La cronaca dell'aggressione da parte del "branco" FAMELI ai danni del presidente e del segretario della Casa della Legalità durante il volantinaggio a Loano, è quella che abbiamo descritto ieri sera:
Il FAMELI e la sua ciurma... non l'hanno presa bene. Prima qualche parente o affine che passando diceva che eravamo infami, un signorotto è passato dicendo che se ci sparano fanno bene perché certe cose non si dicono. Intanto molti passanti dicevano che lo conoscono bene il FAMELI Antonio, che intanto ha sostituito il suo "CHUPA CHUPA" con licenza comunale con il "CASINO' ROYALE" dove si gioca e rigioca (sempre con licenza comunale). Poi sono iniziati alcuni movimenti strani, dall'agenzia immobiliare (a cui si accede passando davanti alla grande Madonna con lumino), dove si era radunata una folla che ci guardava con sguardo non troppo amichevole, si sono disposte un bel po di personcine, un po alla nostra destra, un po alla nostra sinistra, un po alle spalle.
Qualcuno poi ha chiamato la Municipale che è arrivata per dirci che nel Comune di LOANO (dove il sindaco è Angelo VACCAREZZA, divenuto pure Presidente della Provincia) non si può volantinare senza autorizzazione, e che la deroga per le organizzazioni sociali non vale se non si concorda il volantinaggio (anche se itinerante) con la Polizia Municipale. Così doppio verbale (essendo in due a volantinare) per 100 euro l'uno. Ma questo aspetto di palese violazione dei diritti costituzionali non è nulla rispetto a ciò che è accaduto in parallelo all'arrivo dei vigili. Le persone che dall'agenzia immobiliare del FAMELI si erano disposte alla destra, alla sinistra ed alle spelle nostre, quando i vigili sono intervenuti hanno dato il meglio di sé, con il supporto e la partecipazione attiva direttamente del boss Antonio FAMELI (un po ingrassato rispetto ai tempi della foto dove si mostrava ridente). Ci hanno aggrediti letteralmente davanti ai due agenti della Municipale che non riuscivano a tenerli. Abbiamo chiesto che venissero identificati perché intendevamo procedere a querela, non tanto per gli insulti che uscivano dalle loro "civilissime" bocche di riviera, ma per le minacce e le aggressioni fisiche. Ad un certo punto, visto che i vigili non procedevano ad identificarli, abbiamo sollecitato ed Abbondanza, Presidente della Casa della Legalità, si è avvicinato al gruppo dove vi erano i due aggressori, un signorotto con baffoni ed l'Antonio FAMELI, per indicare con l'indice al vigile i due soggetti da identificare ed evitare errori. In quel momento, quando Abbondanza indica il FAMELI con l'indice, questi si è scatenato... uno tenta prima di tirare un calcio ad Abbondanza, mentre i vigili cercano di fermarli, interviene il figlio di uno di questi che urla spingendo "non toccate mio padre", il FAMELI punta ad Abbondanza e cerca di strattonarlo, spingerlo e gli strappa di mano i volantini. Un altro da dietro strappa la maglietta ad Abbondanza, mentre il FAMELI sotto gli occhi dei Vigili, tira un pugno al segretario della Casa della Legalità, D'Agostino, per poi venire allontanato nuovamente dai Vigili stessi. Poi arrivano i Carabinieri ed i signori si allontanano di qualche metro, uno degli agenti (il più alto in grado) dell'Arma si avvicina e ci dice che è normale tale reazione, essendo andati a volantinargli certe cose davanti a casa. Poi ritorna alla carica il genero del FAMELI, l'Ugo PIAVE, che davanti ai Vigili ed ai Carabinieri dice che bisognerebbe prenderci a sberle. Alla fine i Carabinieri se ne vanno e gli agenti della Municipale ci scortano alla macchina.
