e la Magistratura contro un muro di gomma
e la Magistratura contro un muro di gomma

Il Regime c’era e la Casta lo sapeva

Sabato 07 Luglio 2007 01:00 Elio Veltri
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07.07.2007 – dal DemocraziaLegalità

Il Regime c’era e la Casta lo sapeva
di Elio Veltri

Leggo su Repubblica i nominativi dei singoli e delle Associazioni spiati da Pio POMPA per conto del SISMI.

Per quanto mi riguarda, se i documenti pubblicati da Repubblica, sono veri, ho collezionato un primato invidiabile, dal momento che sono stato spiato come singolo da “disarticolare”( essendo medico conosco il significato anatomico del termine) perché “ nemico” di Berlusconi; come fondatore di Democrazia e Legalità e direttore del periodico on line democrazialegalita.it ; come co-fondatore di Opposizione Civile.

I pochi che si sono opposti davvero alla politica e ai metodi del Cavaliere hanno vissuto in una Repubblica a sovranità limitata con gli sgherri alle calcagna . Anche perché gli altri, la maggior parte della Casta, con il Cavaliere flirtava, inciuciava, intrallazzava beatamente. E ogni volta che qualcuno degli oppositori parlava di Regime si beccava anche le contumelie dei compagni di viaggio ai quali la parola Regime( ricordate?) provocava l’orticaria. Sono gli stessi che stanno al governo, in Parlamento fin da quando erano nella culla e succhiavano il latte materno. Gli stessi che hanno sistemato decine di migliaia di amici e sodali in Parlamento, nelle regioni, nelle comunità montane, nelle province, nei comuni, nelle municipalizzate , nelle ASL, alla RAI, negli studi professionali. Ovunque. Aspese dello Stato. Gli stessi che ora fanno finta di scandalizzarsi. Gli stessi che hanno sistemato al Consiglio di Stato il generale Pollari capo del SISMI, che gli hanno dato la solidarietà quando i magistrati di Milano l’hanno inquisito per concorso in sequestro di persona. Gli stessi che sanno che Pollari ha argomenti convincenti per farli tacere o che temono che Pollari li abbia.Perciò lo avevano nominato anche consulente del Presidente del consiglio. Gli stessi che hanno sistemato al ministero Pio Pompa. Gli stessi che hanno contribuito a fare di questo paese un crocevia di illegalità di ogni genere e che non hanno alcuna volontà di ripristinare la legalità repubblicana e istituzionale perché nella legalità finirebbero le loro carriere e quelle dei loro amici politici e personali. Gli stessi che predicano contro le lottizzazioni e lottizzano dalla mattina alla sera. Gli stessi che spiegano ai figli che è meglio avere un incarico pubblico che studiare e lavorare. D’altronde cosa volete che siano una manciata di magistrati, giornalisti, politici per bene spiati dai Servizi che avrebbero dovuto tutelarli? Per loro sono solo Bazzecole. Ma noi che nellapalude non ci siamo mai stati urliamo: fateci sognare, andavetene!

 

Io nel mirino del Sismi

Sabato 07 Luglio 2007 01:00 Giancarlo Caselli
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07.07.2007 - Unità

Io nel mirino del Sismi
di Giancarlo Caselli

Acquisizione di dati in modo capillare e continuativo. Monitoraggio di attività, movimenti e corrispondenza informatica. Dossier custoditi a Roma, in via Nazionale, in una sede (separata) del Sismi. Messa così potrebbe sembrare un'ordinaria attività di intelligence. Invece è tutt'altra cosa. Primo, perché oggetto dei dossier sono giudici e Pm, uffici giudiziari, libere associazioni (italiane ed europee) di magistrati. Poi perché ben strano è l'oggetto delle «inchieste». Fatti specifici, zero. Men che mai ipotesi di un qualche illecito. Neppure l'ombra di pericoli per l'indipendenza e l'integrità dello Stato (confine che delimita attribuzioni e competenze del Servizio segreto militare). Niente di niente. Ma non per i solerti schedatori. Una colpa gravissima secondo loro c'è: i magistrati pensano! Pensano e operano, a volte, in maniera che al potere politico dominante non piace. Sono magistrati che rispettano la legge? Danno prova di indipendenza? Proprio qui sta il punto. In quanto perversamente inclini ad una giustizia uguale per tutti sono scomodi per chi comanda. Sono pericolosi e vanno tenuti d'occhio. Magari neutralizzati.

Il Csm (organo che la Costituzione pone a presidio dell'indipendenza della magistratura) riceve questi strani dossier. Li esamina e alla fine approva - all'unanimità - una relazione argomentata e severa.

Con questa relazione il Csm rileva diversi punti:
· l'acquisizione della documentazione ebbe inizio subito dopo le elezioni politiche del 2001;
· fu disposta perché i magistrati oggetto di attenzione venivano considerati (in ragione dell'attività giudiziaria svolta o delle posizioni assunte nel dibattito politico-culturale) non in sintonia con la nuova maggioranza di centro-destra;
· si svolse in modo continuativo fino al settembre 2003 e in modo saltuario fino al maggio 2006;
· si proponeva di intimidire i magistrati impegnati in delicati processi, con perdita di credibilità e significativi ostacoli all'indipendente ed efficace esercizio della giurisdizione (oltre ai danni, professionali e di immagine, per i singoli);
· poteva contare sull'ausilio di appartenenti all'ordine giudiziario, anche rivestenti «qualificato incarico di supporto governativo».

Inquietante e stupefacente che tutto ciò sia potuto avvenire nell'Italia del terzo millennio. Registrandolo, il Csm non ha fatto altro che il suo mestiere. Ecco invece fior di opinionisti e di politici (compresi alcuni magistrati prestati alla politica) che incredibilmente se la prendono proprio con il Csm. Non chiedono di individuare i responsabili della squallida vicenda. Non invocano approfondimenti, trasparenza e chiarezza. Si scagliano contro il Csm. È la solita storia: quando lo specchio rivela un bubbone, invece di curarlo c'è sempre qualcuno disponibile a rompere lo specchio. Si chiama eclissi della questione morale. Negare sempre - anche di fronte all'evidenza - che possa esserci del marcio, quando serve per blindare certi interessi. Aggredire pesantemente chi cerca di far emergere la verità. Agitare cartellini rossi contro l'arbitro che pretende il rispetto delle regole, mai contro chi potrebbe averle violate. Questa è la democrazia «moderna».

Allo sconcerto istituzionale, chi scrive deve aggiungere lo sgomento personale. Il mio nome ricorre più volte nei dossier di via Nazionale. E ho lavorato a Torino, Palermo e Bruxelles, sedi che sono nel mirino di quei dossier. Ora, da più di 30 anni vivo sotto scorta. Prima le inchieste sul versante dell'antiterrorismo (Brigate rosse e Prima linea); poi la decisione di andare a Palermo subito dopo la morte di Falcone e Borsellino: una sequenza di esperienze professionali particolarmente rischiose che hanno imposto speciali misure di protezione, per me ed indirettamente per la mia famiglia. Ricordo bene i soldati di leva (era in corso l'operazione «Vespri siciliani») che a Palermo presidiavano 24 ore su 24 il pianerottolo della mia abitazione, armati di tutto punto, con intorno - sulla porta di casa - sacchetti di sabbia e rotoli di filo spinato, come fossimo in trincea. Sarò sempre grato agli uomini che (rischiando essi stessi ogni giorno) hanno saputo assicurarmi una relativa serenità. Uomini che in almeno in quattro o cinque occasioni mi hanno salvato la pelle, impedendo che fossero attuati avanzatissimi progetti di attentato. Come in quel Natale che invece di portarmi da Palermo a Torino mi sballottarono da una città all'altra, spesso chiuso dentro un furgone blindato, finchè - dopo giorni e giorni - non cessò lo stato d'allarme. Indigna scoprire oggi che mentre lo Stato mi proteggeva coi suoi uomini migliori, pezzi dello stesso Stato si davano da fare per neutralizzarmi... Dare con una mano e cercare di togliere con l'altra è schizofrenico. Sintomatico di un forte disagio della nostra democrazia. Per favorirne la deriva basterà far finta di credere che in via Nazionale non è successo nulla. E prendersela col Csm che osa dissentire.

 

Il portavoce che dovrebbe tacere

Venerdì 06 Luglio 2007 01:00 Daniela Gaudenzi
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06.07.2007 – da DemocraziaLegalità
Il portavoce che dovrebbe tacere
di Daniela Gaudenzi

punto11 del dodecalogo di Prodi «Il portavoce del presidente, al fine di dare maggiore coerenza alla comunicazione, assume il ruolo di portavoce dell'esecutivo».

Sircana è uno che si è fatto ricoverare per una colica quando si è diffusa la notizia della foto con il trans invece che chiedere immediatamente che venisse pubblicata, senza aggiungere altro perché "lo scoop" nella sua pochezza ed irrilevanza intermini politici non richiedeva altro. Allora successe un putiferio e furono dedicati all'episodio un numero imprecisato di approfondimenti di prima seconda e terza serata.... Ora davanti alla denuncia, senza precedenti perché nella storia repubblicana non si era ancora verificato qualcosa di analogo, da parte del  CSM dello spionaggio e dossieraggio metodico per un periodo di ben 5 anni (dal 2001 al 2006) ad opera del Sismi di 4 procure, e di ben  203 giudici appartenenti a 12 paesi europei, il portavoce del governo commenta "Ho una cultura industriale e per me il CSM è il centro sperimentale metallurgico che è anche una cosa più seria". 

 

Definire il tipo di cultura di un personaggio di simile sensibilità istituzionale è cosa veramente ardua ma sicuramente in un paese che volesse almeno preservare una parvenza di civiltà si sarebbe dovuto dimettere prima che "la battuta" giungesse alle agenzie.

E di dimettersi glielo dovrebbe chiedere, rectius, imporre il capo del Governo di cui lui è il portavoce per tutelare in primis la dignità del  governo che presiede  oltre che l'autorevolezza dell'organo di autogoverno della magistratura.

Davanti ad un intervento di tale miserevole qualità a fronte di  un "episodio" durato dal 2001 al 2006,  di gravità eccezionale e di massima pericolosità per la democrazia e lo stato di diritto, un governo che non prende le distanze e una maggioranza silente si squalificano ulteriormente e confermano irrimediabilmente il discredito di cui già "gode" la politica ed in cui ha trascinato, cosa ben più grave, le istituzioni.

