Ecco qui un estratto dall'Ordinanza della DDA di Milano [la versione integrale in pdf - ] che li riguarda:
VALLE Domenica (sorella di Francesco) uccisa da ignoti nel 1972;
VALLE Antonino (fratello di Francesco) ucciso dalla moglie Cristiano Serafina nel 1976;
VALLE Domenico (Mico) (fratello di Francesco) ucciso il 18/05/1978; (rapp. Giud. 6/6/78 Compagnia Carabinieri Reggio Calabria)
VALLE Salvatore (fratello di Francesco) ucciso il 21/01/1980; (rapp. Giud. N. 1362/2/M1 21/01/1980 Questura Reggio Calabria)
VALLE Fortunato (figlio di Antonio e nipote di Francesco) ucciso il 26/03/1980; (rapp. giud. N. 4052/2/M1 del 29/03/1980 Questura Reggio Calabria)
BARBARO Giuseppe (picciotto dei Valle) ucciso il 10/05/1980; (rapp. giud. N. 5304/2/M1 del 24/05/1980 Questura Reggio Calabria)
FICARA Santo (amico dei Valle) ucciso il 29/01/1981;
FICARA Antonino (amico dei Valle) ucciso il 23/05/1981;
PELLICANO' Santo (nipote di Francesco) ucciso l'1/07/1981;
PELLICANO' Domenico (nipote di Francesco) ucciso l'1/07/1981;
VALLE Demetrio (fratello di Francesco) oggetto di attentato nel 1973;
VALLE Francesco ferito da colpi di arma da fuoco il 10/08/1977; (rapp. giud. N. 9664/2 Me b.M1 del 10/08/1977 e 03/012/1978 Questura Reggio Calabria
COSCA GERIA / RODA'
MILASI Domenico - ucciso l/11/07/1977;
RODA' Giovanni - (cognato di Geria Giuseppe - ferito l'11/07/1977);
GERIA Giuseppe - (cognato di Rodà Giovanni - ferito l'11/07/1977);
POSTORINO Giuseppe - (amico dei Rodà/Geria - ferito l'11/07/1977); (rapp. giud. 12/07/1977 Questura Reggio Calabria)
GERIA Demetrio - fatto a segno di colpi da arma da fuoco l'11/04/1980;
GERIA Domenico - fratello di Giuseppe - ucciso il 23/04/1980; (rapp.giud. n. 4664/2/M1 del 23/04/1980 Questura di Reggio Calabria)
GERIA Angelo - ucciso il 21/06/1983;
Per quanto riguarda la faida è ovvio che essa non può considerarsi conclusa perché caratteristica della faida reggina è la irriducibilità: essa è pretesa verso una folle corsa di morte che né il decorso del tempo, né l'intervento riparatore della giustizia riescono a stemperare, riservandosi all'eliminazione fisica degli antagonisti l'appagamento della sete di vendetta."
Della famiglia Valle, un tempo particolarmente temuta per numero di fatti criminosi nei quali rimasero coinvolti, sia per la temerarietà dei suoi adepti, sono rimasti soltanto duer esponenti Valle Francesco e Valle Demetrio, entrambi fratelli del capo bastone Mico Valle. Costoro sono tuttora portatori di una pericolosità sociale qualificata dall'ambiente sociuale in cui vivono e dalle amicizie che coltivano con i fratelli Ficara, adepti di Don Ciccio Canale e con il gruppo mafioso di Paolo De Stefano.
I due fratelli Valle hanno rinserrato le fila, dopo la elimini nazione dei loro familiari ed hanno aggregato a sé giovani ribaldi, capaci di coadiuvarli nella lotta"
E' evidente che i fatti del passato non costituiscono - da soli - prova del presente. Tuttavia la genesi del trasferimento di Francesco Valle a Vigevano è impressionante. 19 morti ammazzati nel giro di due o tre anni segnano i rapporti tra la (più che) presunta cosca Valle e la cosca avversaria ! Dopo questo drammatici fatti, Francesco Valle scompare da Reggio e riappare a Vigevano, ove comincia la sua impressionante scalata.