Nei prossimi giorni procederemo sia a contestare i due verbali della Municipale in quanto, ci spiace per il loro Sindaco, ma il "bavaglio" non ce lo facciamo mettere, e soprattutto procederemo a depositare denuncia dettagliata sull'accaduto a carico del boss Antonio FAMELI ed il suo "branco" per le aggressioni di ieri. Abbiamo già avvertito chi di dovere, nel frattempo e sappiano, come abbiamo dimostrato ieri, che non ci facciamo intimidire dai loro metodi tipicamente mafiosi, palesatisi una volta di più ieri, con la scelta di aggredirci non prima dell'arrivo dei vigili, ma dopo il loro arrivo, sotto i loro occhi, per far capire - secondo loro - che loro possono tutto e nessuno gli può dire nulla. Peccato che se questo è "messaggio" che volevano lanciare, questi gli sia tornato indietro, e gli arriveranno anche gli interessi, perché se prima di tutto noi non si è retrocessi ed anzi si dimostrato che paura proprio non ce ne fanno, ma si è soprattutto reso evidente che l'unico che ha perso le staffe è lui e ciò che ha messo in scena non è altro che la testimonianza della loro debolezza davanti a chi non china il capo davanti a lui, ma anzi lo si indica per quello che è, ovvero un 'ndranghetista, facendogli sentire il dispresso sociale verso quel sodalizio criminale che deve essere distrutto, messo al bando a livello sociale, punito dalla Giustizia e privato (lui e tutti i suoi prestanome di turno) di ogni briciola del patrimonio accumulato illecitamente.
Promettendo che a Loano ci torniamo presto, speriamo che nel frattempo per i Carabinieri il fatto che il FAMELI ed il suo "branco" aggrediscano chi non si china al loro cospetto, non sia più un fatto "normale", perché il signor FAMELI non gode di alcuna zona franca, anche se per anni è stato considerato incontrastabile.
E speriamo anche che si comprenda che quelle persone possono anche cercare di spaventare quanto vogliono ma se non ci si piega non possono fare nulla... perché loro, che si dicono tanto credenti e devoti, che si dico uomini d'onore, sono solo feccia sociale... perché le persone d'onore vere sono quelle che denunciano, che rompono l'omertà e rigettano ogni forma di organizzazione mafiosa.
Ecco quindi, per chi non lo conoscesse, una breve profilo dell'Antonio FAMELI, con qualche notizia in più rispetto a quelle che poteva stare sull'A4 del volantino "". Quindi buona lettera...
Antonio FAMELI, originario di Rosarno RC, è il principale esponente della famiglia che a seguito delle sue questioni giudiziarie ha proceduto all'intestazione fittizia di beni e società a figli e terzi compiacenti. Dalla Calabria si trasferì nel 1960 a Torino e nel 1964 in Liguria e nel giro di pochi anni vide il "suo" patrimonio raggiungere livelli elevatissimi, stimati in allora in diverse decine di miliardi di lire.
Lo spessore criminale del soggetto è inconfutabile.
Il FAMELI Antonio è stato infatti condannato all'ergastolo per omicidio, nell'ambito di un procedimento a carico di molteplici esponenti della cosca dei PIROMALLI di Gioia Tauro, in primo grado a Palmi ed in secondo grado dalla Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria, ma assolto per vizio di forma e non nel merito dalla Cassazione (giudice Corrado CARNEVALE) del 03.04.1997. Questo particolare è anche richiamato nella recente Ordinanza di fermo disposta nell'ambito dell' a carico di esponenti dei sodalizi PIROMALLI-MOLE'
Lo stesso è stato poi sottoposto a misure di "sorveglianza speciale" quali il divieto di soggiorno in Liguria e nelle province di Cuneo, Alessandria ed Asti, e poi - a seguito del cambio della normativa - con la disposizione dell'obbligo di soggiorno nei Comuni di Loano e Borghetto Santo Spirito, così come disposto dal Trubunale di Genova nel 1993.
Entrato a contatto con gli esponenti delle cosche della 'ndrangheta per pressioni estorsive da queste mosse nei suoi riguardi a seguito dei primi investimenti immobiliari in Calabria, divenne organico all'organizzazione mafiosa nella cosca dei PIROMALLI.
La sua appartenenza si è consolidata prima con l'ospitalità ad alcuni latitanti e poi con l'attività costante e mai interrotta di riciclaggio del denaro sporco, attraverso l'infiltrazione nell'economia locale e con l'acquisizione di un ingente patrimonio (in Italia ed all'estero).