C' è stato il dileggio compiaciuto da parte della voce ufficiale del governo di un organo costituzionale, il CSM, intervenuto solo per tutelare la magistratura, un potere indipendente dello stato, fatto oggetto di operazioni concertate di discredito, di intimidazione, di delegittimazione, da parte della dirigenza del Sismi e non, si badi bene, di qualche singolo ufficio o fuzionario.

Altro che la "chiacchierata", più o meno concludente, con un trans!

Se in queste ore il presidente del consiglio e la maggioranza non chiedono a Sircana di dimettersi, e la cosa appare molto più che improbabile, vuol dire che il portavoce ha dato la prova ultima della miserevolezza di questo governo che non a caso vanta un ministro della giustizia come Mastella,  e che sta incredibilmente eguagliando il precedente.

 

Comunicato Stampa di Ignazio Juan Patrone, ex Presidente di MEDEL

Giovedì 05 Luglio 2007 01:00 Ufficio di Presidenza
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05.07.2007 dal DemocraziaLegalità

Comunicato Stampa
di Ignazio Juan Patrone, ex Presidente di MEDEL


Quale Presidente di MEDEL – Magistrats européens pour la démocratie et les libertés – nel periodo che è stato illecitamente “attenzionato” dal Sismi, ricordo che si tratta di una libera Associazione europea di magistrati alla quale partecipano Magistratura democratica e il Movimento per la giustizia con numerose altre Associazioni di giudici e PM di Paesi membri dell’Unione.

MEDEL prende parte da tempo alle attività del Consiglio d’Europa e dell’Unione europea: tra le altre alla Commissione Europea per l’efficienza della giustizia, al Consiglio consultivo dei giudici europei, alla Conferenza europea dei Procuratori; ha partecipato a consultazioni su Libri Verdi della Commissione Europea e intrattenuto proficui contatti con OLAF e Eurojust; ha un rapporto di collaborazione con analoghe Associazioni di magistrati dell’America Latina e dell’Africa; ha organizzato iniziative e convegni con Associazioni europee di Avvocati; ha avuto rapporti con la Commissione dell’ONU per i diritti umani di Ginevra; da ultimo ha promosso la costituzione di un Osservatorio sui diritti fondamentali in Europa.

Tutte attività che si sono sempre svolte in modo pubblico e trasparente.

Indigna perciò apprendere che un Servizio informativo dello Stato italiano, che dovrebbe attendere alla sicurezza della Repubblica, si sarebbe illegittimamente insinuato nella lista interna di comunicazione di MEDEL, della quale fanno parte solo magistrati professionisti aderenti alle Associazioni nazionali per discutere di tematiche di interesse comune, e che sarebbe stato preparato un dossier contenente affermazioni e commenti falsi, fantasiosi e diffamatori: fango a buon mercato, destinato a un uso che oggi ancora non appare chiaro.

MEDEL, gelosa della propria autonomia da qualsiasi potere, saprà agire a propria tutela nelle sedi opportune.

A chi l’ha rappresentata nel recente passato rimane l’orgoglio di un lavoro svolto nell’esclusivo interesse dell’indipendenza del potere giudiziario e per la tutela dei diritti dei più deboli e sfavoriti

 

Sismi e libertà

Giovedì 05 Luglio 2007 01:00 DemocraziaLegalità
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05.07.2007 dal DemocraziaLegalità

Sismi e libertà
della redazione


(contestualmente a magistrati e uomini politici) è a lungo stato uno degli obiettivi del Sismi, o quantomeno di Pio Pompa (indagato peraltro assieme a Pollari, ex direttore dei Servizi), con  altri siti web di informazione.

Pubblichiamo la copia del grafico comprendente il nostro giornale, grafico disegnato dallo stesso Pompa e ritrovato nel suo schedario, che è comparsa oggi 5 luglio 2007 sulle pagine di Repubblica, dandoci così la certezza di ciò che già sapevamo: siamo stati spiati, controllati, schedati. Che Elio Veltri, direttore e fondatore di democrazialegalita.it, fosse tra i nomi dei personaggi da "disarticolare con azioni anche traumatiche" era emerso nei mesi scorsi, grazie alla puntuale e coraggiosa azione della Magistratura. Che i telefoni dei redattori di Democrazialegalità e i loro computer fossero sotto intercettazione, era parso più volte evidente, anche per la scarsa qualità tecnica degli intercettatori. Non abbiamo mai gridato allo scandalo, subendo con pazienza anche questa manovra.  Ma oggi, davanti alla prova provata, non possiamo più tacere. Non solo perchè sono in ballo la nostra dignità e la nostra identità violate, ma anche e sopratutto perchè siamo stati protagonisti, nostro malgrado, di una ulteriore prova dello scadimento  e della fragilità della democrazia nel nostro Paese.

 

Indicati come "pericolosi oppositori" di Silvio Berlusconi e del suo governo, ci riserviamo di valutare il termine "pericolosi" (è una supervalutazione dei nostri poteri? Una offesa infamante? Un vezzeggiativo un po' rude? Una minacciosa definizione?). Per quanto riguarda il termine "oppositori", precisiamo che sì, ci siamo opposti con forza, fermezza, trasparenza e costanza contro ogni azione di quel governo (come di qualunque altro, precedente e successivo) ogni qualvolta abbia messo in atto provvedimenti che, nella piena libertà garantita dalla Carta Costituzionale,  in quanto cittadini ed in quanto testata giornalistica (registrata presso il tribunale di Firenze, atto n. 5375) abbiamo valutato come criticabili, stigmatizzabili, a volte sbagliati, esecrabili e incostituzionali, come troppo spesso ha confermato poi giuridicamente la Consulta.

 

L'indipendenza da parti politiche, governi, potentati economici o di schieramento, indipendenza che è essa stessa la nostra linea editoriale, risulta solo confermata dalle azioni illegali, illegittime, irrituali, antidemocratiche dei servizi segreti non deviati. Per niente deviati, ma fedeli alla politica e alla gestione del Potere a cui questo nostro Stato è avvezzo, perchè noi crediamo che dagli anni '50 ad oggi si sia chiamato "deviato" ciò che più al Potere era contiguo.

Niente di nuovo, sotto il sole d'Italia.

 

Invitiamo la Stampa tutta, i nostri lettori e tutti i cittadini a riflettere sulla circostanza che, a schedarci, seguirci, controllarci, intercettarci e volerci "neutralizzare" era il SERVIZIO SEGRETO MILITARE. I cui mezzi, e strumenti, sono facilmente immaginabili.

 

Ci riserviamo inoltre di procedere al più presto con una azione legale a nostra tutela e per il ristabilimento della giustizia democratica.



 

 

Caso Sismi - i documenti

Giovedì 05 Luglio 2007 01:00 Repubblica
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05.07.2007 da Repubblica

Caso Sismi - i documenti

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"Il Sismi spiava e intimidiva i giudici"

Giovedì 05 Luglio 2007 01:00 Il Secolo XIX
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05.07.2007 da Il Secolo XIX

"Il Sismi spiava e intimidiva i giudici"

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Delibera unanime del CSM sul caso SISMI

Mercoledì 04 Luglio 2007 01:00 Ufficio di Presidenza
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461/RR/2006
Delibera del Comitato di Presidenza in data 7 novembre 2006 con la quale è stata autorizzata l'apertura presso la Prima Commissione di una pratica a tutela dei magistrati che, come riferiscono notizie di stampa, sarebbero stati oggetto di informative e di osservazione ad opera di appartenenti o collaboratori del servizio di informazione militare.

(relatore Dott. ROIA)

"1. Il 7 novembre 2006 il Comitato di presidenza del Consiglio superiore -
su richiesta dei consiglieri Pepino, Riviezzo, Berruti, Siniscalchi e
Patrono - ha autorizzato l'apertura presso la Prima Commissione di una
pratica "a tutela" in conseguenza di notizie di stampa secondo cui «nel
corso di una perquisizione effettuata su ordine dell'autorità giudiziaria
nei locali in disponibilità del Sismi situati in via Nazionale a Roma, è
stata rinvenuta documentazione da cui risulta che numerosi magistrati sono
stati oggetto di informative e di osservazione ad opera di appartenenti o
collaboratori del Servizio di informazione militare (...) anche al fine di
condizionare od ostacolare l'attività giurisdizionale di tali magistrati, di
impedirne la partecipazione a organismi sopranazionali, di delegittimarli
attraverso il discredito personale, ledendo con ciò, insieme alla loro
dignità personale, l'esercizio autonomo e indipendente della giurisdizione e
incidendo (o tentando di incidere) sulle consapevoli determinazioni
dell'organo di autogoverno e finanche sulla composizione dello stesso».

Nell'ambito di detta pratica, con nota 22 novembre 2006, sono stati
richiesti alla Procura della Repubblica di Milano, ove consentito dalle
esigenze investigative, informazioni e atti relativi alla perquisizione di
cui sopra e ai suoi seguiti.

Il 18 dicembre la Procura di Milano ha trasmesso alla Prima Commissione del
Consiglio ampia documentazione comprensiva:

a1) degli atti salienti del procedimento pendente nei confronti di Pignero
Gustavo ed altri, con indagini concluse e richiesta di rinvio a giudizio
(nonché di archiviazione per alcune posizioni) depositata il precedente 5
dicembre, nell'ambito del quale, il 5 luglio 2006, è stata effettuata
perquisizione nell'appartamento in uso al Sismi, sito in Roma, via Nazionale
230;

a2) di numerosi documenti sequestrati in detta perquisizione (in cartaceo
ovvero tratti da computer o floppy disk) contenenti riferimenti a
magistrati, italiani ed europei, alla loro attività, ad istituzioni (anche
internazionali) in cui operano (od operavano) tali magistrati, ad
associazioni di magistrati (italiane ed europee);

a3) della memoria in data 7.7.2006 indirizzata ai pubblici ministeri di
Milano nel contesto dell'interrogatorio reso da Pompa Pio il quale,
definendosi "dirigente del Sismi con compiti di analista OSINT"
rappresentava, in merito alla documentazione sequestrata presso il suo
ufficio riservato,: "nella mia missione sono obbligato ad acquisire
classificare custodire, tutte le informazioni che ottengo, senza distinzione
di genuinità affidabilità attendibilità. Un servizio di sicurezza svolge i
propri compiti istituzionali acquisendo il maggior numero di informazioni
possibili ed analizzandole tutte, utilizzando solo quelle ritenute utili per
la sicurezza nazionale".

a4) della missiva in data 18 dicembre 2006 di trasmissione alla Procura
della Repubblica di Roma per competenza territoriale del proc. n. 50160/06
mod. 21, aperto a carico di Pollari Nicolò e Pompa Pio per i reati di cui
agli artt. 314 e 616 codice penale nonché per altre possibili ipotesi di
reato (in particolare, abuso ex art. 323 codice penale e , art. 167 decreto
legislativo 30 giugno 2003, n. 196, codice privacy) connesse ad attività del
Sismi non riconducibili alle finalità di competenza di tale servizio
emergenti dalla acquisizione e dalla elaborazione del materiale acquisito
nella perquisizione del 5 luglio 2006.

