
Non è possibile continuare a vedere e
sentire politici e pubblici amministratori che, dall'una e dall'altra
parte, negano e minimizzano. Altrettanto insopportabili sono i
politici e pubblici amministratori che vedono la mafia solo dove
"governano" gli altri. Non meno insopportabili sono anche i
politici e pubblici amministratori che parlano contro la mafia, si
dicono pronti ad affrontare quanto emerge (come se fosse una novità
la mafia in Liguria) e che se poi andiamo a vedere erano tra quelli
che avevano rapporti con gli uomini delle cosche. Non da meno sono
gli industriali. Anche qui la schiera dei negazionisti è sempre ben
fornita, così come quella di quelli che minimizzano e di coloro che
parlano bene ma razzolano male. Così facendo si continua nel non
affrontare la realtà per quel che è: gravissima! In questo modo si
rende il peggior servizio al contrasto alle mafie e quindi alla
comunità. Ed allora vediamo un attimo di fare il punto, sulla base
di quanto sino ad ora emerso da inchieste, atti e fatti
inconfutabili...
Partiamo dall'economia. Confindustria
in Liguria continua nel dire che vi è un problema in prospettiva,
causato dalla crisi e che loro si sono schierati per la Legalità. A
questo punto viene da domandarsi se Ceppolina & C. vivano sulla
luna o abbiano assunto qualche sorta di allucinogeno.
Vediamo. Nel
ponente ligure ci sono più righi dolosi che in Calabria. Gli
imprenditori vittime di attentati ricevono poi puntuali visite di chi
propone "assicurazioni" particolarmente efficaci. Le difficoltà
derivanti dalla "crisi" in Liguria ci sono da tempo per
l'economia sana, visto che il grande riciclaggio, ha soffocato quello
che dovrebbe chiamarsi "libero mercato", stroncando ogni
possibile concorrenza. Le imprese sane non hanno dalle banche quegli
aiuti necessari per reggere, ma le imprese legate o direttamente
controllate dalla criminalità organizzata hanno disponibilità di
fidi e mutui (oltre alla cassa "criminale"). Le imprese sane in
difficoltà ricevono i sostegni da finanziarie che: o gli chiedono
tassi d'usura che li fanno capitolare, così da dover cedere "agli
amici" l'impresa; oppure ricevono i contanti necessari in cambio di
una semplice delega a persona di fiducia degli "amici" per la
riorganizzazione e gestione aziendale (ed in entrambi i casi
l'impresa formalmente resta intestata a persone linde, che fungono da
paravento alla realtà di aziende che finiscono in mano alle cosche e
che così possono essere anche usate per determinare gli esiti di
gare pubbliche). Chi subisce attentati, tentativi estorsivi o
estorsioni in pieni regola, non denuncia, anzi china il capo e cede,
facendosi così complice dell'organizzazione mafiosa. L'omertà regna
sovrana nel mondo delle imprese così come in quello della politica,
perché agli impegni di voltare pagina, di cacciare chi non denuncia,
chi è complice, contiguo e connivente, non seguono mai i
fatti.
Continuare, davanti a questa realtà ad affermare che il
problema c'è solo in prospettiva, signidica negare la realtà,
producendo un'unico vantaggio, quello per le organizzazioni mafiose!
E poi diciamocelo: o la classe
imprenditrice di questa regione non è in grado di capire e vedere
ciò che succede nel mercato, oppure lo vede ma sceglie la regola
dell'omertà come regola dominante. Non possono Ceppolina & C.
non aver visto che, ad esempio, il clan dei PELLEGRINO avevano un
dominio incontrastato, con le loro imprese, nell'imperiese (ben oltre
al monopolio emerso grazie al condizionamento del Comune di
Bordighera); così come le cosche GULLACE-RASO-ALBANESE, con i
FAZZARI lo hanno sulla Piana di Albenga e con i MAMONE su Genova e
Levante; così come i FOTIA, della cosca
MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI, lo hanno a Savona, Vado Ligure ed in
altre realtà tra quella stessa provincia con puntate nel capoluogo
di regione. E questo solo per rimanere su uno dei frammenti dello
scacchiere su cui opera una mafia che ormai non è solo più
movimento terra, demolizioni, bonifiche ed edilizia, ma si è fatta
strada nella sanità, nella ristorazione, nei servizi come nelle
finanziarie, nel commercio, come nel mercato dello spettacolo e del
divertimento.
