Motonave Rosso e giallo Ilaria
"L' uccisione della Alpi è legata all' inchiesta sui rifiuti radioattivi", Lo dice il pm in Parlamento. E ora la commissione guidata da Taormina acquisisce i documenti dell' indagine di Reggio Calabria
di Riccardo Bocca
Adesso è ufficiale. C' è un legame diretto tra l' inchiesta della Procura di Reggio Calabria sui traffici marittimi di rifiuti radioattivi e l'omicidio Alpi. Lo ha dichiarato il 18 gennaio scorso il sostituto procuratore Francesco Neri alla Commissione parlamentare che indaga sulla morte della giornalista e di Miran Hrovatin...
(...) E ancora: perché, come denunciato dalla famiglia Alpi, soltanto oggi si scava in questa direzione? La sfida è trovare risposte credibili. Costanti nel tempo sono stati i tentativi dì depistaggio, culminati nella fasulla offerta di foto satellitari dell' omicidio Alpi.
(...) Nel frattempo l' atmosfera non si è rasserenata: anzi. Alla vigilia della trasferta, il presidente Taormina ha ricevuto un plico con il disegno di una croce e un proiettile inesploso calibro 7,65. Lo stesso giorno Taormina ha informato delle minacce il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, sottolineando come l' episodio cadesse «in un momento delicato della» sua «attività istituzionale».
(...) Stavolta il protagonista è Mario Scaramella, esperto di sicurezza nazionale, oggi consulente della Commissione parlamentare Mitrokhin e membro del Research ìnstitute all' Università californiana di San José. «Era il 1996», racconta, «quando i magistrati calabresi mi contattarono per una delicata missione. Volevano individuare una delle tante navi affondate nel Mediterraneo sospettate di trasportare rifiuti radioattivi. Presto», spiega, «la scelta degli investigatori cadde sulla Rigel, affondata al largo di Reggio Calabria, dunque attivai i miei contatti». Le conoscenze non gli mancavano. Dall'88 al '91 Scaramella aveva collaborato con l' Alto commissariato antimafia. Poi aveva svolto incarichi riservati all'estero tra Stati Uniti, Gran Bretagna e Belgio. Infine era tornato in patria come consulente del pm Guido Papalia, indagando su un troncone della Tangentopoli veneta. Quanto all'operazione Rigel, il consulente decise di contattare i vertici delle massime organizzazioni mondiali; dalla sezione affari scientifici Nato di Bruxelles all' organizzazione marittima delle Nazioni Unite a Londra, fino all' Agenzia atomica internazionale, «Tutte diedero la loro disponibilità», racconta: «Tutte si dichiararono molto interessate al problema. Tranne l' Unione europea, che incredibilmente rispose con un secco no». A quel punto Scaramella guardò oltreoceano, verso una società chiamata Elorer. «Una struttura che aveva uomini e know how Nasa», spiega: «Perfetta per le nostre esigenze ma troppo esposta per accettare l' incarico». Così, attraverso un gioco di scatole cinesi, la palla passò a un'altra organizzazione, la californiana Special research monitoring center (Srmc), che della Eloret era la più discreta rappresentante all' estero. «Nello staff», racconta Scaramella, «c'erano scienziati di primo livello, anche italiani, impegnati nei settori spaziali, ambientali e della sicurezza nazionale. Ma c' erano anche ex dirigenti della Cia con grande esperienza. Gente che la Rigel l' avrebbe trovata». E infatti. In breve tempo la Srmc mise a punto un piano che prevedeva l'utilizzo di una nave con 40 metri di coperta e una serie di software che avrebbero permesso la precisa analisi dei fondali calabresi. Un sogno, per i magistrati, che finalmente vedevano concretizzarsi la possibilità di individuare la Rigel, recuperare campioni del carico e dimostrare la tesi de! traffico radioattivo, «Ma quando il nostro ministero della Giustizia venne a sapere che l'operazione sarebbe costata 1 miliardo 400 milioni di lire», ricorda Scaramella, «rispose che al massimo potevamo mettere 20 milioni sulla nota spese della Procura di Reggio».
Così tutto il progetto saltò. Addio società americana, e naturalmente addio Rigel. «In seguito», precisa Scaramella, «la questione fu rivalutata dal governo Prodi, che stanziò 5 miliardi di lire per verificare la radioattività del mare. Ma l' incarico finì all' Anpa, l' Agenzia nazionale per la protezione dell' ambiente, la quale analizzò campioni di pioggia e di acqua marina in superficie». Per chiunque capisca di radioattività, commenta Scaramella, «un' evidente perdita di tempo».