(omissis)
La Famiglia Valle a Vigevano
La forza della famiglia VALLE consiste nella sua struttura monolitica che le ha permesso di sopravvivere ai ripetuti assalti della cosca avversaria; seppure parzialmente decimati, i Valle hanno ricreato a Vigevano quel gruppo che ha scritto un capitolo violento nella storia della mafia reggina, accresciuto dalla nuova linfa di picciotti e compari al proprio servizio.
Quest'Ufficio sulla scorta delle indagini esperite ha approntato l'allegato organigramma che delinea la struttura della cosca Valle.
Già in data 02/04/1984 lo scrivente Commissariato con rapporto giudiziario n.128/1984/2 deferì a codesta A.G. per il reato di cui all'art. 416 bis c.p. gli appartenenti alla cosca in parola, ma il procedimento penale instaurato fu archiviato da parte del G.I. ex art. 74 cpp. Gli elementi che all'epoca non risultarono sufficienti per ravvisare l'ipotesi di reato di cui all'art. 416 bis c.p. hanno ora ricevuto dignità di fonte di prova a seguito della operazione di polizia condotta da quest'Ufficio nel mese di gennaio c.a. che ha consentito di arrestare oltre al capofamiglia Francesco, i figli Angela, Fortunato e Leonardo, il genero e nipote Pellicanò Fortunato ed il cugino Lucisano Leone ( tutti ancora detenuti ad eccezione di Angela e Leonardo a vario titolo autori in concorso, di estorsioni ed usura; in questi settori è stata individuata la principale attività delinquenziale dei prevenuti, supportata altresì da intimidazioni, danneggiamenti e pestaggi.
Essa costituisce la modalità di investimento più immediata dei profitti illeciti e nel caso in esame è riuscita a raggiungere dimensioni rilevanti forte della copertura delle intimidazioni e ritorsioni in caso di mancata restituzione del debito e del fatto che essa si sviluppa perlopiù nell'ambito di quei soggetti che essendo già incorsi in disavventure economiche e violazioni di legge, non possono più fare ricorso al finanziamento, certamente più conveniente, da parte degli istituti di credito.
Ora, però, che i conti correnti bancari e le cassette di sicurezza intestati alla famiglia Valle sono stati posti sotto sequestro così come 13 immobili per un valore superiore al miliardo, in accoglimento alla richiesta formulata dal Signor Questore di Pavia ai sensi della legislazione antimafia , patrimonio accumulato in soli 12 anni di attività a Vigevano, sovviene una riflessione che non può essere sottaciuta.
Gli acquirenti di terreni, edifici ed aziende effettuati con la minaccia e con l'uso della forza da parte della cosca Valle non costituiscono dei semplici trasferimenti di ricchezza e di diritti di proprietà.
Tale trasferimento di beni rappresenta solo il primo stadio di un ampio processo di accumulazione il cui secondo stadio (che è stato però bloccato) consiste nella concentrazione delle ricchezze acquistate in un numero di mani minore e nella sua ulteriore valorizzazione tramite estesi programmi di investimento.
Nella cosca Valle si avverte ancora la presenza degli elementi tipici della mafia tradizionale; l'arcaica ferocia, la sanguinarietà, il valore ed il coraggio male-interpretati, il ricorso all'intimidazione ed alla violenza, l'accrescimento ulteriore del numero di legami di parentela che arrivano al punto di favorire i matrimoni incrociati tra cugini di primo grado (matrimonio tra Valle Angela e Pellicanò Fortunato), istituzione di un numero elevatissimo di rapporti di cointeressenza economica tra i membri della cosca, includendo in ciò anche le componenti subalterne della comunità domestica quali le donne, gli adolescenti e gli anziani, creando forme di vero e proprio comunismo familiare.
In particolare, le violenze e le intimidazioni sembrano essere prerogative dei Valle, come si rileva dall'allegato elenco dei procedimenti penali istituiti dalla Procura della Repubblica di Vigevano, a seguito di indagini condotte da questo ufficio, per una tranche dei quali è già stato fissato il dibattimento al 15/10/1992 e per i restanti è stato chiesto il rinvio a giudizio in data 21/07/1992.