In data 26.6.2007 sono stati sentiti dalla Prima Commissione il Procuratore
della Repubblica di Roma dott. Ferrara ed il Sostituto Procuratore dott.
Saviotti titolare del procedimento n. 56467/06/RG i quali hanno prodotto l'
invito a presentarsi per rendere interrogatorio emesso in data 25.6.07 nei
confronti di Pompa Pio per i reati di cui agli artt. 314, 81 cp.v. 61 n. 2,
110 c.p., 110, 81 c.p.v., 616, 61 n. 9 c.p., confermando le iscrizioni al
registro notizie di reato quali unici indagati dello stesso Pompa Pio e di
Pollari Nicolò, mentre non risultano allo stato coinvolti altri soggetti o
organi.

2. Tra i documenti acquisti, particolare rilievo presentano, ai fini che qui
interessano:

b1) alcuni appunti, predisposti nella primavera-estate del 2001, esplicativi
del progetto di osservazione e intervento del Sismi su settori della
magistratura definiti «portatori di pensieri e strategie destabilizzanti
(...) e vicini ai partiti della passata maggioranza» (cfr. reperto B.9).
Tale progetto è così sintetizzato: «neutralizzazione di iniziative,
politico-giudiziarie, riferite direttamente a esponenti della attuale
maggioranza di Governo e/o di loro familiari (anche attraverso l'adozione di
provvedimenti traumatici su singoli soggetti), sedi: Milano, Torino, Roma e
Palermo; neutralizzazione o, al più, ridimensionamento di attività
aggressive, politico-giudiziarie, provenienti dall'estero, ma svolte in
sinergia con ambiti e soggetti di cui ai precedenti punti, paesi di
interesse: Spagna, Inghilterra; (...) concettualizzare un team di soggetti
di riferimento che prendano come missione prioritaria la valutazione e la
diagnosi precoce di ogni iniziativa aggressiva e di studiarne e attuarne
misure di neutralizzazione o di deterrenza. Al contempo, il citato team
potrebbe (in parallelo) svolgere attività di dissuasione mediante l'adozione
di adeguate contromisure in Italia e all'estero» (reperto B.9);

b2) il report sulla designazione di magistrati italiani in «organismi
investigativi dell'Unione europea» e, in particolare presso l'Olaf
(Organismo per il contrasto alle frodi e alla corruzione), finalizzata -
secondo detto documento - «ad enfatizzare iniziative aggressive già in corso
od a promuoverne altre nei confronti di alte personalità di Governo e/o del
Governo stesso, con riferimento all'attuazione di momenti significativi del
suo programma (realizzazione di opere, ecc.)» (reperto B.9). Si legge, tra
l'altro, in detto report: «Tale strategia (di infiltrazione nell'Olaf, ndr)
è volta sia a stimolare vere e proprie iniziative giudiziarie e/o di
delegittimazione di soggetti specifici sia a creare le condizioni per
impedire che finanziamenti e/o provvidenze previsti per l'attuazione di
taluni programmi vengano congelati sine die se non addirittura revocati. La
prospettiva (...) richiede, perché possa essere avviata e portata avanti con
successo, che taluni incarichi messi a concorso vengano affidati a precise
persone legate ideologicamente e intellettualmente a chi opera la regia
dell'iniziativa in questione. La prospettiva, come detto, era già stata
scoperta anche in virtù delle persone fisiche che erano state già designate,
della storia di queste ultime e di concomitanti elementi di conoscenza già
acquisiti. La relativa insidiosità era stata più volte rappresentata e
sottolineata. Nelle ultime ore persona di sicura affidabilità avente
medesima estrazione professionale dei soggetti prima indicati come
potenzialmente pericolosi e rivestente oggi qualificato incarico di supporto
governativo ha ritenuto di dover rappresentare ulteriori allarmanti elementi
di pericolosità dei quali ha contezza diretta anche in ragione del suo
Ufficio. Ci si intende riferire sia ad elementi di conoscenza fattuale
disponibili nell'esercizio della sua funzione sia a prove documentali, anche
olografe (delle quali talune reperite fortunosamente nell'ambito della
struttura presso la quale il soggetto opera). (...) Si tratta in particolare
e tra l'altro di scongiurare l'eventualità che taluni soggetti, deputati ad
operare negativamente nel senso illustrato, vengano ad essere addirittura
designati dalla stessa compagine governativa che potrebbe risultare, poi,
vittima della loro iniziativa. La fonte ha riferito di aver già fornito
indicazioni in tal senso a taluni esponenti del Governo in carica. Ha
tenuto, peraltro, a sottolineare viva preoccupazione e grande allarme per
l'ipotesi di una possibile sottovalutazione del problema da parte di chi
dovrebbe darsene carico»;

b3) elenchi e schede di magistrati qualificati come «aree di sensibilità» da
sottoporre a osservazione e interventi di contrasto e/o dissuasione. Nella
individuazione dei magistrati italiani è fatto esplicito riferimento alla
appartenenza a Magistratura democratica ma anche a un «dispositivo
approntato in sede politico-giudiziaria da noto esponente, già appartenente
all'Ordine Giudiziario, che si è proposto quale ideologo e, poi,
catalizzatore e garante occulto di un gruppo di appartenenti a quell'Ordine
(...) con la costituzione di un movimento trasversale che ha reso nella
sostanza obsolete le tradizionali "correnti" di quell'Ordine» (cfr. reperto
B.9). I magistrati ritenuti appartenenti a tale movimento sono indicati in
apposito elenco (cfr, reperto B.1), integrato da autonome indicazioni.
Nell'elenco ad hoc (comprensivo anche di estranei all'ordine giudiziario,
che qui si omettono) sono inclusi, sotto la voce «aree di sensibilità», i
magistrati Colombo, D'Ambrosio, Caselli, Bruti Liberati, Almerighi, Natoli,
Ingroia, Principato, Sabella, Mancuso (Dap/Na), Mancuso (Bo), Melillo,
Monetti, Salvi, Cesqui, Lembo, Paraggio, De Pasquale, Napoleoni, Casson e
Perduca e, sotto la voce «supporters e/o braccio armato», i magistrati
Borrelli, Davigo, Boccassini, Greco, Taddei, Ichino, Carnevali (nonché,
ripetuti, D'Ambrosio e Colombo). A tale elenco sono aggiunti, in via
autonoma, numerosi altri magistrati: in particolare, con l'indicazione di
partecipi del «movimento dei "giuristi" democratici militanti», oltre ai già
ricordati Edmondo Bruti Liberati e Giovanni Salvi, «il presidente di
Magistratura democratica e membro di MEDEL, Livio Pepino e il presidente di
MEDEL e membro di Md, Ignazio Patrone» (cfr. allegato 4 allla nota 16
dicembre 2006 Digos Milano). Specifiche schede biografiche o indicative dei
rapporti intrattenuti dagli interessati con personalità politiche, italiane
e non, sono dedicate ad Armando Spataro (reperto C.24 e C.27), Stefano
Dambruoso (reperto C.28), Domenico Gallo (reperto D.26.12);

b4) un dossier sull'associazione europea Magistrats européens pour la
democratie et les libertés (MEDEL) (reperto D.26.6) comprensivo: ?) di
alcuni elenchi, l'ultimo dei quali aggiornato al 12 marzo 2002, delle
organizzazioni aderenti a MEDEL (con relativi responsabili, indirizzi e.mail
e numeri telefonici) e dei singoli magistrati che ne fanno parte, come
singoli o come delegati di associazioni nazionali. L'elenco aggiornato al 12
marzo 2002 comprende 203 magistrati (con relativi indirizzi di posta
elettronica) di 12 paesi europei; di essi 46 sono italiani; ?) di uno
«studio preliminare delle ultime attività di MEDEL e soprattutto del suo
principale sostegno italiano (Magistratura Democratica», redatto il 3 agosto
2002; ?) di un monitoraggio capillare delle attività, dei contatti, delle
riunioni e dei documenti di MEDEL, predisposto anche attraverso l'analisi
dettagliata dei messaggi di posta elettronica diffusi nella lista (di
carattere interno) dell'associazione tra il 2 ottobre 2001 e il 6 luglio
2002. Il dossier si conclude con il seguente rilievo: «Dal lontano 1985 ad
oggi, MEDEL ha compiuto passi da gigante nel conseguimento dei suo disegno
politico, sociale e corporativo sviluppando, contestualmente, un assetto
organizzativo che, dal centro e fino alle periferie mondiali, si è mostrato
all'altezza di corrrispondere ai nuovi scenari determinati dal processo di
globalizzazione. Ne consegue che sarebbe assai riduttivo considerare MEDEL
un'associazione diluita tra altri organismi similari. Di fatto essa
rappresenta il deus ex machina di quel movimento internazionale dei
magistrati militanti che, avvalendosi delle prerogative connesse alle
funzioni svolte all'interno del proprio Paese, ha finito con il costituire
una rete la cui capillarità gli consente di esercitare il proprio peso sia a
livello nazionale che sovranazionale. In tale modo ne è scaturito un
processo osmotico, dal centro alla periferia e viceversa, la cui dinamica
viene scandita nel contesto di quell'asse internazionale, di
contrapposizione all'Impero occidentale capitalistico, che non rifugge
dall'avvalersi, strumentalmente e non, di alleanze anche con il mondo
dell'integralismo islamico»;

b5) un "promemoria" (corredato di schema grafico) circa la «rete informativa
utilizzata dal magistrato francese di collegamento presso il Ministero di
Grazia e Giustizia, Emmanuel Barbe, nel suo "particolare" modus operandi»
(reperti D.26.6). Si legge in detto promemoria: «Secondo talune indicazioni
il magistrato di collegamento, presso il Ministero di Grazie e Giustizia,
Emmanuel Barbe (addetto dell'Ambasciata di Francia a Roma), risulterebbe da
tempo in stretti rapporti con diversi esponenti del cosiddetto movimento dei
"giuristi militanti" rappresentato, a livello internazionale, dalla ONG
Magistrats européens pour la Democratie et les Libertés (MEDEL) presieduta
dal giudice italiano Ignazio Patrone. In particolare egli avrebbe provveduto
ad ampliare e perfezionare la maggior parte dei menzionati rapporti durante
il suo precedente incarico, presso la UE , come Consigliere nella Delegazione
permanente francese per la cooperazione giudiziaria. Sembrerebbe infatti che
Barbe, nel corso della sua permanenza a Bruxelles, abbia avuto modo di
divenire un profondo "conoscitore" delle vicende politiche e giudiziarie,
riguardanti il nostro Paese, anche sulla scorta delle frequentazioni e dei
legami, tra l'altro agevolati dalla stessa MEDEL (caratterizzata già
all'epoca da una forte presenza di Magistratura democratica), con diversi
magistrati e personalità politiche italiane tra cui: Luciano Violante (...);
Antonio Di Pietro (con il quale avrebbe in comune, tra l'altro, la
"passione" per l'informatica); Giancarlo Caselli, verso cui egli
continuerebbe a nutrire, sulla base della passata ottima collaborazione
posta in essere con l'allora Procuratore di Eurojust, stima ed amicizia
incondizionate: Ignazio Patrone (attuale Presidente di MEDEL), con il quale
Barbe avrebbe assidui scambi di vedute, specie sullo scontro in atto tra
Governo e Magistratura, ricavandone altresì, per quanto è dato sapere,
ulteriori e significative "anticipazioni", anche su aspetti di carattere
riservato, spesso riguardanti l'operato della Corte Costituzionale, come
sarebbe recentemente avvenuto in occasione del pronunciamento sul lodo
Schifani; Edmondo Bruti Liberati (ex Presidente di MEDEL), che verrebbe, dal
nostro, soventemente "consultato" (a volte direttamente altre in via
mediata) sia come Presidente dell'ANM che come membro del Comitato di
vigilanza dell'OLAF; Alessandro Perduca (ritenuto contiguo a MEDEL), dal
quale attingerebbe, considerata la sua posizione al vertice della Direzione
Investigazioni e Operazioni dell'OLAF, "opinioni" e "suggerimenti",
soprattutto sulla "interpretazione" di diverse questioni, attinenti
"determinate" aziende italiane, che potrebbero avere importanti risvolti
giudiziari e politici; Livio Pepino (membro di MEDEL), presidente di Md;
Claudio Castelli (membro di MEDEL), segretario nazionale di Md, Maria
Giuliana Civinini (membro di MEDEL), consigliere del CSM; Giovanni Salvi
(membro di MEDEL), consigliere del CSM; Luigi Marini (membro di MEDEL),
consigliere del CSM. Tuttavia gli elementi di maggiore delicatezza, circa il
ruolo ed il modus operandi adottati da Emmanuel Barbe nello svolgimento dei
suoi vari incarichi, segnatamente presso la UE , prime, e l'Ambasciata di
Francia a Roma, poi, riguarderebbero non tanto la sua organicità o meno al
menzionato movimento dei "giuristi militanti" ma, quanto, l'asserita
propensione e predisporre ed usufruire di una propria efficace rete
"informativa" in grado di interagire sul duplice versante politico e
giudiziario»;

b6) monitoraggio di iniziative, dibattiti e manifestazioni a carattere
"antigovernativo" con la partecipazione di magistrati: cfr., in particolare:
?) le schede sulla asserita costituzione nell'agosto 2001, su iniziativa del
dr. Spataro, di un team per ottenere dal CSM un «parere di merito» contrario
alla riforma del diritto societario (in via di approvazione parlamentare) e
per effettuare «la riconversione dei capi d'accusa che coinvolgono un
personaggio politico di primissimo piano» (cfr. reperti B.2 e B.9); ?) la
scheda sulla strategia di contrasto della istituzione della Commissione
d'inchiesta su Tangentopoli (cfr. allegato 4 alla nota 16 dicembre 2006
Digos Milano) nonché gli ulteriori appunti allegati a detta nota e quelli
inseriti nel reperto D.26. In questo filone si inserisce anche la scheda
relativa alle elezioni per il rinnovo del Comitato direttivo centrale
dell'Associazione nazionale magistrati dell'11-13 maggio 2003 dove si
riporta " Fonti ben informate hanno fornito indicazioni secondo cui gli
ultimi episodi, che hanno caratterizzato lo scontro istituzionale tra
Governo e Magistratura, avrebbero di fatto determinato un processo di
ricompattamento, tra le varie componenti dell'ANM, rafforzando notevolmente
la possibilità che l'esito delle elezioni (.11-12-13 maggio 2003), possa
tradursi nel rinnovo di un Comitato direttivo centrale ancora più attestato
su posizioni radicali e, soprattutto, antigovernative. In particolare, negli
ultimi giorni, si sarebbe diffusa tra i Magistrati la percezione di essere
in presenza di uno scontro istituzionale che sarebbe arrivato ad un livello
tale .da imporre una scelta di campo "obbligata" a difesa delle proprie
prerogative di ordine politico e, specialmente corporativo. Emblematiche, al
riguardo, risulterebbero sia il comunicato stampa dell'ANM (7 maggio 2003)
"sulle dichiarazioni del Ministro Castelli e del Presidente Berlusconi" che
i contenuti dei Programmi elettorali delle varie "correnti" rappresentate
all'interno dell'organismo sindacale dei magistrati. Un ulteriore
"delicatissimo" aspetto atterrebbe una operaione, verosimilmente facente
capo a specifici settori della Magistratura e non solo, di chiamata a
raccolta di quegli elementi, appartenenti agli organi di Polizia
Giudiziaria, ritenuti "vicini" professionalmente (operando presso Procure e
Tribunali) e politicamente al fine di orientarne, in questo frangente, le
"azioni" e le prese di posizione. Tale presunta iniziativa avrebbe
contribuito non poco a far crescere, in parte del personale di certi Corpi
di Polizia, un forte sentimento di avversione contro l'Esecutivo in carica
che si starebbe manifestando..in diverse realtà territoriali";

b7) relazioni relative a controlli sull'operato di magistrato effettuati da
persone non indicate (cfr., per esempio, scheda relativa a movimenti e
incontri, nella giornata dell'11 agosto 2001 dei pubblici ministeri milanesi
Bruti Liberati, Colombo e Greco: cfr. reperto B.2 e B.6) ovvero a colloqui e
splorativi con altri magistrati (cfr. intervista ai dr. Spataro e Pomarici
in data 22 maggio 2006 del giornalista Farina, alias agente "Betulla",
nonché ricevute di pagamento di quest'ultimo: cfr. reperti C.26 e D.34);

b8) raccolta di documentazione relativa a contatti "compromettenti" o
dimostrativi della strategia antigovernativa di alcuni magistrati (cfr., in
particolare, il reperto D.26.12 in cui è inserito l'articolo pubblicato su
Il Giornale del 14 dicembre 2001 con il titolo "A Lugano summit a quattro
per il pool antiBerlusconi", relativo a un asserito incontro, in un albergo
di Lugano tra Ilda Boccassini, Elena Paciotti, Carla Del Ponte e Carlos
Castresana).

3. Tirando le somme di quanto sin qui esposto:

c1) la documentazione acquisita evidenzia che, a partire dall'inizio
dell'estate del 2001 (e cioè da epoca immediatamente successiva alle
elezioni del maggio dello stesso anno) ebbe inizio, nei confronti di alcuni
magistrati italiani ed europei e delle associazioni di riferimento degli
stessi (in particolare Magistratura democratica e MEDEL), una attività di
intelligence da parte del SISMI protrattasi, in modo capillare e
continuativo, sino al settembre 2003 e, in modo saltuario, sino al maggio
2006. Tale attività fu oggetto di ripetute informazioni al direttore del
Servizio e sembra, quindi, riferibile, al SISMI in quanto tale e non a suoi
"settori deviati", come conferma, del resto, nella memoria depositata alla
Procura della Repubblica di Milano il 7 luglio 2006, il coordinatore di
detta attività, Pio Pompa;

c2) a carico dei magistrati in questione non viene indicato, a motivazione
dell'opera di intelligence svolta, alcun fatto specifico (e men che meno
alcun fatto illecito), essendo detta attività stata disposta
esclusivamente - secondo quanto precisato nella documentazione in
sequestro - sul presupposto che i magistrati oggetto di attenzione siano
«portatori di pensieri e strategie destabilizzanti (...) e vicini ai partiti
della passata maggioranza (di centro-sinistra, ndr)» in ragione
dell'attività giudiziaria svolta o delle posizioni assunte nel dibattito
politico-culturale;

c3) l'opera di intelligence si è concretizzata non solo nella raccolta e
nella schedatura di materiali noti o comunque pubblici ma anche in un
capillare monitoraggio delle attività, dei movimenti e della corrispondenza
informatica di magistrati, mediate forme di osservazione diretta o ad opera
di terzi non individuati (cfr. reperto B.2, nel quale, con riferimento al
controllo degli incontri del dr. Bruti Liberati in data 11 agosto 2001, si
precisa che lo stesso è avvenuto dopo che «era stata puntualmente definita
una tempistica che prevedeva la necessità dell'immediato avvio delle
operazioni in grado di contrapporsi a iniziative e azioni aggressive le cui
fasi preparatorie sarebbero state svolte durante il periodo delle ferie»),
di contatto con fonti riservate e di inserimento (non è dato, allo stato,
sapere con quali modalità) in mailing list con accesso limitato agli
aderenti;

c4) a fianco della osservazione sono stati posti in essere dal SISMI
specifici interventi tesi a ostacolare o contrastare l'attività
professionale o politico-culturale dei magistrati e delle associazioni in
questione. Ciò è espressamente teorizzato e previsto nelle linee
programmatiche all'uopo predisposte, nelle quali si prevedono interventi
tesi a «neutralizzare iniziative politico-giudiziarie (italiane, ndr) (...)
e ridimensionare attività (...) politico-giudiziarie provenienti
dall'estero» nonché «attività di dissuasione mediante l'adozione di adeguate
contromisure in Italia e all'estero» (cfr. reperto B.3 nonché reperto B.6 in
cui si fa esplicito riferimento alla necessità di contrastare una attività
squisitamente tecnico-processuale come la riformulazione di capi di
imputazione a seguito di una intervenuta - o prevista - modifica
legislativa). Né si è trattato di semplici progetti non seguiti da fatti
concreti, come dimostra la circostanza che alle informazioni e
sollecitazioni del SISMI hanno fatto seguito, per limitarsi agli esempi più
noti: ?) una campagna mediatica di delegittimazione dei magistrati già
destinati all'OLAF (Perduca, Vaudano e Piacente) e l'interdizione politica
nei loro confronti (cfr. agenzie di stampa in data 23 novembre 2001: B.8.;
?) la campagna di stampa di alcuni organi di informazione, ripresa in sede
politica, su una presunta congiura ai danni del Governo organizzata a
livello europeo da MEDEL.;

