiamo la controreplica, punto per punto, dell'Ufficio di Presidenza della Casa della Legalità.
Ho letto con sconcerta apparso sul blog della Casa della legalità. Così come ho letto di Giulio Cavalli su MicroMega. Durante questa campagna elettorale, per me la prima a livello regionale, ho fatto decine di incontri e diverse cene tutte autofinaziate anche con il contributo economico dei partecipanti. In questi incontri ho conosciuto per la prima volta centinaia e centinaia di persone. Giovani, disoccupati, operai, piccoli imprenditori, commercianti, pensionati. Il tutto organizzato solo ed esclusivamente dal mio comitato elettorale. Alla cena in questione erano presenti 4 rappresentanti della Casa della legalità che conoscevo benissimo perchè piu' volte sono intervenuti ad Arenzano nelle assemblee sulla Stoppani. I Signori in questione avevano una telecamera in bella vista e hanno ripreso buona parte dell'incontro. Non avendo nulla da nascondere ho continuato tranquillamente la serata parlando con tutti i presenti. I signori in questione avrebbero potuto e dovuto chiamarmi e chiedermi conto della presenza del Signor Garcea. Non l'hanno fatto pregustando uno scoop. Legalità significa anche onestà. Comunque, ripeto così come dichiarato agli organi di stampa, non conoscevo il Signor Garcea e neppure i suoi precedenti penali. Si usa dire così, ma così è. La mia inesperienza in campagne elettorali al di fuori del mio paesello, dove conosco tutti, mi ha fatto commettere un errore imperdonabile. E di questo chiedo scusa a tutti. All'IDV, ai miei compagni di "viaggio" e sopratutto a quanti sono impegnati in prima fila nella lotta alla criminalità organizzata. Sono una persona onesta, e mai vorrei che il mio nome possa essere accostato alle cosche e quanti delinquono.
Cordialità
Cinzia Damonte
Signora Cinzia Damonte, a chi la vuole raccontare?
dell'Ufficio di Presidenza della Casa della Legalità
Cinzia Damonte dichiara di aver provato sconcerto nel leggere l'articolo del sito (non blog) della Casa della Legalità e l'intervento di Giulio Cavalli su MicroMega? Il principe De Curtis le risponderebbe: ma mi facci il piacere!
La Damonte ci rifila la romanzina che è una giovane inesperta e sfugge alle questioni da noi sollevate. Quindi ripassiamole in rassegna, via via che rispondiamo alla sua nota, così si capirà meglio il tentativo, alquanto malriuscito, di tirarsi fuori salvando la faccia dal punto di vista mediatico ma incassando l'appoggio (e i voti) procacciati dal boss Onofrio GARCEA.
Innanzitutto come Casa della Legalità non facciamo "scoop", non li abbiamo mai perseguiti e mai li perseguiremo. Non siamo giornalisti e non "vendiamo" notizie o scoop.
Abbiamo fatto una denuncia pubblica, che è cosa ben diversa. E' una delle attività che facciamo da sempre (come anche collaborare con i reparti investigativi dello Stato) e la Damonte lo sa bene, visto che al Comune di Arenzano si è spesso parlato delle questioni da noi sollevate per la Stoppani e per la questione dei rapporti del suo Sindaco con Gino Mamone, della famiglia Mamone della 'Ndrangheta, così come dal 2002 indicata inequivocabilmente dalla Direzione Investigativa Antimafia, attiva a Genova con infiltrazioni negli appalti pubblici.
Definire la nostra attività una ricerca di "scoop" dimostra che nella Damonte vi è malafede o che forse avrà anche letto il sito, ma di certo ci ha capito poco, se non nulla.
Ora veniamo al resto - come nella nostra abitudine - punto per punto, proprio come abbiamo recentemente fatto con il suo coordinatore regionale On. Paladini.
La Damonte afferma che "Durante questa campagna elettorale, per me la prima a livello regionale, ho fatto decine di incontri e diverse cene tutte autofinaziate anche con il contributo economico dei partecipanti. In questi incontri ho conosciuto per la prima volta centinaia e centinaia di persone. Giovani, disoccupati, operai, piccoli imprenditori, commercianti, pensionati".