A titolo esemplificativo, si condensano, qui di seguito, gli episodi più rimarchevoli:
- TROTTI Mariagrazia, orefice di Vigevano viene minacciata nei suoi affetti più cari, con l'avvertimento, in caso di mancato pagamento, di ammazzare il marito ed il figlio a colpi di pistola in bocca;
- CAMPANIELLO Raffaele, albergatore e ristoratore di Vermezzo (MI), scampa addirittura ad un tentativo di sequestro di persona, il cui epilogo poteva anche essere tragico e viene pestato a sangue dai Valle
- LOVISETTO Bruno, artigiano tessile di Biella (VC), anche dopo l'arresto dei Valle riceve a Biella la visita di tre individui (non ancora identificati) presumibilmente emissari degli arrestati, che incaricano gli impiegati della ditta, vista la momentanea assenza del titolare, di informarlo che " sono venuti quelli di Vigevano" il medesimo nella casa dei Valle viene minacciato di fargli abortire la figlia incinta se non onora i pagamenti;
- ARATI Francesco, pensionato benestante di Vigevano, è costretto a vendere a Valle Francesco un capannone industriale cedendo a minacce del tipo " se a lei capitasse che parte del capannone saltasse in aria come la prenderebbe? E' meglio che venda a me, farebbe un affare"; naturalmente il prezzo e le modalità di pagamento sono stabilite dall'acquirente;
- FABOZZI Vincenzo, imprenditore nel settore calzaturiero, trascinato e picchiato in casa dei Valle, minacciato di seppellirlo nel loro stesso giardino, in quanto aveva manifestato l'intenzione di denunciare alla Polizia le estorsioni subite;
- CUSUMANO Benito, viene picchiato nella sua abitazione da VALLE Fortunato e SALVIA Basilio (assassinato da ignoti in data 8/3/91 nonché ripetutamente pestato e sequestrato nell'abitazione dei VALLE di via Oroboni;
- MERIGGIOLI CAPRA Paolo, titolare agenzia ippica di Vigevano, viene minacciato in caso di mancato pagamento degli interessi, di fargli saltare il locale.
(omissis)
La paura è tale che anche davanti all'evidenza si nega di aver avuto rapporti con essi, nonostante i Valle abbiano acquistato ( si fa per dire, poiché è il prezzo degli interessi usurari) gli immobili di persone che vi continuano ad abitare, pagando loro un cospicuo affitto mensile: è il caso di APPELLA SENATRO Salvatore e della moglie CIANCIA Angela nonché RUBINI Francesco.
Chi, invece, subisce danneggiamenti o attentati incendiari, come CAMMARERI Carlo che si ritrova la macchina completamente bruciata, dopo un momento di stizza e l'imprecazione contro i Valle quali autori dell'episodio, ritratta in denuncia e nega davanti al magistrato che lo ha convocato per interrogarlo.
Ma ecco che, quasi improvvisamente sorprendendo anche gli organi inquirenti, si abbatte il muro di omertà, si dissolve la cortina di paura. Ciò che prima le vittime erano soltanto disposte a "sussurrare" alle orecchie degli inquirenti o a fare " riservate indiscrezioni", rifiutandosi di ufficializzare tali ammissioni con la verbalizzazione, si tramuta in precise, circostanziate, concordanti dichiarazioni.
(omissis)
E' sin troppo noto come la mafia prosperi e faccia conto proprio sul sentimento di paura che incute alle vittime, delle sue prepotenze e come, peraltro, proprio per mantenere in siffatto clima di terrore, sempre la mafia sia pronta ed implacabile nel punire esemplarmente coloro che per avventura rompano quel muro di omertà che la circonda e la protegge e vengano meno alle "regole del gioco" dalla stessa mafia imposte a cui non è assolutamente facile sottrarsi.
Emblematico è il costante riferimento, da parte dei taglieggiati, alla gigantografia che troneggia in una stanza della villa-fortino di via Oroboni, allorquando i malcapitati sono convocati i più spesso condotti di peso al cospetto di VALLE Francesco che ammonisce in tono greve: "l'uomo vestito di bianco che vedete nella fotografia è mio nipote, è latitante e ha cinque omicidi sulle spalle".
Obliterare una tale realtà, che cade ogni giorno sotto l'osservazione di tutti, operatori del diritto e cittadini in genere, sarebbe estremamente colpevole e se ne deve quindi tener conto per conferire alle indagini condotte da questo ufficio e dalla Procura della Repubblica di Vigevano tutta la possibile attendibilità in sede di configurazione del reato di associazione per deliquere di stampo mafioso.
Di modo che, devono sempre in tal sede ritenersi esaustivi le fonti di prova offerte dallo scrivente Commissariato sia sull'esistenza dell'organizzazione mafiosa capeggiata da VALLE Francesco, sia sulla non estraneità della stessa organizzazione alle azioni delittuose consumate nel territorio de vigevano e dintorni nell'arco di 12 anni che vanno dal 1980 data di insediamento dei Valle a Vigevano, al gennaio 1992 e che sono valse ad instaurare un clima di terrore, di ricatti e di estorsioni assolutamente intollerabile.
Che se poi si volesse dubitare della partecipazione dei Valle ad una siffatta organizzazione, argomentando che l'ormai raggiunta agiatezza economica - difficilmente raggiungibile in soli 12 anni con il lavoro onesto, dal fruttivendolo che era a proprietario plurimmobiliare - non potrebbe mai suggerirgli di immischiarsi in imprese del genere dall'incerto risultato e dai molti rischi, sarebbe facile obiettare che un siffatto argomentare paleserebbe un'approssimativa conoscenza del fenomeno mafioso e sulla indissolubilità del vincolo contratto al momento dell'ingresso nell'organizzazione, sul permanente interesse a sempre più allargare le sfere di influenza ed ampliare le occasioni di arricchimento, sulla necessità soprattutto nel caso in specie, di sostituire all'impegno nell'attività di ortofrutta svolta nel famigerato quartiere Archi di reggio Calabria, nuove fonti di guadagno, quale quelle appunto provenienti dalle vessazioni usuraie imposte a debitori, dai ricatti a possidenti di beni appetibili o ad altri soggetti del sottobosco delinquenziale sottomessi nella scalata dalla sua venuta a Vigevano, a capo consacrato della mala locale.
La realtà obiettiva- costituita dalle denunzie di estorsioni, usura, lesioni, pestaggi, minacce e altro, consumati nel territorio della provincia di Pavia, del biellese e dell'hinterland milanese è la prova più evidente della esistenza di un organizzazione mafiosa che, incutendo il terrore è riuscita ad estendere il dominio nella zona.
E le indagini, questa volta non per mezzo di voci confidenziali ma attraverso le circostanziate e precise indicazioni e dichiarazioni fornite dalle vittime che hanno consentito a questo ufficio non solo di individuare molti dei componenti di detta organizzazione ma da ritenere fondatamente che a capo della stessa vi è VALLE Francesco, " don Ciccio" per gli amici. E che l'organizzazione sia alle sue dipendenze "gerarca incontrastato" è dimostrato dal fatto che tutte le persone indicate in epigrafe appartenenti all'associazione mafiosa scoperta in esito alle indagini per le estorsioni e l'usura " tutti insieme" Frequentano il VALLE Francesco.
A parte gli appartenenti legati da vincoli familiari a carico dei quali sono state acquisite numerosi fonti di prova (i figli Angela, Fortunato e Leonardo, il genero Pellicanò Fortunato, tutti conviventi in via Oroboni n.32) anche gli altri affiliati frequentano "tutti insieme" assiduamente VALLE Francesco, il quale utilizza le auto blindate Fiat 132 targata Roma e l'Alfetta 200 targata Cremona.