Davvero dovremmo credere che
Confindustria non si è accorta di tutto questo? Ci facciano il
piacere e si muovano con coraggio e determinazione, perché se non si
libera l'economia dalla presenza soffocante delle mafie, la semplice
(e necessaria) azione di contrasto da parte della Magistratura e dei
Reparti investigativi non serve a nulla, se non ad arginare le
situazioni più cruenti e, comunque, già consumate. Vogliono dare un
segnale forte e coerente alle dichiarazioni di intenti promosse ed ai
"protocolli" che - ci ricordano in ogni dove - hanno voluto e
firmato? Bene, inizino ad espellere Pier Giorgio Parodi, il più
grande costruttore del ponente che non ha solo omesso la denuncia, ma
negato davanti ai magistrati di essere vittima di un agguato a fini
estersivi di chiaro stampo mafioso.
E così, sempre per
restare nel settore economico, devono fare le altre associazioni di
categoria. Da quella delle Piccole e Medie Imprese penetrata sino ai
massimi vertici regionali dagli uomini dei MAMONE, per arrivare alla
LEGA COOPERATIVE le cui principali realtà economiche, quelle delle
costruzioni, continuano ad avere tra i propri costanti collaboratori
le imprese delle più potenti cosche liguri... Esempi? Eccoli:
l'UNIECO ha un rapporto costante con la SCAVO-TER dei citati FOTIA,
la COOPSETTE ha un rapporto storico consolidato con la ECO-GE dei
citati MAMONE, l'ABIT-COOP (dove ai vertici siede il cugino dei
FOTIA) ha rapporti ancora con SCAVO-TER ed anche con la F.LLI
PELLEGRINO. Anche qui non hanno mai visto e continuano a non vedere?
Anche qui: la prevenzione è parola sconosciuta? Pare proprio di sì.
E non si dica, come anni addietro, che
non sapevano chi fossero i MAMONE, così come i FOTIA ed i
PELLEGRINO... Per le "TORRI DEL FARO" - davanti al grattacielo
del Comune di Genova -, opera made in UNIECO con partner Banca
Carige, operavano sia i FOTIA, sia i MAMONE... come, ad esempio, nel
cantiere della "TORRE SAN GIORGIO", a Genova Sestri Ponente, vi
erano sia i mezzi della ECO-GE dei MAMONE sia le betoniere "roventi"
del signore dell'evasione Pietro PESCE, al centro delle inchieste sul
riciclaggio del tesoretto di Fiorani in Liguria e di una pesantissima
inchiesta per corruzione. E se vogliamo chiudere con un ulteriore
esplicativo esempio possiamo portare quello dell'ABIT-COOP, altro
citato colosso della LEGA COOP ligure, nel cui Cda siede, come detto,
il cugino dei FOTIA... ebbene, l'ABIT-COOP chi ha fatto operare in
uno dei propri cantieri, a Varazze? Sia la F.LLI PELLEGRINO sia la
SCAVO-TER.
Ogni volta che emerge questo i vertici
delle Cooperative affermano che non sapevano... piccolo particolare:
alla prima si può anche credergli, ma quando la stessa dichiarazione
viene riproposta anno dopo anno, appalto dopo appalto, è chiaro che
non è possibile credere che "non sapevano"!
Provate a fare un salto agli Erzelli,
in quella montagna del ponente di Genova, che dai container di
Spinelli è passata alla ferita di una cementificazione che ha
divorato, nel vero senso del termine, la montagna. Lì vi era già un
allarme che abbiamo lanciato mesi addietro - e che era stato ripreso
da Il Secolo XIX - partito dagli atti di un indagine della DDA di
Milano. Sono passati mesi e cosa è accaduto dopo le promesse di
verifica e di provvedimenti da parte dei promotori della GENOVA
HI-TECH? Il peggio. Oggi lì operano, vicini vicini, la ECO-GE dei
MAMONE e la SCAVO-TER dei FOTIA (entrambi, tra l'altro, in ottimi
rapporti con le imprese della potente società legate al boss Carmelo
GULLACE). Anche qui: non si dica che non si sapeva... Sono di alcuni
mesi fa le notizie da prima pagina sui FOTIA nel savonese ed è del
luglio scorso l'adozione da parte del Prefetto di Genova, Musolino,
di un informativa antimafia atipica proprio sui MAMONE, su
quell'ECO.GE che è in ogni dove, tra Liguria, Emilia Romagna e
Piemonte!