Cosa ci rappresenta questo passaggio? Sarebbe una risposta ai fatti da noi riportati pubblicamente? Non c'entra un bel niente con la questione sollevata rispetto alla cena in cui il boss della 'ndrangheta le faceva campagna elettorale. E poi: scrive che ha incontrato "per la prima volta centinaia e centinaia di persone" e questo dovrebbe significare (se è persona seria) che Lei ha ben presente chi sono, le loro problematiche e le loro aspettative, oppure vuole dire (ed ammettere ai cittadini-elettori) che li ha incontrati solo per dargli un volantino con scritto di votare per Lei e di chi sono non può fregargliene di meno?
Poi aggiunge che "Il tutto organizzato solo ed esclusivamente dal mio comitato elettorale".
E chi è il suo "comitato elettorale"? E' un ectoplasma, sono alieni o è fatto di persone con nomi e cognomi? Chi sono? Ed ancora: che cosa vuole dirci con questo passaggio?
Forse che è il suo "comitato elettorale" le ha organizzato la cena con il boss della 'ndrangheta per incastrarla? O forse che il suo "comitato elettorale" non verifica chi viene a proporle iniziative di promozione, come in questo caso, in cui si finisce in una cena con la comunità calabrese in cui Lei è accompagnata nella presentazione da un boss della 'ndrangheta? Nel primo caso e nel secondo non le pare che sia platealmente ben poco credibile questa giustificazione? Visto poi che è il "suo" questo "Comitato elettorale" e lo avrà quindi ben formato lei (o no?), non ci pare che abbia comunque avuto (se si prende per buona la sua giustificazione per cui la responsabilità dell'accaduto è del Comitato) una capacità di selezione e valutazione adeguata (fatto che comunque non appare credibile dopo circa 4 anni di ruolo pubblico come assessore all'urbanistica di uno dei principali Comuni della riviera ligure). Ma andiamo avanti.
La Damonte afferma ancora che: "Alla cena in questione erano presenti 4 rappresentanti della Casa della legalità che conoscevo benissimo perchè piu' volte sono intervenuti ad Arenzano nelle assemblee sulla Stoppani. I Signori in questione avevano una telecamera in bella vista e hanno ripreso buona parte dell'incontro. Non avendo nulla da nascondere ho continuato tranquillamente la serata parlando con tutti i presenti. I signori in questione avrebbero potuto e dovuto chiamarmi e chiedermi conto della presenza del Signor Garcea. Non l'hanno fatto pregustando uno scoop. Legalità significa anche onestà".
E qui la Cinzia Damonte fa davvero un tentativo per darla a bere che ha del clamoroso!
1) "Alla cena erano presenti 4 rappresentanti della Casa della Legalità"??? "... che conosce benissimo perché più volte sono intervenuti ad Arenzano nelle assemblee sulla Stoppani"???
Non hanno mai detto alla Damonte che tre bufale di fila non fanno una verità, ma rimangono menzogne?
a) della Casa della Legalità eravamo in due, le altre due persone non erano proprio della Casa della Legalità e la sfidiamo a dimostrare il contrario!
b) dei "4 rappresentanti" ovvero dei quattro presenti in sala poteva aver riconosciuto solo 2 persone, Abbondanza e Castiglion, che sono intervenuti più volte alle assemblee sulla Stoppani, ma gli altri due proprio no, perché non sono dell'associazione e mai sono stati alle assemblee sulla Stoppani!
c) "Alla cena"??? Signora Damonte, ma che dice??? Noi siamo entrati per mangiare una pizza chiedendo se vi era posto e la cameriera ci ha fatto accomodare ad un tavolo ben staccato dalle tre tavolate della cena elettorale sua, perché nella saletta a lato era tutto occupato. Ed alla fine, quando troppi sguardi ci osservavano non proprio amichevolmente, ce ne siamo andati, abbiamo pagato il nostro conto alla cassa (4 pizze, 2 profiterol, bevande e 4 caffè) e ce ne siamo andati, salutando solo l'oste (e prendendo due santini e due biglietti da visita del ristorante che erano accanto alla cassa, così come ricordo).
