La storia di Carlo Bagnascoe della Villa Pompeo Mariani è una storia inquietante. Ne avevamo anche parlato di recente perché in quel territorio l’asse ‘ndrangheta-massoneriasi mostra più forte dello Stato [vedi qui].
Una storia che mette in evidenza la perfetta coordinazione di ‘ndrangheta, massoneria e potere economico-politico. Tutto parte con Marcello Dell’Utriche vuole mettere le mani sulle opere di Mariani, al “no” ricevuto seguono furti di opere e poi l’assalto. Parte Pier Giorgio Parodi, imprenditore, massone in stretti rapporti con la ‘ndrangheta e da sempre parte della ragnatela che fa capo a Claudio Scajola. Al posto della Villa, dell’Atelier e del parco (dove disegnò Monet) vuole farci appartamenti e posti auto. Carlo Bagnasco, con gli eredi di Mariani, resiste ed il tentativo di speculazione non va in porto. Per quell’eccellenza a livello mondiale non arrivano finanziamenti pubblici, che invece vengono elargiti dagli Enti (a partire dalla Regione) su larga scala...
Per effettuare dei lavori di manutenzione Carlo Bagnasco ottiene un fido bancario di 1 milione di euro dalla banca che ha nei caveau decine di milioni di opere d’arte e beni di Bagnasco. Ad un certo punto MPS chiede a Bagnasco di rientrare del fido di 1 milione. Bagnasco prova ad accedere al suo caveau presso MPS a Genova, in Via Santi Giacomo e Filippo, per prendere alcuni beni, venderli e versare il milione. Non gli viene permesso. Quando ci riuscirà, dopo vari tentativi andati a vuoto, il caveau era stato svuotato! Tutto ciò che vi era dentro sparito, compreso un Degas. MPS - che aveva dato quel milione perché nel caveau vi erano decine di milioni a garanzia - fa finta che mai nulla ci fosse stato a garanzia e chiede il pignoramento della Villa. Bagnasco si presenta davanti al giudice per bloccare la messa all’asta con l’assegno in mano, il Giudice gli dice di ripassare più tardi e quando torna quello stesso Giudice gli dice: “Ormai la Villa è all’asta, lei non si è presentato”. Bagnasco fa immediatamente denuncia dell’accaduto al Procuratore Capo di Sanremo, Roberto Cavallone. Alcuni giorni dopo il Giudice cancella la messa all’asta perché “vi era stato un errore” e dispone le rate mensili che Bagnasco deve versare a MPS. Un importo ben superiore al dovuto. Bagnasco svenendo opere d’arte riesce a pagare e salvare quell’eccellenza sulla collina di Bordighera. Nel frattempo però si erano fatti vivi la signora Verda - Scajola, ovvero la moglie di Caludio Scajola, che invitava Bagnasco a rivolgersi a Pier Giorgio Parodi che “la può aiutare” a salvare la Villa. Sull’altro fronte si presentò Giorgio Giorgi, uomo di Claudio Burlando, che propone a Bagnasco di seguire la vicenda come legale. Bagnasco si fida, Giorgi era accompagnato dalla moglie giudice, e gli affida le carte e poche settimane dopo riceve la lettera di rinuncia all’incarico da parte del Giorgi (con anche parcella onerosa) perché questi si è “accorto” di essere incompatibile in quantouomo del MPS. Nel frattempo Giorgi, così facendo, aveva acquisito la documentazione di Bagnasco.
Si fa avanti un massone e ‘ndranghetista (poi condannato nel processo “La Svolta”) che racconta agli inquirenti, in un memoria, di una riunione a Montecarlo dove con il vertice di MPS era stato pianificato di portare via la villa a Bagnasco. Un Gip del Tribunale di Imperia ad un convegno sente Parodi, seduto vicino a lui, che parla del piano per sottrarre la villa a Bagnasco. Si scopre come è stato svuotato il caveau, è agli atti di un’inchiesta. Ma non si muove nulla. Bagnasco è solo. Al Palazzo di Giustizia nulla si muove.
Bagnasco che, solo sulle sue proprie forze, ha difeso Villa Pompeo Mariani, è isolato dalla Istituzioni e dalla politica. Qualcuno gliel’aveva detto: “devi entrare nella Massoneria”. Lui non ha ceduto, così come non ha ceduto a chi cercava di screditarlo, comprarlo e, comunque, piegarlo.
Poi arrivano le elezioni regionali. Se qualcuno aveva pensato di candidarlo nella Lista Sansa, arriva la doccia fredda. Il braccio destro di Ferruccio Sansa, Marco Preve (che ci ha scritto pagine di articoli sulla vicenda, che conosce gli atti e la storia), scrive a Carlo Bagnasco un sms con scritto che visto il suo “contenzioso”con MPS poteva “creare imbarazzo” a Sansa e quindi non lo si candidava! In altre parole: Bagnasco, sei vittima di ‘ndrangheta, massoneria e MPS che ti hanno rovinato quindi stai alla larga da noi per non imbarazzarci.
Un segnale devastante!
Un atteggiamento che lascia amarezza e sconcerto. Certo, MPS è PD (ed ad ha sempre fatto affari con Berlusconi, a partire dalla partita della Villa di Arcore), ma da chi aveva la storia di inchieste giornalistiche come Sansa e Preve ci si aspettava che non piegassero la testa. Invece così è stato. Non è stato l’unico caso che documenta questo, ma questa vicenda è forse più emblematica delle altre, a partire da molteplici candidature che Sansa ha avvallato nella propria coalizione, perché riguarda la trasversalità politica di indecenti ed indicibili cointeressenze che si sono palesate nella storia di Villa Pompeo Mariani.
Per la prima volta però, come racconta Carlo Bagnasco, una persona con una carica istituzionale(e ricandidata), varca quella soglia di Villa Mariani, per prendere l’impegno di sostenere la sua battaglia (di interesse generale) per difendere Villa Pompeo Mariani e non quindi, come accaduto sino in questi anni, per portargliela via o per usarlo e poi allontanarlo. Di seguito il video di chi, in questa campagna elettorale, ha compiuto la scelta di andare e sostenere Bagnasco:
Qui gli articoli e video di Fivedabliu sulla vicenda: