Tra fiumi di soldi e retorica... i Mille dimenticati

Tra fiumi di soldi e retorica... i Mille dimenticati

Mercoledì 05 Gennaio 2011 22:23 Ufficio di Presidenza
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[aggiornamento in coda con l'articolo di Ferruccio Sansa su Il Fatto ed i link al post sul blog di Beppe Grillo ed al sito de Il Secolo XIX]

A Genova hanno appena costruito un monumento (non accessibile ai disabili) per ricordare i Mille. Un monumento tutto nuovo, a Quarto, inaugurato in pompa magna da Governo e Amministratori locali, nell'ambito delle celebrazioni del 150° dell'Unità d'Italia.
A Quarto c'era già il monumento per la spedizione dei Mille, sullo scoglio... ma non bastava per i fiumi di parole che la retorica delle celebrazioni necessita. Volete mettere l'attenzione mediatica di un nuovo monumento come canale di propaganda? Poter dire abbiamo speso tanto perché ci teniamo tanto, è la pratica dell'ipocrisia politica nostrana. Ma che fine hanno fatto la memoria ed il rispetto dei protagonisti di quella spedizione in camicia rossa che scese in Sicilia e poi raggiunse Roma per conquistarla alla laicità di un Popolo? Svaniti, anzi: sviliti...


Il Campo dei Mille... dimenticatoA Genova non ci sono solo i Monumenti, come quello a Garibaldi (che le Istituzioni hanno lasciato al restauro della Massoneria così che questa potesse farsi bella nel nome dei "carbonari" con cui nulla hanno a che spartire le nuove Logge), o quello a Mazzini, entrambi nel centro di Genova, oppure come quello stesso sullo scoglio di Quarto. A Genova c'è anche il Cimitero Monumentale di Staglieno, dove giacciono le spoglie mortali di Mazzini, di Bixio... oltre al Campo dei Mille. E di queste ci si è dimenticati totalmente... nel 150° anniversario dell'Unità d'Italia...

Nel Campo dei Mille i volti ed i nomi dei Garibaldini, sulle tombe, sono praticamente scomparsi... pochissime sono quelle che resistono; la vegetazione ha ormai occupato gli spazi delle lapidi, il muschio ne copre altre... una siepe all'ingresso ormai sovrasta una lapide; foto che mancano, portalumini distrutti, tombe che sprofondano e si aprono... non c'è la bandiera tricolore e gli spazi per le corone sono vuoti, come le fioriere, mentre nella parte alta i retro delle lapidi sono trasformate in deposito delle sterpaglie e dei roseti tagliati.
Scendendo verso il Pantheon, dove è sepolto Nino Bixio, non c'è alcuna insegna, se non sul marmo interno, lungo il colonnato, dove l'accesso è solo in poche ore. Vicino al Pantheon vi sono - o meglio dire vi sarebbero - le grandi lapidi con i nomi dei Mille e quelli dei "veterani". Quella dei Mille è ormai in buona parte cancellata dal tempo, annerita, con i nomi che si intravedono ed alcuni già scomparsi... quella dei "veterani" resiste per un terzo, nel senso che due delle tre lapidi murarie sono crollate e mai sostituite. Qui non vi è corona, né fiore, né targa.
L'unica tomba monumentale che si salva è quella di Mazzini... dove però, di nuovo, non c'è altro che una misera corona, di quelle che annualmente vengono riposte... e tra le tante targhe dall'Italia e dal Mondo poste negli anni passati, manca quella delle Autorità per il 150°.

Questa è la realtà su cui crediamo proprio che un po di vergogna dovrebbero provarla alla Presidenza della Repubblica, al Governo, come alla Regione Liguria, così come alla Provincia ed al Comune di Genova. Si spendono palate di soldi per cerimonie, pure cornici di discorsi retorici sull'Unità d'Italia e ci si dimentica miseramente di quei protagonisti che 150 anni or sono scelsero di impegnare la propria vita per unire l'Italia. In questi anni si è tradito quel loro spirito ed il Paese è rimasto diviso nonostante la formalità... così come anche il dettato della Costituzione del '48 è ancora lontano dal realizzarsi. In questi anni si è, in un crescendo, guardato alla storia per piegarla alle esigenze politiche... con revisionismi che di fatto hanno "stuprato" la memoria... arrivando a permettere persino a vermi mafiosi come gli 'ndranghetisti di assumere Garibaldi e Mazzini come loro simboli.

