ALCHEMIA – Il Presidente del collegio del Tribunale di Palmi condanna per 416 bis (in quanto «promotore, capo ed organizzatore della cosca Raso-Gullace-Albanese», «con ruolo direttivo e di comando quale referente dell’articolazione ‘ndranghetista di appartenenza in Liguria ed in Piemonte») il GULLACE Carmelo detto “Nino” a 18 anni di carcere, così come condanna per 416 bis, nonché per minacce e tentata estorsione, il fratello GULLACE Francesco detto “Ciccio” a 15 anni di carcere. Poi però lo stesso Presidente Grillone dispone «l’immediata remissione in libertà» dei due GULLACE. Assurdo penserete, ma non sapete il resto...
Infatti ciò avviene dopo che il Presidente Grillone - dopo mesi in cui si convocava un’udienza al mese, spesso di qualche ora e non di più - ha imposto un’accelerata perché “bisognava arrivare a sentenza prima del 19 luglio 2020, così da evitare le scarcerazioni per scadenza termini di custodia cautelare”… e così taglia le testimonianze dei teste del PM, rigetta produzioni documentali di prove, perizie di trascrizione delle intercettazioni in cui “saltavano” alcune parole (chiare ascoltando l’audio), si arriva alla serata del 18 luglio con una Sentenza che non sta in piedi perché illogica (come la scarcerazione di due condannati a pesanti pene per associazione mafiosa) e contradditoria (quelli che operavano con e per il Gullace Carmelo – capo della cosca – nei territorio di Piemonte e Liguria vengono infatti assolti, nonostante le prove documentali e l’esito dibattimentale). Ma non basta ancora: la vittima delle minacce e della tentata estorsione, Nino Cento e la Cooperativa “Zomaro Resort”, hanno condotto alla condanna del Gullace Francesco (e già in abbreviato di Raso Antonio) non ha visto disposto alcun risarcimento da parte del Tribunale di Palmi, in quanto il collegio presieduto da Grillone ha demandato la quantificazione e liquidazione dei danni ad una causa civile che la vittima delle minacce e della tentata estorsione deve promuovere direttamente contro il Gullace Francesco (condannato a 15 ma rimesso in libertà). Si potrebbe andare avanti rispetto alle assoluzioni del pupillo del boss carismatico della cosca Mommo Raso, ovvero il Giovinazzo Girolamo detto “Jimmy” con la Politi Francesca & C, dove le prove sono schiaccianti e tali per quantità e qualità da non lasciare margine di dubbio alcuno…
Come Casa della Legalità, che siamo stati parte civile attiva (con insofferenza palpabile per alcuni) in questo processo, nell’attesa delle motivazioni di questa Sentenza (il cui termine è stato fissato in 60 giorni), abbiamo già iniziato a lavorare per predisporre l’atto di Appello, perché la mole probatoria emersa in dibattimento è tale da consentire il ribaltamento di questa assurda Sentenza, con cancellazione delle assoluzioni e conseguente condanna degli imputati (assolti o condannati per reati minori rispetto a quelli contestati).
Una delle "sviste" più eclatanti del Collegio del Tribunale di Palmi, presieduto dal giudice Grillone, è certamente quella di aver escluso l'aggravante dell'associazione armata (comma 4 dell'art. 416-bis C.P.) per la cosca Raso-Gullace-Albanese...
All'articolazione piemontese di Cavaglià della cosca, che è stato accertato (con Sentenza definitiva della Cassazione "Alto Piemonte") faceva capo a GULLACE Carmelo, sono stati sequestrati: tre fucili mitragliatori, una pistola semiautomatica, due caricatori, tre panetti di tritolo con tanto di detonatori e 300 proiettili (foto della conferenza stampa seguita al sequestro delle armi da guerra).
Come può tale "dettaglio" (come la sentenza della Cassazione) essere sfuggito ai giudici di Palmi è un mistero.
Ci si vede in Appello, su questa "svista" e sulle altre relative a quanto documentato da ben tre inchieste ("Terra di Siena" Centro Operativo D.I.A. di Genova; stralcio "Carioca" Squadra Mobile di Savona; "Trent'anni di filosofia" Sco di Genova e Reggio Calabria).
P.S. non si molla la presa, e si va avanti fino alla fine... Dal 2005 ci lavoriamo e non abbiamo mai ceduto di un millimetro. Non ci fermeremo certamente davanti ad una Sentenza che non sta in piedi.
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