Anche la cosca "VALLE", però, per poter muoversi liberamente nel settore dell'usura e dell'estorsione ha dovuto pagare il pedaggio ad un altro clan tecnicamente più progredito, facente capo a COTRONEO Giovanni, nato a S.roberto (RC) il 23/07/1942, residente a Gambolò (PV) dal 1968.
COTRONEO Giovanni risulta ufficialmente operante nel settore del commercio (mobili ed arredamento), dell'edilizia e della ristorazione. In Vigevano controlla, di fatto, nr. 5 pizzerie gestite da "teste di legno" di origine calabrese.
Per lo stile di vita e l'organizzazione della propria attività imprenditoriale nei settori sopraindicati, si ritiene che il Cotroneo abbia superato lo stadio primario di accumulazione del capitale con metodologie illecite e si sia "riciclato" in operatore economico di lecite attività imprenditoriali.
Pur tuttavia, rimangono i vincoli ed i legami con le pericolose cosche tuttora operanti in Calabria:
- con gli IMERTI/CONDELLO, per il tramite di Buda Francesco, nato a Fiumara (RC) il 2/3/1959, residente a Vigevano, cogestore della pizzeria "Charlie Brown", il cui fratello risiede in Calabria è intimo amico del pericoloso latitante IMERTI Antonino, nato a Villa S.Giovanni il 228//1946, ivi residente;
- con la cosca "URSINO", per il tramite di Racco Gino, nato a Gioiosa Jonica (RC) il 7/2/1959, residente a Vigevano in un appartamento di COTRONEO Giovanni ed alle sue dipendenze come muratore;
- con il clan mafioso "PESCE/BELLOCCO" di Rosarno (RC), per il tramite di PESCE Rocco, nato a Taurianova (RC)il 31/5/1971, ivi residente ed ASCONE Michele, nato a Taurianova (RC) il 12/3/1969, ivi residente, entrambi già identificati in vigevano.
Tale dipendenza gerarchica è provata da un quadro dal forte significato allegorico appeso nel salotto di casa VALLE in via Oroboni n.32, che ritre la moglie di VALLE Francesco, NUCERA Angela, a letto sofferente, sulla quale vigila, quale fosse un angelo custode, la effige di COTRONEO Giovanni.
Al di là del puro riferimento simbolico che è tipico, così come l'enfasi, l'ampollosità e la sacralità, dell'ambiente mafioso, è importante la presenza di questo quadro che costituisce la prova di un alleanza cementatasi in amicizia, con tutte le conseguenti implicazioni di portata criminogena che ne consegue.
Altro elemento qualificante per il Valle Francesco di appartenente ad organizzazione mafiosa è il sequestro avvenuto durante una perquisizione domiciliare effettuata nel 1984 di un agenda a lui appartenente, contenente un brano scritto a penna, probabilmente da un figlio in quanto il prevenuto è completamente analfabeta, riportante il rito di inziazione e di affiliazione alla n'drangheta; il cerimoniale criminale descritto è una via di mezzo tra il rito religioso e quello tipico di una setta contenente frasi piene di enfasi e connotate da una certa sacralità.
In conclusione, appare inconfutabile che l'organizzazione criminale facente capo a VALLE Francesco racchiude in se tutti i connotati tipici della associazione di stampo mafioso.
Innanzitutto la forza di intimidazione e cioè che tale "societas sceleris" a causa della "fama" acquistatasi con atti di violenza e di minaccia a danno di coloro che intendono ostacolare l'attività, è ormai in grado di incutere timore per la sua stessa esistenza, generando in coloro con cui vengono a contatto una condizione di "assoggettamento" e cioè di sottomissione incondizionata e un conseguente atteggiamento di "omertà" e cioè di reticenza e di rifiuto di collaborare con gli organi inquirenti dettato dalla paura di eventuali ritorsioni e rappresaglie da parte dell'organizzazione.
Prova ne è che soltanto 12 anni dopo il loro insediamento in Vigevano, grazie al coraggio ed alla presa di coscienza della titolare di una gioielleria, Mariagrazia TROTTI, si è squarciata la cortina di apura e omertà e hanno raggiunto dignità di fonti di prova e riscontro obiettivi, quelle che per anni erano state soltanto voci indizi e sospetti non adeguatamente supportati.