4. Alla stregua di quanto precede, il Consiglio ritiene di dover segnalare,
anche a tutela dell'indipendente esercizio della giurisdizione, dei
magistrati attinti dalla attività del SISMI e dell'intero ordine
giudiziario, quanto segue:

d1) l'attività sin qui descritta, oltre che non fondata su fatti specifici,
è estranea alle attribuzioni e competenze del SISMI, preposto, ai sensi
dell'art. 4 legge 24 ottobre 1977, n. 801 a «tutti i compiti informativi e
di sicurezza per la difesa sul piano militare dell'indipendenza e della
integrità dello Stato da ogni pericolo, minaccia o aggressione» nonché ai
«compiti di controspionaggio» connessi con i fini suddetti. È chiaro,
infatti, che le iniziative giudiziarie (soggette a tutti i controlli
giurisdizionali previsti dall'ordinamento) e le attività di partecipazione
al dibattito politico-culturale sono componenti essenziali della democrazia
e nulla hanno a che vedere con aggressioni o minacce richiedenti azioni di
«difesa sul piano militare»; inoltre, il compito dei Servizi è quello di
vigilare sulla «indipendenza e integrità dello Stato» e non sulla stabilità
del Governo contingente qualunque ne sia il segno politico;

d2) tale attività si proponeva di conseguire effetti di intimidazione nei
confronti di alcuni magistrati e di cagionare perdita di credibilità nei
confronti di altri preposti a indagini e processi particolarmente delicati,
così aumentando le difficoltà nella collaborazione giudiziaria
sopranazionale ed ostacolando, in maniera significativa, l'esercizio
indipendente ed efficace della giurisdizione (e ciò anche a prescindere dai
danni, professionali e di immagine, per i singoli magistrati interessati);

d3) l'opera di intelligence sin qui descritta si è talora svolta - secondo i
documenti acquisiti - con la partecipazione o l'ausilio di appartenenti
all'ordine giudiziario. L'indicazione programmatica in tal senso (tesa a
«individuare soggetti in grado di intervenire in termini "non convenzionali"
nelle scelte, nelle decisioni da assumere e/o per l'ostruzionismo delle
stesse» da affiancare al «background di ben individuati uomini "di buona
volontà"» su cui già è possibile contare: cfr. reperto B.9) trova esplicita
e puntuale applicazione nella vicenda relativa a OLAF [«Nelle ultime ore
persona di sicura affidabilità avente medesima estrazione professionale dei
soggetti prima indicati come potenzialmente pericolosi e rivestente oggi
qualificato incarico di supporto governativo ha ritenuto di dover
rappresentare ulteriori allarmanti elementi di pericolosità dei quali ha
contezza diretta anche in ragione del suo Ufficio. Ci si intende riferire
sia ad elementi di conoscenza fattuale disponibili nell'esercizio della sua
funzione sia a prove documentali, anche olografe (delle quali talune
reperite fortunosamente nell'ambito della struttura presso la quale il
soggetto opera). (...) La fonte ha riferito di aver già fornito indicazioni
in tal senso a taluni esponenti del Governo in carica. Ha tenuto, peraltro,
a sottolineare viva preoccupazione e grande allarme per l'ipotesi di una
possibile sottovalutazione del problema da parte di chi dovrebbe darsene
carico»: cfr. reperto B.9]. Meritevoli di approfondimento sono inoltre le
già ricordate vicende del controllo sull'operato e gli incontri, all'interno
dell'ufficio, di magistrati della Procura di Milano (cfr. reperto B.2) e
dell'accesso alla mailng list riservata di MEDEL (cfr. reperto 26.6) nonché
quella relativa all'asserito tentativo del sostituto procuratore della
Repubblica di Venezia, Casson, di attribuire all'eversione di destra la
«tentata strage» realizzata a Venezia nell'agosto 2001 (cfr. reperto B.2).
Superfluo dire che ogni tipo di collaborazione di magistrati con Servizi
segreti, oltre che espressamente vietata dalla legge (art. 7 legge 24
ottobre 1977, n. 801 secondo cui: «In nessun caso i Servizi possono avere
alle loro dipendenze, in modo organico o saltuario, membri del Parlamento,
consiglieri regionali, provinciali, comunali, magistrati, ministri di culto
e giornalisti professionisti»), è estranea al modello costituzionale
dell'ordine giudiziario e ai suoi connotati di terzietà e indipendenza."
 

Csm: il Sismi spiava i magistrati

Mercoledì 04 Luglio 2007 01:00 Ansa
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04.07.2007 – dall’Ansa
CSM: IL SISMI SPIAVA I MAGISTRATI

ROMA - A spiare a partire dal 2001 "numerosi" magistrati delle più importanti procure italiane e quasi un intero ufficio giudiziario (la procura di Milano), le loro associazioni, una decina di consiglieri del Csm e persino giudici stranieri, sul presupposto che erano portatori di "strategie destabilizzanti" contro il governo allora in carica non sono stati "settori deviati" del Sismi, ma il servizio "in quanto tale", andando ben oltre i propri compiti istituzionali. E l'obiettivo era "intimidire" questi magistrati e far "perdere loro credibilità".
E' stato il plenum del Csm a pronunciarsi con una risoluzione unanime e in maniera esplicita sulla vicenda oscura dell'archivio segreto di via Nazionale, scoperto nell'ambito dell'indagine sul rapimento di Abu Omar
Il Csm si è pronunciato sul caso dopo un'attività istruttoria e dopo aver ascoltato i pm romani titolari delle indagini. Ed è proprio la documentazione acquisita a evidenziare che a partire dall'inizio dell'estate del 2001, e cioé subito dopo le elezioni che portarono al governo Berlusconi, "ebbe inizio nei confronti di alcuni magistrati italiani ed europei e delle associazioni di loro riferimento (in particolare Magistratura democratica e Medel) un'attività di intelligence da parte del Sismi", scrive il relatore della risoluzione Fabio Roia (Unicost).
Attività "che si è protratta in modo capillare e continuativo, fino al settembre 2003 e in modo saltuario fino al maggio 2006" e che "fu oggetto di ripetute informazioni al direttore del servizio" che "sembra quindi riferibile al Sismi in quanto tale e non ai suoi settori deviati". Il Sismi, accusa il Csm, ha svolto "un capillare monitoraggio delle attività, dei movimenti e della corrispondenza informatica di magistrati", arrivando anche a pedinarli. E ha messo in campo interventi per "ostacolare e contrastare" la loro attività e delle loro associazioni"; iniziative a volte riuscite come dimostra la "campagna di delegittimazione dei magistrati già destinati all'Olaf, (ndr l'organismo europeo antifrode) e la campagna di stampa su una presunta congiura ai danni del governo organizzata a livello europeo di Medel".
L'ex presidente dell'Anm Edmondo Bruti Liberati chiede che chi ha responsabilità sul servizio intervenga e rassicuri che questa attività "di inaudita gravità" non si ripeta "mai più'".

 

Come prima, Più di Prima; Chi ha paura di Pollari?

Lunedì 19 Marzo 2007 01:00 Elio Veltri
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19.03.2007 – da DemocraziaLegalità

Come prima, Più di Prima;
CHI HA PAURA DI POLLARI?
di Elio Veltri

Un cittadino che si chiama Abu Omar, Imam di una moschea di Milano, viene rapito in Italia, messo in un aereo, portato in Egitto, rinchiuso in un carcere e torturato.

Chi l’ha sequestrato e rapito? Agenti della CIA, con l’aiuto di agenti dei nostri servizi segreti.

I magistrati della Procura di Milano indagano e il tribunale rinvia a giudizio per sequestro di persona il generale Nicolò Pollari capo dei servizi segreti e i suoi collaboratori.

Inoltre chiedono al governo di istruire la pratica per l’estradizione degli agenti della CIA che hanno commesso il reato.

Pollari invoca il segreto di Stato. L’amministrazione Bush fa sapere che i militari americani sono sempre immuni in qualsiasi parte del mondo operino.

Il governo Prodi rifiuta le richieste dei magistrati anche perché Cossiga e Berlusconi dicono che non si può processare un servitore dello Stato come Pollari. Pertanto, il governo, anziché prendersela con i sequestratori di Abu Omar oppone il segreto di Stato, dichiara guerra alla procura di Milano ricorre alla Corte Costituzionale chiedendo l’annullamento del rinvio a giudizio e si oppone alla richiesta di estradizione degli agenti della CIA.

IL Corriere della Sera scrive:” Il generale Pollari ha due grandi avvocati, Franco Coppi e Titta Madia, ma il primo e più influente difensore dell’ex direttore del Sismi è il governo”. Come nella canzone cantata da Toni DallAra, il governo dice a Berlusconi e Bush:” Come prima, più di prima vi ameremo” e alla Procura di Milano:” in quel posto ve lo metteremo”. A questo punto la domanda è d’obbligo: chi ha paura di Pollari? La risposta è una sola: chi ha scheletri negli armadi. Come si vede centro sinistra e centro destra non sono uguali. Sono solo complementari. Si aiutano e si sostengono a vicenda. E si fanno anche ricattare dalle stesse persone. Italia auguri!