E passiamo alla politica ed alle
pubbliche amministrazioni. Per farlo, vediamo esclusivamente quanto
emerso, di nuovo, pubblicamente da fatti inconfutabili e da inchieste
ed atti ufficiali.
Quello che emerge è una totale
trasversalità delle contiguità, connivenze e complicità e
soprattutto una devastante permeabilità delle pubbliche
amministrazioni, vuoi per ignoranza ed ingenuità o vuoi per paura o
complicità. Nell'ambito politico e della Pubblica amministrazione
per decenni si sono ignorati gli allarmi sul progredire di quelle
infiltrazioni che si tramutavano in un consolidato radicamento e
quindi in una colonizzazione della Liguria da parte delle cosche
mafiose, a partire da quelle della 'Ndrangheta e, ancor prima, di
Cosa Nostra. Ancora oggi, gran parte della politica e delle pubbliche
amministrazioni continua a negare, minimizzando e spingendosi ad una
pratica pericolossima: vedere una presenza (che si definisce sempre
minima e solo riferita al volto prettamente "criminale" delle
cosche) in quei territori governati dalla parte politica avversa.
Anche qui, come nel mondo delle imprese, quando si tratta di
dichiarazioni di intenti la politica e le pubbliche amministrazioni
sono straordinariamente decise nel condannare le mafie, ma non
traducono mai, nella pratica, quegli enunciati. E la situazione
continia a degenerare.
Quando, nel marzo 2010, per fare uno
degli esempi più recenti, lanciammo l'allarme sul condizionamento
della 'ndrangheta (e non solo) per le elezioni regionali, ci hanno
ignorato se non riso in faccia. Le risultanze di fatti e delle
inchieste dimostra che avevamo ragione, così come già per le
tornate elettorali precedenti, tra cui quelle per il rinnovo delle
amministrazioni del Comune e della Provincia del capoluogo ligure.
I rapporti mafia-politica si sono
evoluti negli anni, così come il patto mafia-politica che sta dietro
al voto di scambio. Non più, anche in Liguria, solo acquisti di
pacchetti di voti, con i candidati che vanno dal referente della
cosca di turno per comprare, secondo tariffario, il numero di voti
necessari all'elezione, e non più uomini delle cosche che cercano
contatti con candidati e politici per stringere l'indicibile "patto".
Adesso le mafie, soprattutto la 'Ndrangheta (ma anche ancora Cosa
Nostra in alcuni territori) in Liguria, come altrove (dalla Lombardia
all'Emilia-Romagna, per citare due esempi su tutti), si presentano
con i volti da "imprenditori" e "professionisti", forti di
una ricchezza immane, nera, criminale, e di una rete di imprese in
grado di soddisfare, a bassi costi, esigenze di servizio per imprese
e pubbliche amministrazioni, così da farsi, sempre più in periodo
di crisi, un ammortizzatore sociale, che può spostare pacchetti di
voti, e quindi determinare chi vince e chi perde nelle tornate
elettorali e, comunque, rendere compromessi e ricattabili i politici
ed i partiti che accettano l'abbraccio dei nuovi volti delle cosche.
E' così che sul piatto non vi sono più
valigette di soldi per l'acquisto di voti, ma appalti, incarichi e
lavori pubblici con licitazioni provate, concessioni, licenze,
autorizzazioni, assunzioni, nomine e finanziamenti pubblici. Così,
oggi, le cosche non vanno a cercare il politico, il pubblico
amministratore, ma sono questi ultimi che vanno a cercare i boss per
conquistarsi il loro supporto in voti e, in alcuni casi, anche
economico... a volte diretto, altre indiretto, tramite reti di
associazioni di riferimento, sponsorizzazioni persino "dichiarate",
fondi neri che magari si tramutano in società estere che fungono da
"cassa", o incarichi professionali da parte delle società delle
cosche ai professionisti di riferimento dei politici che
amministrano.