Tale attività, per cui si avvale oltre che di familiari di sangue, ha visto anche svolgere ruolo di supporto al FAMELI Antonio del genero PIAVE Ugo, così come riportato anche nella della Commissione Parlamentare Antimafia nel 2006 in cui, in riferimento al territorio della Provincia di Savona, testualmente si legge: "Le famiglie facenti parte delle cosche o dei gruppi mafiosi o comunque ritenute a questi collegati sono 14. Tra esse ricoprono maggiore importanza nel panorama criminale del ponente ligure quella di FAMELI Antonio e del genero PIAVE Ugo, legati al boss Peppino PIROMALLI, entrambi con il compito di ricilcare denaro in attività immobiliari lecite".
[Pur se "ex genero", vista la separazione dalla figlia di FAMELI, come di è evidenziato giovedì, nell'aggressione verso gli esponenti della Casa della Legalità, il PIAVE Ugo era insieme ad Antonio FAMELI ed al suo gruppo.]
La Commissione Parlamentare Antimafia, nella sua Relazione sulla 'Ndrangheta del gennaio 2008 ha ancora scritto: "In tale contesto risulta comunque confermata per la Liguria la tradizionale centralità delle ‘ndrine del versante ionico reggino".
Tra le presenze delle ‘ndrine si segnalano alcune tra le cosche storiche calabresi: i ROMEO di Roghudi, i NUCERA di Condofuri, i ROSMINI di Reggio Calabria, i MAMONE della piana di Gioia Tauro, i MAMMOLITI di Oppido Mamertina, i RASO-GULLACE-ALBANESE di Cittanova, i FAMELI che sono collegati ai PIROMALLI".
Del medesimo tenore le Relazioni della DIA, che, ad esempio nel 2002 nell'ambito di una mappatura nazionale delle cosche, : "La famiglia FAMELI, insediatasi nella provincia di Savona, ha assunto una posizione dominante nel settore immobiliare ed è considerata in rapporti d'affari con il boss PIROMALLI e con altri sodali della cosca RASO-GULLACE-ALBANESE" .
Anche nelle Relazioni della Procura Nazionale Antimafia, ad esempio le ultime due, quella del dicembre 2008 e quella del dicembre 2009, nel capitolo su "Le attività di collegamento investigativo con riferimento ai Distretti delle Corti di Appello: Genova", che: "Il fenomeno appare connotato da speciali note di concretezza con prcipuo riguardo alla situazione nelle province di Savona (ove operano soprattutto le famiglie FAMELI, FAZZARI, GULLACE e FOTIA)".
A fronte di tali risultanze note pubblicamente i FAMELI hanno continuato incontrastati le loro attività, consolidando i rapporti con le pubbliche amministrazioni, a partire dal Comune di Loano, Boissano, Borghetto Santo Spirito, oltre che mantenendo quelli con gli esponenti delle altre famiglie del sodalizio, a partire dai GULLACE, FAZZARI e MAMONE.
Lo stesso FAMELI, a quanto risulta pubblicamente iscritto alla massoneria, condivise con Alberto TEARDO anche uno dei suoi difensori, l'avvocato Umberto RAMELLA, potente massone della Loggia di Piazza del Gesù che ha raggiunto il grado di "venerabile maestro".
Attraverso una rete societaria che fa capo a Milano ha promosso un'iniziativa immobiliare su larga scala, acquisendo anche un "prestigio sociale" parallelo al consolidamento del patrimonio frutto del riciclaggio. Dalle segnalazioni giunteci lo stesso FAMELI avrebbe molteplici interessi nel nuovo Porticciolo di Loano, che ha visto l'iniziativa imprenditoriale anche del noto Salvatore LIGRESTI.
Il FAMELI Antonio, pur risultando un nullatenete - in quanto le società immobiliari (in Italia ed alla estero, tra cui certamente in Spagna) sono sistematicamente, come già ricordato intestate a familiari, come Serafino FAMELI, o ad una rete di prestanome, come ad esempio Alessandro BOGLIOLO, come evidenziatosi alcuni anni fa - risulta essere il gestore "di fatto" di tali società, così come titolare delle trattative per le vendite o il titolare delle licenze edilizie. E poi chi è che siede sempre al tavolo di comando della Immobiliare lungo l'Aurelia? Ma lui l'Antonio FAMELI!