Sull'esempio dell'orefice, altri commercianti, artigiani ed imprenditori hanno denunciato le vessazioni subite per anni dai Valle.
Orbene, poiché l'effetto tipico dell'intimidazione mafiosa consiste nel produrre assoggettamento ed omertà e poiché l'intimidazione deve risultare necessariamente insita nello stesso vincolo associativo, l'associazione può considerarsi mafiosa, soltanto ove il timore da essa suscitato risulti idoneo a creare di per sé uno stato di sottomissione come conseguenza di una "fama criminale" già da tempo consolidatasi.-
La cosca "VALLE", invero, ha acquistato la sua "forza" proprio in virtù di reiterati comportamenti di violenza e di minaccia , tali da ingenerare progressivamente quello stato di timore diffuso che lo stesso "vincolo associativo" è ormai da solo in grado di suscitare; e la forza oltre a consentire ai soci di poter contare su di una efficace protezione (l'omertà) da parte di tutti coloro che siano a conoscenza della "cattiva fama" dell'organizzazione, fa apparire assai più agevole anche l'intimidazione di quegli specifici, soggetti, la cui "sottomissione" alla volontà mafiosa influisce direttamente sulla potenzialità della associazione a realizzare i singoli obiettivi "finali" che si proponeva di conseguire.
Il fine che si propone l'associazione in parola è desunto dall'esame della copiosa documentazione di natura finanziaria contabile e dei conti correnti bancari sequestrati al clan "VALLE" nonché dalle risultanze degli accertamenti patrimoniali disposti dal Sig. Questore di Pavia; emerge infatti una notevole divergenza tra la consistenza dei conti correnti, costituite da cifre minime e comunque apparentemente insignificanti e l'effettivo movimento di capitali in denaro liquido contante di cui i prevenuti avevano la disponibilità per effettuare prestiti di natura usuraria.-
Molteplici sono, infatti, le dichiarazioni circostanziate delle parti offese che asseriscono di aver ricevuto in denaro contante svariate decine di milioni in più occasioni.-
Questo dato di fatto induce a ritenere fondato che l'organizzazione criminosa di cui i Valle hanno dato vita abbia come scopo principale il riciclaggio di denaro sporco, la cui provenienza potrebbe derivare dai sequestri di persona.-
In effetti, in data 06.05.1992, al momento dell'arresto di VALLE Leonardo, costui viaggiava sulla propria autovettura in compagnia di FRANCO Giovanni, nato a Camini (RC) il 13.03.1956, residente a Roccella Jonica in Contrada Guardali senza numero civico, immune da precedenti al CED, il cui fratello di nome Cosimo, nato a Camini (RC) il 17.03.1951, residente a Roccella Jonica in via Gerone nr. 24 è in atto detenuto a Brescia, in quanto partecipò materialmente al sequestro di Roberta Ghidini, prelevando i fratelli della ragazza che veniva intanto rapita da altri complici ed abbandonandoli successivamente in un cantiere.
La banda IERINO' di cui fa parte il sopramenzionato FRANCO è indagata anche per il sequestro Conocchiella, del quale da 15 mesi non si hanno più notizie.-
Effettivamente, le imputazioni tratte delle sentenze del Tribunale di Vigevano del 25 maggio 1993 e del 21 luglio 1995 - fatti per i quali è intervenuta condanna definitiva e che quindi devono essere ritenuti come storicamente comprovati - si caratterizzano costantemente per un livello di violenza e intimidazione assolutamente eccezionale. Dunque, non è a caso che la relazione di Pg sopra riportata descriva la famiglia Valle come da sempre nota per diffondere un clima di terrore e violenza. Quel clima ben presente nelle parole della Trotti e che induce la teste - a torto o ragione non importa - ad attribuire ai Valle addirittura la misteriosa morte di appartenenti alla Polizia responsabili delle indagini sui Valle."
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