Ed il Liguria, quanto già emerso dai
fatti ed atti, è devastante e dimostra che qui come altrove non è
questione di destra, centro o sinistra... ovvero che il problema è
trasversale. Vediamo questi esempi, con nomi e cognomi:
Eugenio MINASSO
voti del clan Pellegrino
ex consigliere Regionale, ora
Parlamentare della Repubblica
Vincenzo MOIO
indicato come "affiliato"
Consigliere comunale di Ventimiglia,
per due anni vice-sindaco di Scullino
Giovanni BOSIO (con lui alcuni
assessori)
contatti e voti dal clan Pellegrino
Sindaco del Comune di Bordighera,
comune sciolto per infiltrazione mafiosa
Aldo PRATICO'
frequentazioni con il boss Gangemi che
è stato l'invitato "d'onore" alla sua apertura di campagne
elettorale.
Consigliere Comunale di Genova e
condandidato alle Elezioni Regionali 2010
Alessio SASO
contatto con i Marcianò e con il boss
Gangemi
Consigliere Regionale rieletto nel 2010
Luigi GAMBINO
contatti e "agevolazioni" ai Mamone
per la partita "Stoppani"
Sindaco di Arenzano, intercettato dal
Gico nei contatti con Gino Mamone
Claudio BURLANDO
"amico" dei Mamone e finanziato
dagli stessi
Presidente rieletto della Regione
Liguria, nelle intercettazioni relative ai Mamone il suo nome emerge
come "amico" di questi. Ha ricevuto anche finanziamenti dai
Mamone, documentati quelli tramite l'associazione "Maestrale" da
parte della ECO-GE dei Mamone.
Con il gruppo dirigente della
SVILUPPO GENOVA, vicinissimo a Claudio BURLANDO, che ha gestito sino
al 2008 le gare per le demolizioni e bonifiche delle aree ex
Acciaierie di Cornigliano, i Mamone avevano di fatto un monopolio tra
appalti e subappalti.
Con la presidenza di BURLANDO della Regione, sono molteplici, ad esempio, i provvedimenti della Direzione Ambiente che hanno di fatto agevolato le società di famiglie legate alla 'Ndrangheta.
Marta VINCENZI
"amica" dei Mamone come evidenziano
le intercettazioni relative all'inchiesta sul "voto di scambio" e
"criminalità organizzata". Nel 2007 scriveva all'associazione
che aveva tra i fondatori e massimi dirigenti il capobastone dei
Maurici per ringraziarli ed auspicando future collaborazioni. Il suo
braccio destro, Stefano FRANCESCA, era uno dei punti di contatto con
Gino Mamone, come evidenziato dall'inchiesta della Procura.
Molti degli incarichi assegnati dalla
sua Amministrazione sono finiti a soggetti legati o contigui alla
'Ndrangheta, mentre il boss Rosario Caci di Cosa Nostra - dopo che si
è riusciti a farlo sgomberare dai beni confiscatigli che aveva
rioccupato - è stato ospitato a spese del Comune (26.900 euro) in
albergo... finchè non è stato riarrestato perché perpetuava le
attività criminali.
Paolo STRIANO
ex consigliere comunale Ds ed ex
assessore della Giunta Vincenzi
rinviato a giudizio per corruzione
insieme a Gino Mamone per la variante urbanistica sull'area ex
Oleificio Gaslini. Quando veniva intercettato lavorava per il gruppo
"MARHERITA" in Regione, i cui consiglieri erano Rosario
MONTELEONE e Giovanni PALADINI.
Cinzia DAMONTE
per lei una campagne elettorale del
boss Onofrio Garcea
Già assessore all'Urbanistica del
Comune di Arenzano (nella Giunta GAMBINO, per due mandati)
Salvatore Ottavio COSMA
"contatto" con le cosche per la politica
ex consigliere comunale a Genova. Nelle
intercettazioni risultava il punto di contatto per la raccolta volti
del centro sinistra con gli eponenti delle cosche calabresi (Mamone,
Stefanelli, Garcea,...) per le elezioni comunali e provinciali del
2007. E' rientrato con la gestione PALADINI nell'Italia dei Valori,
dopo una parentesi nell'Udeur. Era ad una delle cene elettorali per
la DAMONTE con Garcea.
