2007-03-03 12:41 - ANSA |
Vedova Fortugno, si avvale della facolta' di non rispondere |
Maria Grazia Lagana' a colloquio per un'ora con magistrati |
(ANSA) - REGGIO CALABRIA, 3 MAR - 'Ho fatto dichiarazioni spontanee ed ho presentato una memoria scritta sulla vicenda che mi riguarda', Cosi' Maria Grazia Lagana'. La parlamentare della Margherita, vedova di Francesco Fortugno, a colloquio con i magistrati calabresi per circa un'ora, si e' avvalsa della facolta' di non rispondere, richiamandosi al contenuto delle dichiarazioni spontanee e del memoriale presentato. La vedova Fortugno e' indagata per una presunta truffa in un appalto all'Asl di Locri. I legali hanno confermato di avere sollevato una questione di competenza funzionale e territoriale della Dda reggina, sostenendo che non ci sono contestazioni di delitti o aggravanti di competenza della Procura distrettuale. In sostanza, sul reato di truffa per cui e' indagata la deputata dell'Ulivo deve procedere la Procura ordinaria,cioe' quella di Locri. In sostanza, sul reato di truffa per cui e' indagata la deputata dell'Ulivo deve procedere la Procura ordinaria,cioe' quella di Locri. |
Qualche "appunto" sull'interrogatorio di oggi,
soprattutto sulla richiesta di spostare tutto a Locri...
Sul conflitto di interessi abbiamo già detto chiaramente. La dott.ssa Laganà deve dimettersi dalla Commissione Antimafia. Un conflitto che dopo gli attacchi portati alla DDA che indaga sull’omicidio Fortugno, sulla ASL 9 di Locri per le infiltrazioni mafiose e da alcuni giorni sulla dott.ssa Laganà è evidente. E’ urgente perché dopo essersi rifiutata per due volte di comparire e rispondere davanti ai magistrati dell’Antimafia adducendo ad “improrogabili impegni istituzionali”, la “parlamentare dell’Antimafia” si è avvalsa della facoltà di non rispondere ed ha chiesto il trasferimento dell’indagine alla Procura ordinaria, e più precisamente alla Procura di Locri. Stranezze, ulteriori. Pesanti, vista la vicenda.
1) L’indagine su appalti, convenzioni, forniture, assunzioni, trasferimenti e incarichi relativi alla ASL 9 di Locri è seguita dalla Direzione Distrettuale Antimafia in quanto è stato accertato che nella Asl di Locri vi fosse una infiltrazione della ‘ndrangheta sia tra il personale dipendente (medico e non), nonché con e nelle ditte e aziende private convenzionate, appaltatrici e di fornitura, nonché tra il personale esterno (medico e non). L’accertamento di ciò è stato effettuato da una Commissione di Accesso alla ASL che ha redatto una Relazione (la cosiddetta Relazione Basilone, la cui prima parte è stata coperta da segreto istruttorio dalla DDA di Reggio, mentre la seconda parte è pubblica, in quanto non coperta e relativa ad un procedimento amministrativo concluso) che, senza smentita alcuna, ha portato al Commisariamento della stessa Asl per infiltrazione mafiosa. Nella Relazione è evidenziato il determinante ruolo svolto da funzionari dirigenti compiacenti, senza i quali detta infiltrazione non sarebbe potuta avvenire.
2) La DDA di Reggio che indaga sulla ASL di Locri (ovvero sulle infiltrazioni mafiose in essa), indaga anche sull’omicidio di Francesco Fortugno, Primario di Pronto Soccorso del nosocomio locrese. La stessa DDA di Reggio indaga la dott.ssa Maria Grazia Laganà, non perché politica o palrmantare e nemmeno perché vedova di Fortugno, bensì perché questa era, sino all’elezione in Parlamento – primavera 2006 – vice Direttore Sanitario e Responsabile del Personale della ASL di Locri.
