Dopo il disastro nell'estremo levante ligure e nel nord della Toscana, oggi il disastro colposo si è consumato a Genova. Sembra che il bilancio sia già di 6 MORTI e diversi dispersi. Le amministrazioni pubbliche responsabile delle omissioni di intervento negli anni passati devono andarsene a casa... A partire dalla Giunta Regionale che ha autorizzato le costruzioni in riva ai torrenti, passando da Comune e Provincia di Genova che hanno concesso deroghe su deroghe ed omesso gli interventi necessari!
Di seguito un più ampio comunicato sul nuovo dramma che si è consumato non perché ha piovuto tanto, ma perché le "criticità" che vennero indicate nel PRG dalla Giunta Sansa (parliamo degli anni 1996-1997) sono state sistematicamente ignorate e "cancellate" dalle successive amministrazioni (Pericu e Vincenzi in Comune, Vincenzi e Repetto in Provincia, Biasotti e Burlando in Regione), con la complicità di alcuni cittadini che pur di mantenere il loro "orticello" hanno spinto per l'omissione delle demolizioni dei PALAZZI nel greto del Fereggiano e di quelle di Piazzale Adriatico, oltre che chiedere ed ottenere il via libera a nuove strade, nuovi sbancamenti per costruzioni di box e case, promuovendo una sempre maggiore impermeabilizzazione del suolo, in zone ad "alto rischio" ufficialmente conclamate!
Genova, un disastro colposo previsto e "responsabilmente" atteso...
Dopo l'estremo levante ligure è la volta di Genova. Anche qui il disastro era documentalmente previsto e quindi evitabile. Non è la pioggia, tanta indubbiamente, caduta su Genova la "responsabile". Non lo è perché la situazione critica, ovvero le "criticità", si conoscevano tutte, al dettaglio... da tempo, da molto tempo. Quello che è avvenuto è un disastro colposo, non per eventi naturali!
Qualcuno potrebbe dire, come spesso accade, che davanti ai drammi ed ai disastri, bisogna soprassedere su tutto. Noi non ci stiamo. Un disastro colposo ha responsabili precisi e questi vanno indicati e, possibilmente, perseguiti... Quanto meno, soprattutto nel momento in cui hanno anche arroganza e spocchia, dovrebbero essere, all'istante buttati fuori da ogni ambito della Pubblica Amministrazione.
Daremo prova qui - visto anche che qualcuno di noi visse quei fatti, e, per quelli più recenti, li si è denunciati pubblicamente proprio come associazione - del fatto che certe "criticità" ben si conoscevano e sono state ignorate, colpevolmente, dalle Pubbliche Amministrazioni, così, dobbiamo dirlo, anche da buona parte dei cittadini e delle cosiddette associazioni "ambientaliste".
Il Bisagno è esondato. Erano anni che si "attendeva" che rompesse gli argini. E' un evento ciclico. Si sapeva ma si è ritardato su alcuni lavori per la messa in sicurezza (per questi i soldi non si trovano mai!) e si è proceduto, in parallelo, ad una progressiva e costante autorizzazione da parte degli Enti Locali, a nuove opere di "impermeabilizzazione" del suolo, di sbancamenti, di nuove strade, box interrati... nuove costruzioni. Sono state le famose "deroghe" ai Piani che proibivano determinati interventi... Sono tutti atti con firme precise, di pubblici amministratori, tra assessori e funzionari succedutisi. Sono ognuno di questi un frammento del mosaico che ha portato al disastro.
Partiamo da monte. A Davagna vi era un esempio che indicammo molto e molto tempo fa. Oggi lì, in frazione Darcogna, era un fiume che scendeva e che si era sostituito alla "strada" nuova, costruita per portare in quei terreni del Sindaco (e suoi familiari) che ne deliberò la costruzione, mentre la Provincia, pur davanti all'allarme di alcuni abitanti, riconosceva la "deroga" in quanto "strada di pubblica utilità" e quindi realizzabile in sfregio al fatto che fosse, quella, zona ad alto rischio secondo il Piano di Bacino. Ad ogni pioggia è fango che scende... oggi peggio, mentre sotto, a quel territorio ferito, vi è una frana sotterranea attiva, pronta a scatenare l'inferno da un momento all'altro.
Scendiamo più a valle, entriamo nel Comune di Genova. Qui sono state autorizzate nuove costruzioni, sulle sponde del Bisagno. Molassana, San Gottardo... Staglieno. Il Piano di Bacino indicava zone esondabili e cosa si è fatto? Si sono concesse deroghe su deroghe.