Rosario MONTELEONE
contatti con i boss di 'Ndrangheta e
Cosa Nostra
eletto con il centrosinistra Presidente
del Consiglio Regionale della Liguria, risulta aver frequentato nel
2005, per ottenere voti, il boss Mimmo Gangemi che decise di
appoggiarlo. Dopo le elezioni del 2010 ha festeggiato la rielezione
nell'allora ristorante del boss Gianni Calvo di Cosa Nostra.
Umberto
LO GRASSO
frequentazione boss Gianni Calvo
consigliere comunale (prima nella
MARGHERITA poi per l'ULIVO quindi per l'UDC), ha partecipato a cene
presso il ristorante di Genova Rivarolo del boss Gianni Calvo. Nel
passato la sua iscrizione al PSI era tra quelle "contestate"
perché promosse "in blocco" con esponenti delle famiglie di Cosa
Nostra originarie di Riesi e Gela.
Pietro Ferdinando MARANO
aveva come collaboratore nella
Finanziara il boss Onofrio Garcea
candidato alle elezioni regionali del
2010, era il proprietario delle due finanziarie EFFGIDIRECT dove
aveva come suo collaboratore il boss Garcea.
Fortunata MOIO
appoggiata dal boss Domenico Belcastro
figlia di Vincenzo MOIO (l'affiliato di
Ventimiglia) e candidata nella circoscrizione di Genova per le
elezioni regionali del 2010 con la lista dei Pensionati in appoggio a
Claudio BURLANDO, ha avuto il sostegno elettorale della 'Ndrangheta
E la trasversalità è sempre la
norma...

Quando Franco ZUNINO (
RC) era
funzionario del Comune di Celle Ligure, prima di essere promosso -
tra il 2005 e 2010 - assessore regionale di Burlando, come
respondabile tecnico del Comune savonese seguì direttamente le
pratiche dell'appalto "anomali" finito alla CO.FOR. dei fratelli
Guarnaccia, più volte posta sotto sequestro dalla DDA di Reggio
Calabria, così come le concessione al Pietro PESCE, "uomo" del
banchiere FIORANI.

Si sono inoltre evidenziati contatti
tra il boss Carmelo GULLACE (Toriano, Borghetto S.Spirito e più in
generale Piana di Albenga) con esponenti delle liste della "
DESTRA".
Sempre nell'orbita del centrodestra sono state le preferenze del
gruppo del boss Antonio FAMELI (Loano). I FAZZARI (legati al GULLACE)
hanno tenuto buoni rapporti con le amministrazioni succedutesi nel
tempo, riuscendo ad evitare per quasi 20 anni l'esecuzione del
sequestro e demolizione della "villa" abusiva oltre ad avere
nuove concessioni pubbliche. I FOTIA invece hanno consistenti
rapporti con amministrazioni di centrosinistra e con quella "civica"
di Vado Ligure... recentemente a casa di uno dei tre fratelli è
stato arrestato uno dei principali esponenti della 'Ndrangheta
coinvolto nell'Operazione "REALE 3" sul condizionamento del voto
in Calabria alle Regionali del 2010 (a favore della coalizione di
centrodestra di Scopelliti), ma questo, come i sequestri promossi
dalla Procura non hanno fatto battere ciglio alle amministrazioni ed
alla politica. Nel Tigullio i NUCERA di Condofuri hanno intrattenuto
rapporti diretti con i "vincitori" delle diverse amministrazioni,
una volta di un colore, un'altra volta dell'altro. I FOGLIANI hanno
ottimi rapporti con entrambi gli schieramenti. Nell'ambito genovese i
MAMONE hanno inoltre tentato di promuovere, nell'ambito di una Loggia
Massonica, un movimento politico di "centro", pur intrattenendo
costanti e profinqui rapporti con gli esponenti citati del
centrosinistra... Gli esponenti delle famiglie "storiche" di Cosa
Nostra (come ad esempio gli esponenti dei clan FIANDACA e CALVO) e
della 'Ndrangheta (come ad esempio i MACRI', FIUMANO' e FOGLIANI)
ottengono licenze commerciali e concessioni pubbliche. Il numero due
di Piddu MADONIA, Nino LO IACONO otteneva appalti da amministrazioni
di centrosinistra. L'ex dirigente dei Verdi e poi parlamentare della
MARGHERITA, Romolo BENVENUTO, aveva rapporti con i MAMONE, così
come, secondo il Rapporto della Guardia di Finanza, l'ex
sottosegretario agli Interni, sempre della Margherita, Ettore ROSATO.