Quando la memoria ed il ricordo autentico cadono vittima dell'abuso ipocrita, non ci si può aspettare altro... Siamo il popolo che ama bersi ogni cosa gli sia presentata dalla propaganda... Questa è soltanto la disgustosa normalità a cui il Paese si è assuefatto, senza nemmeno dar cenno di indignazione o inquietudine.


PS
Quel che è certo che gli amici della "criccca" di Balducci non si sono lasciati sfuggire nemmeno il "grande evento" dei 150° dell'Unità d'Italia, visto che, come ricordava Ferruccio Sansa su , in riferimento al nuovo monumento di Genova Quarto: “Impresa costruttrice: Trivelloni Costruzioni srl”, è scritto in evidenza. E subito sotto: “Direttore esecutivo architetto Luigi Trivelloni”. Allora al maligno vengono in mente le recenti indagini sul G8 e i grandi appalti, quelle telefonate tra Angelo Balducci e il generale dei carabinieri Giorgio Piccirillo (capo dei servizi segreti Aisi). È l’11 giugno 2008, Piccirillo chiama al telefono Balducci per segnalargli l’architetto Trivelloni (probabilmente, notano i carabinieri del   Ros, si tratta di Luigi Trivelloni, amministratore unico e socio della At costruzioni edili). Piccirillo: “Senta io le volevo chiedere una cortesia”. Balducci: “Come no”. Piccirillo: “Piccolissima…”. Balducci: “Volentieri”. Piccirillo: “E’ venuto a trovarmi l’architetto Trivelloni... che lei conosce”. Balducci: “Come no...”. Piccirillo: “Che lavorava per noi a Tor di Quinto”. Balducci: “E che io apprezzo molto”. Piccirillo: “E’ una persona molto valida, apprezzabile e disponibile”. Balducci: “Assolutamente”. Piccirillo: “Soprattutto. Mi ha detto... ‘Sai Balducci mi aveva promesso che mi avrebbe ritagliato qualcosa’”. Balducci: “Guardi generale le posso dire questo Trivelloni dovrebbe sapere che se io dico una cosa, magari ci vuole un mese in più perché le cose vanno fatte bene... ma lei gli può dire che può stare... non tranquillo... di più”. Ancora intercettazioni. Ma in fondo ormai sono un simbolo della nostra Italia unita.   Trivelloni, quindi. Che sia un’omonimia? Chissà...



7 gennaio 2010 - Il Fatto quotidiano
Sepolti e abbandonati, ecco il cimitero dei Mille
Edera, ruggine, muffa, lapidi annerite. Così custodiamo quelli che hanno fatto l'Italia