 

Caso Abu Omar - Discontinuità nella Continuità - Attacco alla Giustizia: nuovo atto

Giovedì 15 Marzo 2007 01:00 C.Abbondanza - S.Castiglion
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15.03.2007 - Abu Omar e Intercettazioni
Discontinuità nella Continuità - Attacco alla Giustizia: nuovo atto
di C.Abbondanza e S.Castiglion

Il Governo Prodi ha fatto presentare un nuovo ricorso dall’Avvocatura per bloccare il processo agli agenti CIA e SISMI tra cui Pollari, per il rapimento di Abu Omar (rapito a Milano, portato ad Aviano e trasferito in Egitto dove è stato imprigionato e torturato). La Procura di Milano ed il Gip hanno promosso l’azione penale per un reato gravissimo, commesso su suolo italiano. Gli Usa avevano già fatto sapere che non hanno la minima intenzione di estradare i loro agenti (che ribadiscono possono agire liberamente e con totale immunità, anche penale, sul suolo italiano). D’altronde tengono fede alla linea sempre adottata dagli USA, anche per l’omicidio di Nicola Calipari, il Cermis ecc ecc. D’Alema si dispiace e dice che dobbiamo aiutarli! (che uomo di cuore!) Dopo la promozione di Pollari il Governo Prodi continua nel tentativo di impedire che si possa  procedere ad un regolare processo agli agenti italiani ed americani responsabili dei delitti, negando da subito con la motivazione del “Segreto di Stato”, di arrivare alle condanne dei responsabili. Non c’è male, intanto negli USA stanno studiando le leggi per poter processare loro i nostri magistrati. Ma questo non è un problema per il nostro Governo, loro sono alleati, sempre servili!

Il Ministro Mastella, con la motivazione di tutelare i cittadini dall’incubo e della persecuzione delle intercettazioni legali della magistratura, è tornato alla carica chiedendo di approvare la sua riforma con rapidità. Bertinotti, che è ancora là ad istrrruirrre la prrrratica sulla “interdizione perpetua dai pubblici uffici” sancita dalla Cassazione per Previti, ha detto che è urgente accelerare e procedere con la massima priorità ad approvare in Parlamento il ddl Mastella sulle Intercettazioni. Giusto, sacrosanto. Berlusconi, Previti e Dell’Utri ci avevano provato ma, come per l’indulto, non ci erano riusciti ed hanno dovuto aspettare che a Palazzo Chigi andasse Prodi. Ora, che anche molti esponenti del Centro Sinistra hanno incubi per quel che dicono (confessano) al telefono, probabilmente, si può procedere a troncare questa piaga. Così anche, ad esempio, il sottosegretario allo sviluppo economico come il direttore dell’agenzia del demanio, gli amministratori regionali della Calabria come quelli della Campania e via discorrendo, sino ad un parlamentare dell’Antimafia, l’On. Maria Grazia Laganà, possono continuare con più serenità a dialogare telefonicamente, anche con latitanti o boss mafiosi.

Dopo le convergenze parallele era il tempo di una vera innovazione: la discontinuità nella continuità. Per fortuna che c’è l’Unione ad offrire queste delizie al Paese. W l’Italia.

 

Gli articoli del Wall Street Journal del 22 e 26 febbraio 2007 sul caso Abu Omar

Venerdì 02 Marzo 2007 01:00 C.Abbondanza - S.Castiglion
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02.03.2007

Leggete e indignatevi… si chiamano “esportatori di democrazia, di libertà e felicità”
Ecco, di seguito, la traduzione degli articoli del  Wall Street Journal
del 22 e 26 febbraio 2007 sul caso Abu Omar

di C.Abbondanza e S.Castiglion

Le regole dello Stato di Diritto ed i Diritti Umani che sono a fondamento di ogni stato liberale, insieme all’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge ed ad un potere giudiziario autonomo e indipendente. Per gli Stati Uniti d’America la pensano in modo radicalmente diverso e stanno sferrando un attacco senza precedenti ed in modo, questa volta, palese contro i principi liberali, contro i magistrati e le leggi degli Stati europei, partendo dall’Italia. Affermare che un “sospettato” debba vedersi negare il diritto alla difesa solo perché degli agenti (in questo caso della CIA) la pensano così è al di fuori di ogni logica di giustizia. Affermare che contrasta il terrorismo e indaga, raccoglie prove e sulla base di queste arresta e condanna sia essere “politicizzati”, “antiamericani” e “parteggiatori/sosteniri della jihad e di Al Qaeda” è paranoico. Purtroppo questa è la posizione delle autorità americane (che pubblicamente sono uscite ma che il Governo Italiano ha taciuto). Non si comprende se la non troppo velata minaccia contenuta negli articoli del Wall Street Journal sia da considerarsi poi una buttata giornalistica o invece una intenzione di “rappresaglia” verso l’Europa ed in particolare l’Italia e la Germania. Questo anche considerando che i nostri magistrati, visto che vengono riconosciuti come “indipendenti” sono delle “canaglie”.
Crediamo a questo punto sia necessario davvero ridiscutere di un’alleanza, quella con gli USA, che considera questa come la possibilità di inviare in Italia i propria agenti governativi coperti da immunità penale a compiere azioni di ogni tipo, anche sulla base di semplici sospetti, di cui non devono rendere conto a nessuno se non a loro stessi. Stanno predisponendo leggi che, mantendo la loro impunità all'estero (rifiuto dell'estradizione per omicidio di Nicola Calipari e rifiuto estradizioni degli agenti CIA coinvolti nel rapimento di Abu Omar), gli permetta di processare e condannare i magistrati e funzionari che in altri paesi (come l'Italia) non assecondino i loro piani e le loro azioni (clicca qui). L’arroganza che stanno dimostrando è pericolosa e inaccettabile, e leggendo bene si comprende che questa è basata sul rifiuto totale dei nostri principi, della nostra Costituzione e delle nostre leggi, figlia di una cultura per cui la "Giustizia" è solo la "loro Giustizia".

Ecco una traduzione degli articoli del Wall Street Journal del 22 e 26 febbraio 2007 sul caso Abu Omar


26 febbraio 2007
L’affare italiano

La cattura di un presunto terrorista islamico a Milano quattro anni fa in un’operazione congiunta dei servizi segreti americano e italiano sarebbe potuta essere un modello di cooperazione transatlantica nell’antiterrorismo. E invece sta diventando la prova numero 1 di come i politici europei stanno lavorando contro gli USA, indebolendo la lotta contro il terrorismo islamico e mettendo in pericolo l’Alleanza Atlantica.

Dieci giorni fa un giudice italiano ha rinviato a giudizio 25 agenti della CIA e un tenente colonnello dell’aeronautica USA, accusati di aver rapito Osama Mustafa Hassan Nasr e di averlo riportato illegalmente nel nativo Egitto, dove fu imprigionato e, a suo dire, torturato. Anche cinque italiani sono accusati – compresi i due ufficiali più importanti del tempo del servizio segreto militare.

Nasr, imam radicale anche noto come Abu Omar, è un sospetto terrorista che veniva sorvegliato dalla polizia italiana dopo l’11 settembre. Nell’operazione coperta del febbraio 2003, italiani e americani lavorarono assieme per catturare Nasr, prima di rispedirlo in Egitto contro la sua volontà e senza l’autorizzazione della magistratura italiana.

Il procuratore di Milano, Armando Spataro, sostiene che Nasr fu "rapito”. Questa "extraordinary rendition", ci dice al telefono, è illegale per la legge italiana, e il suo compito è di assicurare che "le regole siano realmente rispettate…senza alcuna considerazione politica".

Come in molte di queste operazioni, i particolari sono controversi. Ma nessuno, neppure i procuratori italiani, dubita che Nasr sia stato una minaccia per la sicurezza. Nel 2005 un giudice di Milano emise, su richiesta di Spataro, un mandato di arresto per Nasr, con l’accusa di aver costituito in Europa una rete terroristica per il reclutamento attivo di terroristi, anche per l’Iraq. Otto dei suoi complici sono stati condannati fino a 10 anni di carcere per accuse simili, e le autorità italiane ritengono che altri sono in libertà.

Non è chiaro perché nel 2003 Nasr fu catturato anziché arrestato. Secondo un racconto pubblicato nel luglio 2005 sul New York Times, che citava fonti anonime tra gli ufficiali americani in servizio e non, la CIA temeva che Nasr progettasse di attaccare l’ambasciata americana a Roma. Qualunque ne fosse la ragione, gli USA lo volevano togliere dalla circolazione mentre gli italiani non erano pronti ad arrestarlo. La CIA preferisce non commentare. Il governo di Silvio Berlusconi, primo ministro del tempo, negava di essere stato informato preventivamente della rendition.
In ogni caso, nessuno sostiene seriamente che gli agenti della CIA fossero in Italia senza la esplicita conoscenza e partecipazione dei servizi di sicurezza italiani. Questo è il punto cruciale, che spiega perché le incriminazioni sono un atto di ostilità verso gli USA. Per consuetudine giuridica internazionale, da lungo tempo gli agenti ufficiali di un paese che operano in un altro con il permesso di quello Stato godono di immunità penale. Lo status degli accordi militari che riguardano le truppe USA di stanza in Italia si conforma a questo principio quanto meno per la condotta ufficiale.

Se gli agenti della CIA hanno sbagliato, tocca alle autorità americane di stabilirlo. Il procuratore indipendente Spataro può incriminare tutti gli italiani che vuole. Ad ogni modo, il fatto che persegua il personale governativo americano fa di lui una canaglia (rogue)
. Ad aggravare il danno, Spataro ha incriminato i 25 agenti per nome, forse mettendo in pericolo le loro vite. A giugno il processo, probabilmente in contumacia, farà ulteriore danno divulgando le tecniche operative dei servizi. Un sorta di guida a come sfuggire alle indagini ad uso di Al-Qaeda.