Per rimanere nell'ambito della provincia di Genova, tra i Comuni di Arenzano e Cogoleto, dove i MAMONE erano al centro della devastante situazione della STOPPANI, con finte bonifiche che hanno accentuato i danni a salute ed ambiente, quelli di
SEL non si accorgevano di nulla e poi eleggevano in Regione, nella coalizione di BURLANDO, Matteo ROSSI, uno degli assessori del Comune di Arenzano, con i già citati GAMBINO e DAMONTE. E sempre per restare a SEL perché non denuncia quanto avviene, ad esempio, nel Comune di Genova, ed anzi porta Vendola ad indicare il "modello VINCENZI" come esempio?
Nel savonese il Sindaco di Loano (ed
anche Presidente della Provincia di Savona), Angelo VACCAREZZA, ha
rilasciato una più che discutibile autorizzazione per una Sala
Giochi (e scommesse), intestata ad un'immobiliare straniera e gestita
di fatto dagli uomini del boss FAMELI, si fa fotografare con Valter
NEGRO e rilascia, con il Comune, licenze edilizie a soggetti alquanto
discutibili, legati al GULLACE, e che riescono ad avere ipoteche del
valore doppio rispetto al bene ipotecato. L'Amministrazione del
Comune di Balestrino, sempre in Provincia di Savona, modifica il
Piano Urbanistico comunale per permettere alla società delle FAZZARI
(alias GULLACE) di realizzare un impianto per l'incenerimento dei
rifiuti... Più a ponente, ad Alassio, Marco MELGRATI, sindaco
decaduto per decreto del Presidente della Repubblica ma saldamente
Consigliere Regionale del PDL, continua a tuonare che la mafia non
esiste e che noi della Casa della Legalità siamo infami... ed
intanto ha chiamato a Segretario Generale del Comune di Alassio, quel
Pino STRANGI, ex segretario gerenale "omertoso" - secondo la DDA
di Reggio Calarbria - del Comune di Gioia Tauro sciolto perché in
ogni ambito agevolava la cosca dei PIROMALLI.
Nel savonese (e non solo) si è
assistito anche ad un escalation di installazioni di pale eoliche,
con molteplici Comuni ed il via libera della Regione, soprattutto con
una società, la FERA srl, che la DDA di Palermo ha indicato
nell'ambito dell'Operazione EOLO, centrata sulla realtà della
masso-mafia trapanese, come società supportata e sponsorizzata da
Cosa Nostra... con anche intercettazioni in cui gli uomini delle
cosche affermavano che la FERA è Cosa Nostra.

Se torniamo nell'imperiese, a Bordighera, assistiamo ad un "rimpallo" tra BOSIO (PDL) e gli esponenti della
LEGA NORD, Sonia e Giulio VIALE. Dopo le dimissioni da assessore della Giunta Bosio di Giulio VIALE, padre di Sonia - sottosegretario del Governo -, a seguito della richiesta di scioglimento dell'Amministrazione per infiltrazioni mafiose promossa dai Carabinieri, il BOSIO rinfacciò a VIALE che gli stessi voti del clan PELLEGRINO che avrebbero condizionato la sua Amministrazione, erano però stati cercati dai VIALE per sostenere l'elezione della Sonia al Parlamento Europeo nel 2009.
E se poi guardiamo alle grande
speculazioni edilizie, da quelle dei Porticcioli alle nuove
edificazioni di villette e palazzi, lungo entrambe le riviere, da
Levante a Ponente, così come a Genova e Savona, si scopre che
queste, in variante a tutti gli strumenti di pianificazione, vengono
approvati trasversalmente dalle Amministrazioni Pubbliche, nonostante
si sia in presenza di costruzioni destinate a non essere vendute,
come buona parte delle recenti cementificazioni che hanno devastato
costa e colline... Anche in questo caso, anche alla luce che spesso i
promotori delle colate di cemento siano sempre gli stessi, non viene
mai in mente alla politica (così come alle banche) che dietro a
quelle speculazioni si nasconde il grande riciclaggio dell'economia
nera e mafiosa, su cui da tempo vi è l'allarme della Procura
Nazionale Antimafia e dei reparti investigativi.