3) La dott.ssa Laganà, con i suoi legali Laganà e Mazzone, chiede il trasferimento a Locri. Ma qui ci tornano alla mente alcuni “fatti” che non fanno quadrare il cerchio.
- a) La Procura di Locri è quella dove è stata “rinvenuta” la famosa e tanto denunciata dalla dott.ssa Laganà, “denuncia del marito Franco Fortugno”, che in realtà, si è accertato essere una Interrogazione in Consiglio Regionale, peraltro legata ad un fatto personale e non a infiltrazioni mafiose o altro, che la Procura di Catanzaro aveva trasmesso nel 2002 a Locri. Quindi la dott.ssa Laganà prima attacca i giudici che hanno insabbiato le denunce del marito e poi chiede di essere indagata dalla procura di quei giudici che avrebbero, a suo dire, insabbiato le denunce (interrogazione) del marito.
- b) La Procura di Locri che ricevette l’ di Fortugno (per la vedova “le denunce”) nel 2002 vedeva come Procuratore Capo Rocco Lombardo. In quegli anni la Procura di Locri non ha mai aperto alcuna indagine o mai agito in merito alle infiltrazioni della Asl di Locri (a tutt’oggi non risulta nemmeno una indagine o un processo sulle gestioni della ASL – tra cui anche quella del padre della dott.ssa Laganà, Mario, e successive – che si sono evidenziate fortemente fuori dalla legalità, anche dal punto di vista contabile). Inoltre il figlio del Procuratore Capo di Locri d’allora, è Giuseppe Lombardo. Questi è pubblico ministero presso la Procura (non la DDA ) di Reggio Calabria e mentre la DDA non secretava la seconda parte della Relazione Basilone, procedeva (nonostante che la competenza per le associazioni mafiose sia solo della DDA) a sequestrare e oscurare (illegalmente e con una “procedura viziata”) la parte pubblica della Relazione Basilone impedendo ai cittadini di sapere e quindi di collaborare anche alle indagini. Inoltre Giuseppe Lombardo si è visto bloccare (dalla Procura Nazionale Antimafia) la nomina a giudice della DDA di Reggio, poche settimane fa. La proposta di Lombardo era stata avanzata "nell'ultimo giorno prima della pensione" dal Procuratore Catanese, che aveva escluso magistrati con già una positiva e consolidata esperienza nell'Antimafia. Il CSM ha optato, vista i candidati, per il giudice Boemi, divenuto anche Coordinatore della DDA di Reggio.
In conclusione. La Dott.ssa Laganà , con tutto il peso che deriva dall’essere un parlamentare della Commissione Antimafia (la quale ha lo stesso potere dell’autorità giudiziaria), attacca i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia –senza rispondere e senza dire quello che per il lavoro che svolgeva come dirigente nella ASL deve sapere per forza (a meno che non fosse una prestanome in quella carica)- Questo considerando anche il peso che la famiglia Laganà-Fortugno ha in quella Regione, nelle Istituzioni e nella Sanità, i legami politici nazionali dai tempi della potente Democrazia Cristiana, è inquietante e potrebbe portare a scelte d’accondiscendenza verso il Potere, cosa che troppo spesso, soprattutto in Calabria avviene, a tutela di quei soggetti, quei legami e quei poteri che comunemente, e soprattutto lì, si dicono “forti”.
Il fatto che la Dott.ssa Laganà abbia assunto un atteggiamento screditante verso la magistratura, e che abbia rovesciato radicalmente –da quando è stata eletta ed è stata redatta la Relazione Basilone- le dichiarazioni sull’omicidio del marito e sulla Sanità locrese, buttando poi, con le ultime dichiarazioni la sua vicenda giudiziaria in “politica” è un film già visto troppe volte e che rischia - come troppo spesso in questi casi già visti - di far approdare il tutto ad un porto delle nebbie sempre più fitto, lontano dalla verità e della giustizia che ha sempre detto di volere ma che non ha mai contribuito (scegliendo di tacere tutto) a raggiungere.