La risposta appropriate del primo ministro Romano Prodi sarebbe stata un rapido annuncio che egli avrebbe respinto ogni richiesta di estradizione della magistratura. E invece Prodi aveva solo alluso a una sua possibile intenzione in tal senso, prima che il suo governo venisse meno mercoledì sera. Se otterrà la fiducia che probabilmente chiederà questa settimana, avrà una seconda possibilità per adempiere alfine secondo i trattati ai suoi obblighi verso gli alleati USA e respingere l’estradizione.

I politici europei hanno la colpa di questa situazione più di ogni procuratore. Dopo l’11 settembre molti leader europei hanno fatto il doppio gioco, di nascosto lavorando con gli USA per sradicare complotti terroristici – e salvare innumerevoli vite – mentre pubblicamente condannavano i "metodi americani” con una retorica che nutriva l’insorgente antiamericanismo. Né aiuta il fatto che molti europei abbraccino l’assurda ed eversiva (preposterous) nozione di "giurisdizione universale", l’idea che un procuratore ambizioso possa incriminare e processare chiunque per un preteso crimine commesso in qualunque parte del mondo.

E’ questo il clima nel quale, ad esempio, un Tribunale tedesco ha spiccato questo mese 13 mandati di arresto contro 13 agenti della CIA asseritamente coinvolti nel trasferimento di un sospetto terrorista tedesco-libanese, Khaled al-Masri, in Afghanistan per interrogarlo. Non ha fatto alcuna differenza il fatto che Al-Masri fosse stato arrestato in Macedonia. Anche in Germania i procuratori stanno valutando se elevare accuse di crimini di guerra contro l’ex segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, il Procuratore Generale Alberto Gonzales, l’ex-direttore della CIA George Tenet e altri civili e militari di primo piano. Rumsfeld, Colin Powell and Dick Cheney furono bersaglio dei Tribunali belgi fino a che la legge non venne cambiata. E così via.

Le classi dirigenti d’Europa devono capire i rischi che corrono se continuano su questa strada. L’Italia e gli USA sono partner nella NATO, ma l’alleanza non ha senso se gli "alleati" si abituano a processarsi l’un l’altro per aver collaborato contro una comune minaccia. La prosopopea (grandstanding) politica italiana sta mettendo in pericolo la NATO , così come la vita di milioni di persone sulle due sponde dell’Atlantico.



22 Febbraio 2007
Una straordinaria sottovalutazione

La cattura a Milano quattro anni fa di un presunto reclutatore di Al Qaeda in un’operazione congiunta dei servizi segreti americano e italiano dovrebbe essere un modello per la collaborazione antiterrorismo. Ma grazie ai politicizzati Tribunali italiani, la vicenda sta contribuendo ad approfondire il fossato tra l’Europa e l’America sulla lotta alla jihad in stile Al Qaeda.

La scorsa settimana un giudice italiano ha rinviato a giudizio 25 agenti della CIA, un tenente colonnello dell’aeronautica americana e cinque italiani, tra cui i due più importanti esponenti del servizio segreto militare, che in seguito si sono dimessi. Sono accusati di avere "rapito" l’imam radicale Osama Mustafa Hassan Nasr, e di averlo rimandato nel nativo Egitto.

Il primo ministro italiano Romano Prodi, prima che ieri cadesse il suo governo, stava valutando se chiedere agli USA l’estradizione degli agenti della CIA.

Due settimane prima, i magistrati inquirenti tedeschi di Monaco avevano spiccato mandati di arresto per 13 agenti della CIA. Anche per loro il supposto reato sarebbe la cattura nel 2003 di un sospetto terrorista tedesco-libanese che all’epoca viaggiava nei Balcani. Così il settimanale tedesco Der Spiegel intitolava il suo editoriale: "Monaco agli USA: 'Non mandate gli sgherri della CIA per le strade d’Europa."
 
Questi casi non sono episodi isolati di attivismo giudiziario. Non è solo che in molti nel Vecchio Continente respingono la nozione di "guerra" al terrore, affermando che il sistema giudiziario penale è uno strumento sufficiente (auguri a loro!). Adesso c’è anche che politici europei di primo piano e giuristi vedono gli USA come la vera minaccia dell’era post 11 settembre, e dedicano grande energia a impedire all’America di fermare i fanatici dell’Islam. L’antiamericanismo è una spiegazione per questa incombente tendenza europea.
 
Per mesi la politica americana delle "extraordinary rendition" – la detenzione, l’interrogatorio e il trasporto di sospetti terroristi di primo piano nei loro Paesi di origine o a Guantanamo - ha tenuto in esercizio membri del Parlamento europeo, politici nazionali e ora, in questi procedimenti legali, i Tribunali. Una vera celebrazione della causa dei diritti umani.

Un rapporto della scorsa settimana del Parlamento europeo ha censurato 14 Paesi membri dell’Unione Europea, inclusi Italia e Germania, per avere accettato e coperto questa prassi della CIA.

Questo alza il prezzo, in primo luogo per i politici europei e poi per i servizi segreti, della prosecuzione del lavoro a contatto di gomito con gli americani. I procedimenti in Italia e Germania, nel contempo, dovrebbero spingere la comunità americana d’intelligence a riflettere due volte prima di accettare l’aiuto europeo.
Comunque la si voglia pensare, la stretta collaborazione che ha consentito di prevenire più di un attacco terroristico dopo l’11 settembre ne soffrirà.

Prima di decidere sulla richiesta di estradizione, Prodi aveva chiesto alla Corte Costituzionale se il procuratore Armando Spataro fosse andato al di là dei suoi poteri intercettando i telefoni degli agenti italiani (il garantismo di Spataro sembra nel migliore dei casi selettivo.)
All’inizio della settimana, il governo italiano sembrava orientato a respingere la richiesta della magistratura come aveva fatto il suo predecessore Silvio Berlusconi.

"Il rapporto con gli USA è fondamentale. Siamo amici e rimarremo amici", ha dichiarato il ministro della Giustizia Clemente Mastella in un’intervista pubblicata lunedì sul Messaggero.

Ma i furori antiamericani in Italia potrebbero impedire a Prodi di prendere una decisione. Ieri il Senato italiano ha respinto la richiesta di mantenere 1900 soldati italiani in Afghanistan. Per quel poco che di chiaro vi possa essere nella politica italiana, il voto fa parte di una campagna montante dell’estrema sinistra per rompere i legami militari e di intelligence con gli USA. L’altra sera Prodi è stato costretto a dimettersi.

Anche in Germania l’antiterrorismo è stato politicizzato con facilità. In quel 2003, Khaled al-Masri, tedesco di origine libanese, fu arrestato al confine tra Serbia e Macedonia dalla polizia macedone. Sospettato di terrorismo, fu preso in consegna da agenti della CIA, che lo portarono in Afghanistan, dove a suo dire sarebbe stato interrogato anche da un agente dei servizi tedeschi, affermazione che Berlino smentisce. Alcuni mesi dopo, gli americani lo rilasciarono. La CIA non ha rilasciato commenti sul procedimento.
Secondo quanto trapelato da diversi rapporti dei servizi tedeschi, Al-Masri aveva stretti contatti con i gruppi islamici radicali. Da quando è tornato, si è costruito una carriera alla TV tedesca come vittima innocente dell’aggressione americana. Ieri il Ministro tedesco della Giustizia ha rifiutato di rispondere alla domanda se Berlino chiederà l’estradizione degli agenti della CIA coinvolti nella detenzione di Al-Masri. Il cancelliere Angela Merkel sa bene che una simile richiesta potrebbe solo attizzare le tensioni con gli USA.

Ma il messaggio è già chiaro e forte. Il Vecchio Continente non condivide la percezione Americana della minaccia del terrorismo islamico, né i suoi mezzi per combatterla. Speriamo che gli europei non debbano sentire presto la mancanza degli “sgherri” della "CIA.

 

Esempi di "buona politica estera"... (di sinistra, naturalmente)

Giovedì 01 Marzo 2007 01:00 C.Abbondanza - S.Castiglion
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01.03.2007

Esempi di "buona politica estera"... (di sinistra, naturalmente)

di C. Abbondanza S. Castiglion

con articolo dell'Ansa:
PROPOSTA ESPERTI DIRITTO A CONGRESSO: ITALIA STA VIOLANDO LEGGI

ed un commento di Roberta Anguillesi di Democrazia Legalità (che sottoscriviamo!)