Ecco, questo è uno spaccato... un
semplice elenco tanto per dare l'idea della drammatica situazione,
che se andiamo a vedere anche le "agevolazioni" date ai medesimi
esponenti della criminalità organizzata da pubblici funzionari di
Comuni, Provincia e Regione, si rafforza nella pesantissima gravità.
Identico quadro devastante ce lo si ritrova davanti se si vanno ad
esaminare i "servigi" resi ai soggetti delle diverse cosche dai
cosiddetti "professionisti" e dalle banche.
Questa è la mafia che abbiamo oggi:
compra e corrompe! Non guarda a preferenze "politiche" ma solo
alla disponibilità al compromesso. Hanno saputo infiltrarsi in ogni
settore ed anche in quello di "controllo" e con una ragnatela di
complicità, connivenze e contiguità, perseguono affari volti ad
affermare il proprio potere ed il grande riciclaggio... con un contesto politico trasversalmente caratterizzato da un lato da una ignoranza e sottovalutazione del fenomeno, dall'altro che, per spregiudicatezza è pronta a chiudere gli occhi, se non addirittura, come abbiamo visto pronta a stringere patti indicibili ed indegni.
Nessuno può quindi dirsi "indenne" o "immune"...
nessuna parte del territorio e nessun partito, così come alcun movimento "civico" più chiamarsi fuori. E
non è tollerabile che si "attenda" l'arrivo della magistratura...
Il contrasto alle mafie è efficace quando non è fatto di sole
parole ma quando è promosso quotidianamente dalla politica, dalle
pubbliche amministrazioni e dal mondo economico. Le mafie non possono
nulla se trovano porte sbarrate, possono tutto, invece, quando gli si
aprono le porte! Speriamo che una volta per tutte lo si capisca e che si arrivi ad una
svolta... ora, anche perché è già troppo tardi! Gli arresti non
bastano per colpire a morte le organizzazioni mafiose... serve un
contrasto ed un rigetto sociale, economico e politico, oltre a quello
giudiziario.
Prendiamo l'esempio del ponente ligure.
Qui, mentre Claudio Scajola ed il suo blocco di potere, pesantemente
compromesso, cercavano (e cercano ancora) di negare l'evidenza
drammatica, se non fosse stato per le posizioni intransigenti di
Donatella Albano (capogruppo PD al Comune di Bordighera) e di Andrea
Orlando (parlamentare ligure componente della Commissione Antimafia),
il gruppo dirigente del PD, si era già accodato alle posizioni
negazioniste e volte a minimizzare promosse dal centrodestra. Su
tutti, basta guardare al Comune di Ventimiglia, a Castellaro ed alle
posizioni assunte sino a qualche settimana fa dal segretario
provinciale Scibilla sul caso di Bordighera. A Ventimiglia
l'opposizione all'amministrazione Scullino, per la cui elezione è
stato determinante il supporto di Vincenzo Moio, è pressochè
inesistente. Sulla questione di Castellaro la stessa Regione, a guida
di centrosinistra, non muove foglia, anzi... E su Bordighera, se era
per Scibilla, il Comune di Bordighera si sarebbe autosciolto,
evitando così l'inchiesta amministrativa utile per individuare e
colpire gli elementi condizionati dalla 'Ndrangheta, sia nella parte
elettiva, sia in quella burocratica della macchina comunale.
Non servono quindi Tavoli,
Protocolli... parate o proclami. Servono alcune semplici pratiche
quotidiane da parte delle Pubbliche Amministrazioni (e delle società
partecipate), partendo da: trasparenza totale della gestione della
cosa pubblica e quindi di tutti gli Atti (con il web sarebbe
semplice, automatico ed a costo zero!), correttezza delle procedure
ed abbandono della pratica delle "varianti", realizzazione di una
centrale unica appaltante per ogni provincia presso la Prefettura. E
poi, visto che il tutto lo abbiamo già evidenziato in questo
documento sulla realtà dell'Emilia-Romagna ma valido per ogni
regione (clicca qui), basterebbe che chi ha contiguità,
frequentazioni e legami con soggetti collegati o appartenenti alla
criminalità organizzata, venisse messo alla porta dai rispettivi
partiti e movimenti... non serve che ci sia un "rilievo penale"
perché la politica (come le imprese) facciano pulizia, basta
semplicemente volerla fare!