Quindi la Damonte non dica e non faccia intendere che la Casa della Legalità avesse dei "rappresentanti" alla sua "cena" con il boss della 'ndrangheta, così come non faccia intendere che ha riconosciuto i "4" della Casa della Legalità perché sono bufale madornali, insostenibili!
La sensazione molto forte che abbiamo è che la candidata dell'Idv abbia scoperto che eravamo noi dopo la pubblicazione dell'articolo sul sito della Casa della Legalità e le conseguenti domande dei giornalisti. Anche perché quelle foto da noi pubblicate potevano essere state riprese solo da chi era seduto a quel tavolo dove eravamo noi... e non ci vuole un segugio per scoprirlo.
Ma andiamo avanti.
La Damonte afferma che: "I Signori in questione avevano una telecamera in bella vista e hanno ripreso buona parte dell'incontro. Non avendo nulla da nascondere ho continuato tranquillamente la serata parlando con tutti i presenti".
Avevamo si una videocamera ed abbiamo ripreso. Ma non era proprio in bella vista, anche perché alcuni ci guardano con sguardi non molto "amichevoli" (diciamo così), soprattutto alcuni, seduti proprio alla sua tavolata. Se voleva che facessimo un bel video e ci aveva riconosciuti, perché non è venuta a dirci che potevamo riprendere la cenetta o quanto meno farci un saluto o chiederci la ragione di tali riprese? Suvvia non scherziamo!
E ancora: "I signori in questione avrebbero potuto e dovuto chiamarmi e chiedermi conto della presenza del Signor Garcea".
Noi dovevamo informare Lei di chi era seduto a capotavola vicino a Lei, ovvero il boss Onofrio GARCEA?
Noi dovevamo dirLe chi era che ha invitato diversi calabresi alla cena elettorale, ovvero il boss Onofrio GARCEA?
Noi dovevamo comunicarLe chi si era scelta come "promoter" che l'accompagnava - ovvero il boss Onofro GARCEA - ai tavoli, presentandola ad ogni singolo convenuto, consegnando (lui) il facsimile della scheda elettorale con l'indicazione di voto, mentre Lei sorrideva, stringeva mani e distribuiva mazzette di santini elettorali?
Scusi ma Lei, signora Damonte, ha due figli e due lauree, è un funzionario pubblico ed è assessore dal 2006, e vorrebbe farci credere che ha bisogno di un tutore che le dice con chi si accompagna o da chi si fa presentare per avere i voti? Cosa dobbiamo allora pensare rispetto a questi anni, in cui Lei, senza "tutore", ha fatto l'amministratore pubblico ad Arenzano?
La storiella del non sapevo che continua a ripetere, ma non la beviamo... anche perché, tra le altre cose, la Damonte:
- non può non sapere delle infiltrazioni mafiose nella sua Arenzano; oppure vuole farci credere che è ignorante (nel senso che ignora, naturalmente), ingenua e non si informa?
- dovrebbe conoscere i contenuti dei rapporti della Guardia di Finanza sulla vicenda Stoppani riportati ampiamente da stampa, volantini e siti internet (oltre che discussi anche nelle assemblee sulla Stoppani, non ricorda?); oppure di nuovo è ancora una volta ignorante, ingenua e non si informa?
- milita nell'Italia dei Valori dove responsabile regionale dei dipartimenti tematici è Salvatore Ottavio Cosma, ed anche qui Lei non ha letto niente delle inchieste della Procura sul voto di scambio con le cosche della 'ndrangheta ampiamente riportate dalla stampa (Corriere della Sera, Repubblica, Il Sole 24 Ore, Il Secolo XIX) oltre che su internet? Non ci dica che anche qui non sa dei Mamone, degli Stefanelli e così via, sino proprio a Onofrio GARCEA? Sempre ignorante, ingenua e non si informa?
Cinzia Damonte, non ci prenda in giro, Lei è adulta e vaccinata, sa benissimo come si fa politica, altrimenti cosa si candida a fare in Regione se non è capace nemmeno di sapere con chi si siede a tavola? Con che faccia resta assessore di un Comune se non è in grado di riconoscere chi la supporta e le porta i voti?