Arriviamo ad una delle criticità più note: Piazzale Adriatico. Qui, a seguito degli studi per il nuovo Piano Regolatore della Giunta Sansa, seguiti da un attento geologo, Sandro Nosengo, si individuò una delle zone più "critiche" della tratta cittadina del torrente. Per questo venne indicato che bisognava procedere alla demolizione delle case, con trasferimento in altro sito. Ovviamente l'intervento sarebbe stato a carico del Comune, con anche un adeguato indennizzo ai residenti. Ma la messa in sicurezza, che si evidenziava non solo necessaria ma urgente, trovò una pesante e violenta opposizione da parte proprio dei residenti di Piazzale Adriatico. Montati (si, questo è il termine adatto) dall'allora gruppo dirigente di Rifondazione Comunista. La Giunta Sansa, così come anche chi di noi sosteneva quell'intervento, vennero insultati a più riprese. Si arrivò anche a minacce e aggressioni fermate dalla presenza delle Forze dell'Ordine. Dicevano che chi voleva procedere alla messa in sicurezza di quel Piazzale, primo punto debole delle esondazioni in caso di forti piogge e di onda di piena del Bisagno, era un "allarmista" e che si voleva "portargli via la casa". Si era a metà degli anni Novanta... La Circoscrizione di Staglieno, sulla spinta di quegli abitanti, fece di tutto per far cancellare dal PRG quell'intervento.
Vi è poi il Fereggiano. Qui, roccaforte della "sinistra", cementificata a più non posso, aveva non uno ma molteplici palazzi (non casette) costruite nell'alveo di un torrente sempre più stretto e ripido. Anche queste andavano demolite tutte e non è stato fatto, se non in minima parte, lasciando restringimenti che soffocano il deflusso delle acque. A Sestri Ponente, lo scorso anno, ad ottobre, per un palazzo, uno solo, costruito come un ponte sul Chiaravagna, si è formata la "diga" che ha fatto esondare il torrente al passaggio dell'onda di piena, ricca di rifiuti ospedalieri e terre scavate e inerti scesi dalle molteplici cave e cave-discariche retrostanti, ha devastato il quartiere. Lungo il Fereggiano oggi il regolare deflusso dell'acqua era sempre, ancora, strangolato, e continuava ad essere una "giungla". Di lì non passano i metri cubi della portata del torrente, anche perché non è mai stata effettuata la deviazione del torrente che evitasse il confluire nel Bisagno dove, quando questo si trova in piena, ne rallenta lo sbocco.
Più a valle ancora Corso Sardegna. Questo viale con i suoi palazzi enormi si poggia sul riempimento dell'alveo del Bisagno. Si, qui era tutto alveo prima della grande urbanizzazione. E qui nonostante che ciò si sapesse il Comune ha pensato bene di promuovere un "project financing" per la riconversione dell'area dell'ex Mercato Generale Ortofrutticolo, che era nuovo cemento... sopra e sotto. Erano previsti tre piani di parcheggio interrato, ottimo per un'area esondabile! Dopo le nostre denunce sull'incompatibilità di quel progetto il Comune ha detto che "ci venivano incontro" e riducevano i piani interrati a due. Fortunatamente l'esecuzione di quel progetto, per le attenzioni poste dalle diverse denunce, ha reso l'affare meno appetibile ed è ora in "pausa". Oggi Corso Sardegna era un fiume... le macchine, i bidoni, oggetti di ogni tipo, come mobili, ed anche persone che venivano trascinate dalla corrente. Pensate se quel progetto fosse stato realizzato? Ebbene la Provincia aveva dato anche la "deroga" per costruirlo alla faccia di quanto stabilito nel Piano di Bacino.
E più a valle, alle spalle della stazione ferroviaria di Genova Brignole, troviamo un'altra criticità: Borgo Incrociati. Qui di nuovo l'area è storicamente oggetto di allagamenti ed alluvioni. Qui doveva essere potenziato l'impianto di pompaggio delle acque per evitare gli allagamenti del borgo storico... ed invece si è pensato di cementificare ancora di più. A due passi nuova impermeabilizzazione del terreno per realizzare la stazione della metropolitana, con uno spaventoso sbancamento e con nuovo cemento. Lì storicamente vi è una "strozzatura" pesantissima, perché il Bisagno si inserisce sotto la copertura che dalle arcate della ferrovia prosegue sino alla foce. Sempre lì, in quel Borgo che una volta era la sponda destra del Bisagno e che è più basso rispetto alla strada che poggia sugli argini del torrente, scende anche il deflusso della collina di Corso Montegrappa che sale sino a Manin e che è stata pesantemente cementificata e quindi impermeabilizzata.
A Brignole le stesse scene dell'alluvione del 1970, dalle gallerie che passano sotto la ferrovia, sino a San Vincenzo, piazza Colombo e via XX settembre... tutto sommerso di fango... che trascina detriti, rami, tronchi, pezzi di auto... e poi macchine e moto rovesciate e coperte di detriti e fango, una volta che il livello dell'acqua è sceso. Qui a Brignole vi è un'altra "opera d'arte", Corte Lambruschini. Due enormi palazzoni divetro che poggiano con i loro piani interrati di parcheggio e fondamenta, sulle dighe costruite per garantirne l'impermeabilità, sopra il Bisagno. Quando si passa sopra le grate si sente il rumore dello scorrere del torrente... e quando normalmente piove un pochino di più ad allagarsi sono le cantine dei palazzi di via Tommaso lvrea! Così a San Fruttuoso... dove l'acqua è salita, intorno a piazza Martinez dove come sovente accade i negozi vengono sommersi con l'acqua che trascina fango, auto e cassonetti, alta sino alle ginocchia.