Noi teniamo fede da buoni alleati, in “discontinuità” con il Governo delle destre – naturalmente – agli impegni ed agli accordi con gli Usa. Il Governo Prodi, retto dalla ferrea maggioranza di 162 senatori, l’astensione di Andreotti e l’occhiolino di Cossiga, ha già assunto una posizione chiara e inequivocabile sull’omicidio di un nostro agente durante la guerra in Iraq. Il militare delle Forze Armate degli States, responsabile dell’omicidio politico di Nicola Calipari e rinviato a giudizio dalla magistratura italiana, non ci pensa minimamente a consegnarsi e farsi processare. Le autorità alleate degli Stati Uniti hanno già comunicato che non intendono assolutamente concedere l’estradizione del responsabile e disconoscono (dopo il Cermis ecc ecc) la giurisdizione italiana. Il nostro governo ha deciso di tacere e non pretendere la consegna dell’assassino, abbandonando ogni contestazione alla politica di depistaggio adottata dagli Usa, in fondo dobbiamo imparare, una volta per tutte, a rispettare la libertà delle persone (mica era un islamico questo militare statunitense).
Ma i veri alleati si vedono nel momento del bisogno, si sà. Quindi il Governo Prodi, quello “rinato per impedire il ritorno delle destre”, ha deciso di denunciare la violazione del Segreto di Stato da parte dei giudici della Procura di Milano per il processo agli agenti Sismi ed agli agenti CIA che hanno organizzato e realizzato il rapimento di Abu Omar a Milano (e le conseguenti torture!). Gli alleati americani non gradiscono interferenze di “magistrati mascalzoni” (termine tipicamente “liberale” con cui amichevolmente le autorità americane hanno definito i nostri giudici) e quindi si va oltre: dopo il Segreto di Stato e l’opposizione all’azione dei magistrati, lì si accusa di mettere a rischio la vita dei nostri agenti segreti e quindi il Premier Prodi procede anche a promuovere ad alto e prestigioso incarico Nicolò Pollari e sistema gli altri qua e là, Pio Pompa compreso (al Betulla ci pensa il padrone). Intanto per una riorganizzazione dei Servizi Segreti italiani, in discontinuità con il precedente governo, è stato incaricato Claudio Scajola, uomo di fiducia di Silvio Berlusconi (per la serie: gli facciamo fare noi questo lavoro così non lo può fare a nome delle destre, sic!).
Insieme a Cossiga, nel ringraziare a nome dei gladiatori piduisti il Governo ed in particolare Romano Prodi per il contrasto posto all’azione della magistratura milanese sul rapimento di Abu Omar, sono arrivati i nostri alleati. Stanno studiando una legge da approvare al Congresso per processare negli States i magistrati italiani che si mostrano ostili nei loro confronti. Un vero gesto di amicizia e fratellanza di chiaro stampo “liberale”.
Quindi in discontinuità con il Governo delle Destre – naturalmente -, si comprende proprio ora la ragione profonda per cui non sono state abrogate le leggi vergogna (ad personam e contro Giustizia e Magistratura): se gli americani vogliono la legge del taglione verso una magistratura autonoma ed indipendente (ultimo retaggio di regimi illiberali, sanguinari, comunisti e talebani, sic!), in attesa che approvino la nuova legge e la Cia si riorganizzi con i Nuovi Servizi Segreti disegnati da Scajola (il ministro degli interni noglobal del G8, sic!), pensiamoci noi a darci una mazzata a questi “giudici comunisti” (come disse, non tanto Berlusconi, ma l’autore primo di tale riconoscimento, alias Totò Riina).
Di fronte a cotanto impegno per noi e verso il nostro Paese da parte degli Stati Uniti, come non ospitare ancora 90 testate nucleari sul nostro suolo, come non destinare a loro - per la loro presenza con le Basi in Italia - oltre 3milioni di dollari l’anno (e che li vogliamo mica dare a quei reazionari di Emergency?!, ma che scherziamo, sic!), e soprattutto come dire di no all’allargamento della Base di Vicenza in pieno Centro città dove il nucleo offensivo più consistente e potente militarmente di tutta l’Europa e Mediterraneo troverà ospitalità? Sarebbe da ingrati dire di no, sarebbe proprio un “atto ostile” contro i sentimenti di amore, collaborazione e fraternità pura che Stati Uniti ci donano ogni giorno.
Un ringraziamento particolare a Rosa Maria Villeco Calipari, senatrice della Repubblica, che proprio oggi ha votato per questa linea, rinunciando pubblicamente al “rancore”, intriso in una “richiesta di verità e giustizia” che egoisticamente qualcuno avrebbe, al suo posto, rivendicato per quel servitore dello Stato, marito e padre, ucciso in missione dal “fuoco amico”.
In fondo, come recitavano i versi di quell’inedito di Rino Gaetano, riconsegnatoci in questi giorni da un grande giullare: In Italia si sta bene, anzi si sta male!

PS
Un augurio per una pronta ripresa anche a Franca Rame che per non far mancare il suo sostegno a questa linea di chiara discontinuità con la politica delle destre, nonostante si sia sentita poco bene durante la seduta al Senato di oggi, è riuscita comunque, per questa nuova idea di pace, a portare il suo contributo fondamentale per permettere al Governo Prodi di procedere spedito su questa linea in politica estera, in chiara discontinuità con quella del Governo delle destre, naturalmente.



...(Votazione al Senato, mi interessa poco il risultato. Il senatore a vita Cossiga ha votato no, mi interessa poco anche questo. Il Sen.Cossiga ha anche dichiarato di aver apprezzato del governo Prodi, anzi di Prodi in quanto suo vecchio- e fidatissimo,-amico , la scelta di contrastare l’azione della magistratura contro i servizi segreti. Benedetto sia il governo dei Pollari, della complicità dichiarata e manifesta con la peggiore America, con la peggiore storia e i peggiori vizi del nostro paese. Cossiga,il governo Prodi lo ha benedetto, poi ha ritirato la mano, alla faccia dei malori di alcuni, delle sterzate di altri e della realpolitik ingenua e raffazzonata di quella sinistra , detta radicale ma tristemente veterotogliattiana, che per un attimo si è sentita protagonista nel bene e nel male. Nessuno mi dica che Cossiga è un vecchio, magari pazzo, comunque vecchio rottame del passato, il suo nome è moltitudine: vecchio amico di tanti che al governo ci sono, sostenitore più recente di altri , specchio e consapevole cartina tornasole dello stato immutabilmente sconcio della nostra politica.)... Roberta Anguillesi



PROPOSTA ESPERTI DIRITTO A CONGRESSO:
ITALIA STA VIOLANDO LEGGI
(ANSA) - WASHINGTON, 28 feb - Il pm Armando Spataro e gli altri protagonisti dell'inchiesta su Abu Omar potrebbero aver bisogno presto di avvocati difensori che parlino l'inglese. Nel giorno in cui gli Usa confermano il 'nò all'estradizione degli agenti della Cia ricercati dall'Italia, a Washington spunta l'idea di un contrattacco giudiziario americano: due esperti di uno dei maggiori studi legali d'America, hanno proposto al Congresso di varare una legge che permetta di incriminare i procuratori che in Europa prendono di mira funzionari americani.
«Gli Usa spesso vengono accusati di violare leggi internazionali, ma l'inchiesta italiana è una violazione gravissima di quelle leggi, un orribile esempio di ipocrisia e un insulto agli Stati Uniti», dice all'Ansa David Rivkin, che insieme al collega Lee Casey ha lanciato la proposta oggi con un articolo sul Washington Post. Rivkin e Casey non sono avvocati qualunque. Entrambi hanno lavorato per Casa Bianca e ministero della Giustizia nelle amministrazioni Reagan e Bush padre e sono ora partner del potente studio 'Baker Hostetler'.
«Diciamo che abbiamo una buona reputazione in città - afferma Rivkin - e la useremo per spingere questa idea, sia con i repubblicani, sia con i democratici. Del resto c'è un serio interesse in Congresso perchè a nessuno, neppure a chi è contro l'amministrazione Bush, piace vedere sotto inchiesta 25 uomini e donne che fanno il loro lavoro», cioè gli agenti della Cia accusati del rapimento di Abu Omar. Rivkin ha precisato di non essere in contatto con gli agenti segreti incriminati e di non agire a loro nome.
La proposta di Rivkin e Casey emerge nel giorno in cui il consigliere legale del Dipartimento di Stato, John Bellinger, ha confermato che gli Usa non concederanno l'estradizione degli agenti. Da giorni intorno al caso di Abu Omar sta montando indignazione negli Stati Uniti: il Wall Street Journal, per esempio, per due giorni consecutivi ha pubblicato editoriali di fuoco contro l'Italia, accusando tra l' altro Spataro di essere in malafede e di essersi comportato da «mascalzone».
Il punto-chiave dell'idea di Rivkin e Casey è che la pratica delle 'renditions' è accettata da tempo - viene citato come esempio il caso della cattura in Sudan e il trasferimento in Francia di Carlos lo Sciacallo - e se anche il rapimento di Abu Omar fosse da considerare un crimine, gli agenti della Cia non sono perseguibili per il diritto internazionale. Fin dal XIX secolo, spiegano, è riconosciuta l'immunità a funzionari stranieri che agiscono con il riconoscimento del governo del paese che li ospita. «Mi sembra che a questo punto non ci siano dubbi - afferma Rivkin - che c'era una complicità quantomeno di una parte del governo italiano».
E allora, propongono i due esperti, «se i procuratori italiani possono fare inchieste del genere, diamo lo stesso potere ai procuratori americani nei loro confronti, e poi stiamo a vedere chi avrà vita più difficile...». Rivkin sottolinea che si tratterebbe di un'azione difensiva per gli Usa: «Non parliamo di far sbarcare i Marines nel golfo di Napoli, nè di sanzioni economiche, ma di reagire allo stesso livello».
Quanto agli eventuali bersagli di un'azione legale americana, per Rivkin si tratta di «individuare chi è coinvolto e poi procedere, a tutti i livelli: se si indaga su una rapina in banca, si può incriminare chi l'ha eseguita, ma anche chi guidava l'auto o chi ha venduto le armi ai rapinatori».
«Se il ministero della Giustizia italiano firmasse le estradizioni - conclude Rivkin - si renderebbe complice. Fino ad ora ha sempre detto no, ma è poco: rigettare una richiesta è solo una posizione passiva. È scandaloso ciò che sta avvenendo a queste 25 persone, che sono  anche in pericolo perchè è stata svelata la loro identità. Il governo  italiano deve fare molto di più, altrimenti questa storia danneggerà profondamente le relazioni tra Italia e Usa».(ANSA).

 

Solidarietà ad Armando Spataro

Giovedì 01 Marzo 2007 01:00 Ufficio di Presidenza
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Ad Armando Spataro ed ai giudici ed agenti che con lui sono impegnati per la difesa della Legalità e dello Stato di Diritto, va tutta la nostra solidarietà. Certi che non cederanno davanto all'ennesimo tentativo di intimidazione, come non hanno mai ceduto nel passato, lì esortiamo a non farsi abbattare dal disgustoso atteggiamento dei cosiddetti "liberali" di Stato e degli States.

f.to La Casa della Legalità
 


IN LAVORAZIONE

Stiamo "ricostruendo" il sito internet. Dopo lo "scherzetto" di Tophost, abbiamo messo online direttamente la versione nuova su cui stavamo lavorando per rendere il sito più "usufruibile". I "sommari" delle notizie, degli speciali e dei dossier principali, saranno tutti nella parte alta del sito. Quelli delle proposte e di alcune news dalla rassegna invece saranno in questa colonna, insieme al modulo di ricerca e quello per le iscrizioni alla newsletter (che riattiveremo a breve). Purtroppo il lavoro non è completo. Dobbiamo ricatalogare i contenuti (nei menù in apertura di pagina), sistemare foto e link in molteplici articoli. Attiveremo quindi anche la galleria video. Sarà realizzata anche una sezione sui "quaderni dell'attenzione" (visto che anche il sito www.legalitabooks.com ha subito la stessa sorte grazie a TopHost).
Per chi ha necessità di rintracciare articoli/argomenti/soggetti specifici, se ancora non disponibili nei menù, può utilizzare il motore di ricerca qui sotto. Vi chiediamo di pazientare e se avete dei suggerimenti/osservazioni potete inviarcele. Grazie

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