La signora Damonte è inoltre assessore all'urbanistica in uno dei Comuni della riviera dove sono già andate in scena e rischiano di ripetersi pensati speculazioni edilizie. Ed il settore delle cementificazioni, in Liguria, come già emerso da tempo, è uno dei settori di maggiore infiltrazione delle mafie ed il loro ricilaggio. E la Damonte non conosce i nomi delle principali famiglie mafiose di Genova? Complimenti, da davvero delle ottime garanzie di un efficace e impermeabile gestione della cosa pubblica, sic!
Ancora la Damonte ribadisce poi che "Comunque, ripeto così come dichiarato agli organi di stampa, non conoscevo il Signor Garcea e neppure i suoi precedenti penali. Si usa dire così, ma così è".
Non lo conosce? Ahh e come mai eravate così in confidenza? E di nuovo: si fa sponsorizzare da uno che non sa nemmeno chi sia? Alla Damonte proprio non pare - prendendo per vero che "non conosceva" - che il suo è un atteggiamento troppo spregiudicato e quindi pericoloso ed improprio per chi gestisce la cosa pubblica? Ed ancora: adesso che lo conosce, può dire che lo disprezza ed i suoi voti, quelli della cosca Macrì e della 'ndrangheta, Lei non li vuole perché sono persone indegne e che meritano solo disprezzo sociale? Perché non lo dice? Perché non ha dichiarato questo alla stampa anziché dire solo che "non sapeva"? Perché non ha mandato un comunicato stampa per dirlo chiaro e netto? Doveva arrivare qualche indicazione in merito perché si accorgesse che quella linea "difensiva" non reggeva? Pensa che come giustificazione basti dire "non sapevo" e per questo le scuse debbano essere accolte? Non ci prenda in giro!
Quindi aggiunge: "La mia inesperienza in campagne elettorali al di fuori del mio paesello, dove conosco tutti, mi ha fatto commettere un errore imperdonabile. E di questo chiedo scusa a tutti. All'IDV, ai miei compagni di "viaggio" e sopratutto a quanti sono impegnati in prima fila nella lotta alla criminalità organizzata".
- La scusa dell'inesperienza non vale, se una persona è inesperta non si candida a gestire la cosa pubblica o ad un assemblea legislativa come il Consiglio Regionale! Ripetere in eterno il ritornello "non sapevo" e dell' "inesperienza" è un insulto all'intelligenza, ce lo lasci dire, signora Damonte.
- Vi è un passaggio, quello sul "paesello", dove dice che Lei conosce tutti. Vediamo.
Allora conosceva anche la vera identità di Paolo Masi, in realtà Pasquale Esposito, ex trafficante d'armi, persona a Lei molto legata e che aveva la cura della comunicazione dal Sindaco Gambino per il Comune di cui Lei è assessore... Come mai non lo ha mai dichiarato che Paolo Masi non era il vero nome? Come mai ha taciuto una cosa che sapeva del suo "paesello"?
Non basta? Andiamo avanti.
Allora sapeva dei Mamone e della falsa bonifica alla Stoppani e dei rapporti di appoggio di cui godevano questi nell'amministrazione comunale di cui Lei faceva e fa parte. Ed allora non vi sarebbe stato bisogno di leggere i rapporti (e le intercettazioni) della Guardia di Finanza trasmesse alla Procura perché Lei sapesse. Cose che riguardano il suo "paesello" dove conosce tutti... lo dice Lei, no?
Ancora avanti: quindi conosceva anche quell'altro signore di Arenzano che collaborava con l'Amministrazione Comunale (come dichiarava lui) e si indicava come consulente finanziario, ovvero Giovanni Pinelli, segretario provinciale dell'IdV genovese, sino all'ultima conferenza di Vasto del 2009, ovvero sino a quando "Il Secolo XIX" ha pubblicato qualche dato in più sulla persona rendendo noto che era stato allontanato dalla Guardia di Finanza perché sotto processo per concussione, truffa ed altro. Anche lui è del suo "paesello" lo conosceva certamente, conosce tutti, lo dice lei, o no? E non ha pensato, anche qui, che fosse il caso di dire qualcosa?
A questo punto ci fermiamo e chiediamo alla Damonte solo una cosa, visto che su questo ha proprio omesso una risposta: la questione dell'indagine interna all'Agenzia delle Entrate a che punto è? Lei è sempre a casa dal lavoro, giusto? Si trattava di un inchiesta interna relativa ad alcune "agevolazioni" effettuate in merito ad alcune verifiche o altro?