Nel 2008 si ha avuto notizia del provvedimento di sequestro di due cantieri per abusi edilizi disposti si iniziativa dei pm Bogliolo e Pelosi della Procura di Savona. Nell'ambito dei due procedimenti paralleli si verificò che il FAMELI Antonio risultava essere il "Procuratore Generale" della società "VALLAURIS 2000 sl", accusata degli abusivi in località Bandia a Boissano.
In uno dei casi venne accertato nel 2007 dalla Polizia Municipale che il FAMELI aveva proceduto alla realizzazione un numero di alloggi superiori più del dobbio rispetto a quanto previsto dalla concessione edilizia. Nel procedimento con l'Antonio FAMELI sono risultati indagati anche il FAMELI Serafino (in qualità di titolare della "MARINVEST" proprietaria dell'immobile prima della cessione società spagnola sempre dei FAMELI) ed il direttore del cantiere ARMENTO Michele. Davanti alle accuse del pubblico ministero la difesa degli indagati ha ammesso l'abuso e chiesto il ripristino dei luoghi procedendo quindi in sanatoria. Mentre si chiudeva questo filone, si è scoperto un altro abuso nella medesima località. Anche in questo caso la difesa ha richiesto di procedere con il ripristino dei luoghi, sanando l'irregolarità con la demolizione di quanto costruito abusivamente.
Il FAMELI Antonio ha visto una particolare disponibilità nei suoi confronti, nonostante la nota e pubblica appartenenza alla cosca dei PIROMALLI con il compito di promuovere l'attività di riciclaggio, da parte dell'Amministrazione di centrodestra del Comune di Loano (retta dal sindaco Angelo VACCAREZZA - attualmente anche Presidente della Provincia di Savona, ed esponente di primo piano del PDL ligure), basti pensare che il Comune ha rilasciato, tra il resto, regolare licenza per il locale notturno aperto dallo stesso - e dato in gestione - presso la sua villa lungo l'Aurelia, il "CHUPA CHUPA" ed al locale che ora lo sostituisce, ovvero la sala giochi: "CASINO' ROYALE".
Il rapporto con tale componente politica, inoltre, veniva testimoniato dalle risultanze di alcune perquisizioni della Procura di Savona del marzo 1994. In allora venne perquisita la sede della IMMOBILIARE '90, dove aveva sede anche il club di FORZA ITALIA intitolato a Tiziana PARENTI. Nell'ambito di quella perquisizione venneno rinvenute foto con l'onorevole deputato ed ex magistrato Tiziana PARENTI (che poi diventerà avvocato del FAMELI) con Serafino FAMELI ed uno dei prestanome del FAMELI Antonio, ovvero Vittorio BIANCHINI.
Il FAMELI Antonio inoltre, come già segnalato, è rimasto in costante contatto con il Carmelo GULLACE, anche quando questi era ancora agli arresti domiciliari. Infatti segnalazioni giunteci indicano che lo stesso è stato visto più volte recarsi presso l'abitazione del GULLACE sulle alture di Toirano, dove spesso attendeva molti minuti in attesa che il GULLACE gli concedesse di entrare nella sua proprietà.
Il FAMELI Antonio inoltre, come già segnalato, è rimasto in costante contatto con il Carmelo GULLACE, anche quando questi era ancora agli arresti domiciliari. Infatti è stato visto più volte recarsi presso l'abitazione del GULLACE sulle alture di Toirano in via Costa, dove spesso attendeva molti minuti in attesa che il GULLACE gli concedesse di entrare nella sua proprietà.