di Ferruccio Sansa

Abbondanza Domenico, Arcangeli Febo, Baletto Carlo. Chissà da quanto tempo nessuno legge più i loro nomi sulla lapide annerita del cimitero monumentale Staglieno. E sarebbe difficile, quasi impossibile, perché l'umidità oltre agli anni stanno cancellando decine di nomi.
Sono i garibaldini sepolti a Genova. Certo è passato più di un secolo e mezzo dalla loro impresa, da quando partirono dallo scoglio di Quarto (lontano una manciata di chilometri) per riunire l'Italia.
E però visitare il piccolo campo dedicato ai Mille a Staglieno colpisce, soprattutto nell'anno in cui tanti si riempiono la bocca dell'Unità d'Italia e molti si sono anche riempiti i portafogli con i progetti per celebrare l'evento. Le tombe di chi l'Unità d'Italia l'ha fatta davvero sembrano dimenticate, quasi abbandonate, mentre l'umidità, le erbacce e l'edera trionfano.
Siamo in uno dei cimiteri più famosi d'Italia, Staglieno, dove i genovesi secondo un carattere tutto ligure hanno sempre deciso di riposare celebrando la propria vita con lapidi e tombe tanto monumentali quanto discrete sono le loro dimore della vita quotidiana. Qui dove sono sepolti padri della Patria come Giuseppe Mazzini e Nino Bixio. E più recentemente personaggi che hanno fatto l'Italia, come Ferruccio Parri. Una città nella città, dove decine di persone lasciano un fiore e un pacchetto di sigarette sulla tomba di Fabrizio De Andrè oppure passano per salutare Fernanda Pivano ed Edoardo Sanguineti.
Ma pochi, perfino a Genova, sanno che a Staglieno esiste un campo dedicato ai Mille. E trovarlo non è impresa facile. Vero, Staglieno è immenso, con quelle tombe di marmo alte come palazzi.
Però le indicazioni del "Campo dei Mille" mettono malinconia: piccole, mezze nascoste, annerite dal tempo. È soltanto il primo segnale. I pochi che decidono di raggiungere il campo si trovano davanti uno spettacolo inaspettato. Christian Abbondanza, presidente della Casa della Legalità, che da anni denuncia gli scandali della Liguria è arrivato fin qui con la sua telecamera per documentare l'abbandono. Ma stavolta a spingerlo è stato anche altro: "Il primo nome riportato sulla lapide, quel Domenico Abbondanza, è un mio antenato", racconta. Gente combattiva da generazioni, viene da dire. Domenico che ha combattuto per l'Unità d'Italia, e Christian che un secolo e mezzo dopo racconta le infiltrazioni delle ‘ndrangheta nell'economia e nella politica ligure che mettono a repentaglio quel Paese così faticosamente costruito. Abbondanza con la sua telecamera si aggira per il campo e filma: "Le lapidi sono annerite, l'edera si arrampica sulle pietre, l'erbaccia malamente tagliata è stata ammassata sopra altre tombe di garibaldini. Una tristezza...". Non solo: "Tanti nomi sono ormai illeggibili. Un invito a dimenticare chi si è battuto anche per noi".
Un discorso che non vale soltanto per i garibaldini. Poco distante ecco il cimitero dei soldati inglesi morti per l'Italia sul fronte del Piave. Ragazzi poco più che ventenni, morti (come ricorda qualche lapide) proprio il giorno della fine della guerra e sepolti a migliaia di chilometri da casa. Oggi sono dimenticati in un campo dove a lasciare un messaggio sul registro sono soltanto pochi inglesi e qualche satanista. Davvero è corta la nostra memoria.
Certo, per ricordare è meglio affidarsi ai grandi monumenti, quelli più visibili, intorno ai quali magari si realizzano progetti da milioni. Proprio come quello dello scoglio di Quarto: curato da una struttura a capo della quale - solo amministrativamente giurano i progettisti - figurava un dirigente arrestato. Un'opera realizzata dalla ditta di un amico di Angelo Balducci, non indagato, ma ampiamente citato nelle intercettazioni.
Chissà che cosa ne penserebbero i Mille. A guardare le loro foto oggi recuperate, a leggere i nomi ti accorgi che molti erano braccianti, falegnami, barcaioli. Gente semplice che voleva unire l'Italia. E che forse oggi non si sentirebbe così a suo agio nelle celebrazioni ufficiali. Meglio il piccolo campo dove trionfa l'edera.



Sul blog di Beppe Grillo il post Il video-denuncia sul sito de Il Secolo XIX -



SISTEMATO IL CAMPO DEI MILLE A GENOVA
dopo la nostra denuncia  ripresa da Ferruccio Sansa su Il Fatto, dal blog di Grillo, da Agorà su Rai3 e dal Tg1 il Comune di Genova si è mosso!
PER VEDERE I SERVIZI DEL TG1 e di AGORA'

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