Ah ancora una bazzecola: tra le pratiche in esame al Comune di Arenzano, tra Commissione Edilizia, Urbanistica e Conferenze di Servizi, vi era in questi giorni (eventualmente con rinvio sopravvenuto), per pura casualità, qualche pratica di calabresi?
Signora Damonte, in conclusione, sappia che le scusanti e scuse, così come da Lei formulate, condite da falsità spudorate, forse la daranno a bere a qualcuno che ci casca, ma non certo a noi.
E le diciamo di più: Lei quella sera si vedeva essere in perfetta sintonia con il boss della 'ndrangheta, Onofrio GARCEA, già indicato come esponente di vertice della cosca dei MACRI' a Genova (cosca che non fa solo affari ma spara anche), è molto difficile poter credere alle sue scusanti, soprattutto considerando le bufale che ha scritto in questa sua nota di risposta al nostro articolo ed a quello di Giulio Cavalli.
Quando una persona è pulita e non ha nulla da nascondere o da temere non racconta frottole arrampicandosi sugli specchi e, soprattutto, non va a cena con un boss mafioso (il cui atteggiamento e la cui postura è inequivocabile, soprattutto davanti alla propria comunità), ed il cui nome e cognome, che certamente non può affermare esserle stato sconosciuto, digitato in Google le avrebbe fornito molti dettagli.... e così, tanto per agevolare i lettori, eccone alcuni:
Partiamo da un estratto della Relazione della Commissione Parlamentare Antimafia (2006) che riportiamo per facilità
(e comunque disponibile qui: )
"Emerge anche la gestione del gioco d'azzardo:
«Va, peraltro, a tale proposito, ricordato l'esito del dibattimento celebrato dinanzi al Tribunale di Genova nei confronti di numerosi imputati del delitto di cui all'art. 416 cod. pen. ipotizzato in relazione alle modalità di controllo del mercato dell'installazione di cd. Videopoker negli esercizi pubblici genovesi da parte di calabresi (appartenenti alle famiglie Macrı` e Garcea). Con sentenza del 15 luglio 2004, le motivazioni della quale sono state depositate il successivo 22 settembre, il Tribunale suddetto, pur qualificando il gioco d'azzardo come contravvenzione, ha riconosciuto la fondatezza delle accuse formulate in ordine al reato associativo e a specifiche condotte estorsive finalizzate all'imposizione del noleggio dei suddetti apparecchi da parte degli esercenti commerciali (alcune imputazioni di estorsione e violenza privata sono tuttavia cadute per effetto della scelta delle vittime di avvalersi della facolta` di non rispondere in diretta nel quadro di un clima di intimidazione apparso chiaro anche nel corso del dibattimento). In sostanza, i giudici genovesi hanno comunque riconosciuto che il titolare di una nota ditta del settore (Magnano Maurizio) si era unito al gruppo di calabresi (ai quali veniva corrisposto uno stipendio mensile) al fine di contrastare i concorrenti sostenuti da gruppi malavitosi siciliani (facenti capo ai fratelli Fiandaca) nel controllo del gioco d'azzardo, ricorrendo all'intimidazione per estendere la propria rete di noleggio e per recuperare i crediti di gioco. In particolare, i fratelli Giuseppe e Nicodemo Macrı` sono stati condannati alla pena rispettivamente di otto e sette anni e sei mesi di reclusione. Analoga sanzione e` stata irrogata nei riguardi di Magnano Maurizio. Particolare significato, infine, ha la condanna di Garcea Onofrio, il cui ruolo direttivo all'interno dell'associazione e` stato riconosciuto nonostante all'epoca dei fatti contestati egli fosse gia` detenuto, risultando comprovata la diramazione di direttive criminose dal luogo di detenzione grazie ai colloqui con il figlio Davide»".