Lo stesso FAMELI Antonio, non chiamato formalmente in causa, si è recato presso il Trubunale di Savona, all'udienza in cui doveva deporre l'ex moglie di Vincenzo MAMONE (a seguito della collaborazione effettuata dalla stessa alla DIA e DDA). Il procedimento era a carico di: Vincenzo Mamone, Franca Gallo, Gianni Delfino, Antonio Zurzolo, Domenico Gullace, Giuseppe Maffei, Emilio Frotto, Silvio Fiorillo, Giulia Fazzari e la commercialista De Luca e, ciliegina sulla torta, Cermelo Gullace. Appare quindi evidente che il FAMELI quindi non aveva alcun interesse in quel procedimento, pur mostrandosi molto interssato allo stesso. Da notare, inoltre, la testimonianza dell'ex moglie di MAMONE non portò alla conferma in dibattimento di quanto verbalizzato e già riscontrato (conferma fondamentale con la nuova norma del c.d. "Giusto Processo") perchè, come denunciò lo stesso pm in aula, vi fu una chiara intimidazione contro la testimone.
Come panoramica dovrebbe ora bastare per offrire un quadro del soggetto.
QUALCHE MINUTO DOPO L'INIZIO DEL VOLANTINAGGIO ARRIVA UNA SIGNORA CHE SI QUALIFICA COME SORELLA DI UGO PIAVE CI LANCIA IL VOLANTINO E DICE CHE UGO NON C'ENTRA NULLA CON FAMELI. NOI RIBADIAMO CHE CITIAMO SOLO ATTI PUBBLICI DI REPARTI IVESTIGATIVI E COMMISSIONE ANTIMAFIA, ED E' LI' CHE RISULTA IN ATTI CHE L'UGO OPERA PER CONTO DEL FAMELI |
NOI SI VA AVANTI E POCO DOPO ARRIVA UN SIGNORE CHE NON SI QUALIFICA E CI DICE CHE CAZZO STIAMO FACENDO E CHI CI HA MANDATI. POI AGGIUNGE CHE FAMELI NON E' UN MAFIOSO E CHE SE CI SPARANO FANNO BENE. |
QUESTO CON I BAFFI E' STATO IL PRIMO
AD AGGREDIRCI, SUBITO DOPO L'ARRIVO DELLA POLIZIA MUNICIPALE (E' UNO DEI SOGGETTI CHE ABBIAMO CHIESTO QUINDI DI IDENTIFICARE) |
ANTONIO FAMELI PRIMA RIDACCHIA POI PARTE IN QUARTA E CI AGGREDISCE (TROPPO NERVOSISMO PER IL BOSS DEL CLAN DEI PIROMALLI) ANCHE PER LUI IDENTIFICAZIONE RICHIESTA PER POTER PROCEDERE NEI SUOI CONFRONTI |
IL BOSS ANTONIO FAMELI VIENE FATTO
ALLONTANARE DOPO LA PRIMA AGGRESSIONE PORTATA AL PRESIDENTE ED AL SEGRETARIO DELLA CASA DELLA LEGALITA' |
DOPO CHE ABBIAMO PUNTATO L'INDICE SUL BOSS ANTONIO FAMELI PERCHE' FOSSE INDENTIFICATO QUALE AGGRESSORE E SCOPPIATA LA SECONDA AGGRESSIONE |
L'AGENTE DELLA MUNICIPALE TENTA
DI TRATTENERE UNO DEGLI AGGRESSORI CON ESTREMA FATICA, PERCHE' GLI AGENTI ERANO DUE ED IL GRUPPO DEL FAMELI ERA NUTRITO... ED INTANTO CONTINUAVA A PROFERIRE INSULTI COME AD ESEMPIO "FIGLIO DI PUTTANA" ECC ECC |
UNO DEGLI AGGRESSORI MENTRE VIENE TRATTENUTO... MA ERANO TROPPI E IMBIZZARRITI |
ALL'ARRIVO DEI CARABINIERI, QUESTI DICE CHE DOVEVAMO ASPETTARCI QUELLA REAZIONE VOLANTINANDO DAVANTI ALLA LORO CASA... POI CHIEDE AI VIGILI SE HANNO GIA' PROVVEDUTO A GENERALIZZARE |
UGO PIAVE... UNO TRA GLI AGGRESSORI NELLA SECONDA ONDATA... DAVANTI AI CARABINIERI DICE CHE A LORO NON SERVE FARE QUERELE, NON SERVE UN GIUDICE, PERCHE' SANNO DI AVER RAGIONE E BISOGNA PRENDERCI A SBERLE |