E qui qualche link:
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- http://www.casadellalegalita.org/index.php?option=com_content&task=view&id=8223&Itemid=131
Ufficio di Presidenza della Casa della Legalità
PS: La risposta della Damonte, con bufale, scusanti e soprattutto con le scuse coperte dal "non sapevo", "non conoscevo" e dalla cosiddetta "ingenutità", non risolvono il problema che abbiamo sollevato, pesante come un macigno come ha chiaramente espresso in questo passaggio - che riportiamo e sottoscriviamo - Giulio Cavalli, proprio nel suo intervento sul sito di MicroMega: "...Ho riletto con attenzione anche la risposta della Damonte che dichiara di "non sapere il nome di quel signore" e la risposta del suo mandatario elettorale Enrico Zerbo che dice "Il nome di quel signore non mi dice nulla. No, non sono in grado né di confermare né di smentire che fosse presente. Sarà stato uno dei tanti".
Al di là dei giudizi nel merito, ancora una volta, mi spiace dirlo, leggo la risposta sbagliata.
Chi mi segue sa bene quanto abbia espresso con rabbia la mia desolazione verso chi, come Maullu o Colucci o tanti altri, si è sempre difeso dicendo di "non sapere" o addirittura di "non potere sapere con tutte le persone che si incontrano in campagna elettorale". Nessuno si sogna di criminalizzare gli eventuali incontri nell'attività politica (anche se, personalmente, conosco benissimo chi mi paga le cene elettorali e chi organizza i miei appuntamenti); qui si tratta di chiedere scusa e prendere le distanze da qualsiasi individuo che sfoggi credibilità criminale giocando di sponda con questo o quel politico.
E prendere le distanze con la schiena dritta significa evitare teorie di complotto e creare subito piuttosto una barriera contro mafiosetti infiltrati facendo i nomi e i cognomi: che si risponda dichiarando che Garcea e i suoi compari troveranno sempre una feroce ostilità politica.
Ogni cena elettorale con l'odore marcio di mafie è l'occasione doverosa per prendere una posizione. Un'occasione d'oro per dichiarare da che parte stare. Che sia una candidatura di destra o di sinistra. La superficialità e la disattenzione verso le mafie sono il vero concime della criminalità organizzata; un'indifferenza che si paga..."
LIGURIA
Al voto tra inciuci malaffare e già visto
Burlando e Biasotti, come 5 anni fa. Paura astensione
di Pino Giglioli
Genova
Le primarie, queste sconosciute. Se in Liguria i sostenitori di centrosinistra e centrodestra fossero stati consultati, quasi certamente sulla scheda non ci sarebbero i nomi di Claudio Burlando e Sandro Biasotti. Gli stessi due candidati che si sono affrontati cinque anni fa. Queste elezioni sono soprattutto una questione di potere. E centrosinistra e centrodestra hanno una grande paura: che gli elettori, a lungo ignorati, si vendichino con l'astensione. Ora è il momento dell'alluvione di volantini, delle telefonate casa per casa. Ma forse è tardi. Sono tanti, sui due fronti, gli elementi che alimentano la diffidenza nei confronti della politica, pure in una regione dove la partecipazione civile fa parte del dna. L'ultimo episodio, riportato dal Fatto e da Repubblica, riguarda il centrosinistra: "Cinzia Damonte, candidata alle regionali dell'Idv e assessore di Arenzano, ha partecipato a una cena elettorale della comunità calabrese distribuendo i propri santini con Onofrio Garcea, condannato per droga e indicato dalla Finanza come "ben inserito negli ambienti della criminalità organizzata operante in Genova"", racconta Christian Abbondanza, presidente della Casa della Legalità. "Non sapevo che avesse problemi con la giustizia", si difende Damonte. Ma per gli elettori del centrosinistra è l'ultima di una serie di questioni da chiarire. Pierfranco Pellizzetti, professore universitario, è tranchant: "Burlando ha scelto una tattica opposta a quella di Vendola. In Puglia il centrosinistra ha puntato sulla propria identità, in Liguria ha imbarcato tutti". In effetti, come ha ricordato la Stampa, tra i candidati di Burlando figurano, per dire, Susy De Martini, che un anno fa era candidata alle europee del Pdl, e Michele Fossa, su cui molti hanno sollevato dubbi per una sua vecchia richiesta di essere tesserato alla P2. E poi ci sono tanti episodi che si sono accumulati negli anni, frammenti della lenta costruzione di un blocco di potere difficile da scalfire. In città si ricorda l'associazione politica di Burlando, il Maestrale, cui sono iscritti imprenditori portuali e leader delle Compagnie dei camalli, responsabili di Confindustria e dei sindacati. Poi funzionari pubblici che per decenni hanno seguito le pratiche di urbanistica e architetti che hanno presentato i progetti, passando per gli imprenditori che li hanno realizzati. In pratica chiunque abbia potere a Genova è socio di Maestrale.
Dove la Regione ha fatto nomine, Burlando ha messo suoi sostenitori e amici. In tanti ricordano la foto sul calendario elettorale del 2005, che ritraeva il futuro presidente attorniato da nove medici. Dopo una manciata di anni oltre la metà era stata promossa. E' passata sotto silenzio la nomina dei dirigenti di Infrastrutture Liguria, la società della Regione che gestirà appalti per miliardi di euro. Dei tre membri del cda addirittura due sono sostenitori di Burlando e membri del Maestrale. Claudio strizza anche un occhio alla Curia: al momento di scegliere il rappresentante della Regione nella Cassa di Risparmio di Genova (Carige), con una decisione senza precedenti lasciò il posto al cardinale. C'è infine chi non manda giù quel milione e mezzo di euro che la Regione ogni anno sborsa a giornali, radio e televisioni locali come pubblicità istituzionale. Spot pagati con soldi pubblici andati in onda fino a poche settimane dalle elezioni in cui si racconta quante cose belle ha fatto la Regione di Burlando. Senza contare le centinaia di migliaia di euro versate da enti regionali (soprattutto Asl) che, in questi tempi di elezioni, inondano le televisioni di spot. Nel centrodestra si lamentano, ma hanno le mani legate. "La legge che permette tutto questo - ricordano nel Pd - è stata voluta da Biasotti quando, dal 2000 al 2005, fu Governatore della Liguria".
Ma voltandosi a destra il panorama non cambia, e gli elettori lo sanno. Se vincesse il Pdl, la filosofia del potere, quella che prevede accordi trasversali resterebbe immutata. D'altronde questo è lo stile Scajola e il fronte che supporta Biasotti è guidato dal ministro. Uno dei papabili assessori è Marco Scajola, psicologo, vicesindaco di Imperia, nipote del ministro e figlio di Alessandro, ex sindaco e già deputato Dc come il fratello Claudio. Ma assai più importante nello schieramento di Biasotti è quel posto concesso nel listino a Silvano Montaldo, voluto da Scajola nel collegio sindacale di Finmeccanica, ex tesoriere regionale di Forza Italia, piazzato anche all'aeroporto di Albenga, nominato dal ministro commissario straordinario della Merloni, il gruppo di elettrodomestici, e neo assessore provinciale di Savona. Soprannominato "il ragioniere du ministru" è una pedina fondamentale per Scajola. Nel listino, però, Biasotti ha preteso che ci fosse Roberto Dotta, ex vigile urbano il cui curriculum politico consiste tra l'altro nell'essere stato segretario, autista, compagno di viaggi, tuttofare di Biasotti quando faceva il concessionario Mercedes. Sul fronte della legalità il candidato del centrodestra ricorre ai dribbling per giustificare la presenza in lista di Marco Melgrati, sindaco di Alassio, architetto, ormai passato alla storia perché nei suoi due mandati nella perla della Riviera ha trasformato un centinaio di alberghi in seconde case. Melgrati è stato di recente condannato per questioni urbanistiche a nove mesi in primo grado ed è indagato in un'altra decina di inchieste. Nella lista Biasotti, c'è chi invece della legalità ha fatto la sua bandiera: l'ex vicequestore Salvatore Dispenza, già capo della mobile di Genova, che alle indagini di Mani Pulite partecipò in prima persona. Però una cosa è certa: martedì sera qualcuno tremerà. A fare paura non sono i nemici, ma le rese dei conti interne. Se a perdere fosse il centrodestra, per Claudio Scajola sarebbero dolori. E' lui il simbolo del Pdl ligure, più ancora del candidato Biasotti. E se a uscire sconfitto fosse invece il centrosinistra? C'è chi prevede uno show-down senza precedenti, con i pentoloni di anni e anni di potere burlandiano pronti a esplodere.