E poi abbiamo la collina cementificata di San Fruttuoso, quella dove scende il Rio Rovare, da sempre bomba innescata, pronta a squarciare la strada ed invadere ogni dove, ovvero quella che salendo da Via Donghi sino alla collina dei Camaldoli, racchiude in un fazzoletto di territorio circa 15.000 abitanti. Qui la strada si è aperta. Un ennesimo cedimento. Senza vittime, fortunatamente, ma altro segno della "reazione" alla cementificazione selvaggia che, proprio in questa via, ha visto le amministrazioni di centrosinistra approvare una grande speculazione edilizia di uno degli esponenti storici genovesi del centrodestra, ovvero Gadolla.
Se guardiamo all'altra collina, quella dietro Quezzi... quella della "Città Giardino", ovvero del Biscione troviamo una situazione di abusivismo diffuso e tollerato, dove alle costruzioni abusive, lungo la vecchia strada militare dei forti, sono stati assegnati dal Comune i numeri civici, con indicazione nei moduli "trattasi di costruzione abusiva". Qui al posto della pineta protetta ci sono costruzioni abusive, barracche, ruderi... il Forte Quezzi è stato occupato e trasformato in abitazione e stalla da un pastore che non gradisce visite.
Buona parte dei territori alti, retrostanti ai luoghi del disastro, vi sono stati negli anni ripetuti incendi, ovvero disboscamento. Si è indebolita la "difesa naturale" del suolo e, chi di dovere, non procedeva al rimboschimento. Meglio lasciar scorrere gli anni e poi dare qualche concessione a costruire... così come avviene, sistematicamente anche nel savonese, dove in barba al vincolo di legge che impedisce approvazioni di progetti, varianti di destinazioni ad uso e costruzioni, nei terreni percorsi dal fuoco, si concedono permessi per costruire come se nulla fosse, come se nessuno in Regione, nelle Province o nei Comuni si ricordasse di questa norma!
Come nel '70, appunto. Come se nulla fosse stato compreso, quando invece tutto era compreso e scritto. Ciò che doveva essere fatto non è stato fatto! Così oggi, di nuovo, si assiste al disastro ed al dramma. Ancora più rabbia quando poi si sentono i politici, i pubblici amministratori che affermano che la colpa è dei morti che se se ne stavano a casa sarebbero vivi o che sono catastrofi naturali imprevedibili conseguenti al cambio climatico. Marta Vincenzi, che afferma ciò, per cercare di mascherare il volto della RESPONSABILITA', come fa anche Claudio Burlando, si spinge addirittura ad indicare la responsabilità dell'accaduto all'attuazione del Piano di Bacino. Peccato che la Vincenzi ora Sindaco, sia stata la Presidente della Provincia che quel Piano di Bacino ha elaborato ed approvato! Peccato che proprio Claudio Burlando, con la sua ciurma del Partito del Cemento, abbia ancora di recente prodotto l'ennesima vergogna: la riduzione a meno di 10 metri della distanza minima per edificare vicino alla sponda di un corso d'acqua... dopo lo straordinario "piano casa" che ha saputo elargire più cemento di quello promosso da Berlusconi ed ancor dopo i 3 milioni di metri cubi di cemento per la nuova grande edificazione approvata e confermata dalla sua amministrazione.
E pesanti responsabilità le hanno anche, come abbiamo già accennato, anche molti di quei cittadini che pur di vedersi autorizzato l'ampiamento dei propri volumi, come la possibilità di trasformare giardini e terreni in nuove distese di cemento per box e posti auto, hanno contribuito ad indebolire il territorio già fragile e violato. Responsabilità le hanno quelli che si opposero, dicendo che si era allarmisti, quando si voleva procedere alla demolizione delle case di Piazzale Adriatico... Così come quellì che quelle deroghe e varianti, per il proprio interesse personale, hanno richiesto ed ottenuto da Comune, Provincia e, in alcuni casi, dalla Regione.
Ed ancora pensanti responsabilità le hanno anche le cosiddette associazioni "ambientaliste". Legambiente, da sempre legata e sovvenzionata da quegli stessi amministratori pubblici responsabili del disastro, si è guardata bene dal porre le necessarie attenzioni ed opposizioni alla grande speculazione edilizia. Si è limitata, in questi anni, a porre l'attenzione su un progetto, come quello del Parcheggio dell'Acquasola che, per carità, andava fermato, ma era ed è una briciola nel panorama di cemento approvato, quando non voluto direttamente, dalle Amministrazioni Pubbliche genovesi e liguri. E se il WWF Liguria, come quello savonese, da sempre è impegnato contro i provvedimenti autorizzativi di varianti e deroghe, alla deregulation in materia urbanistica e ambientale che viene promossa inesorabile da anni dalla Regione Liguria e dagli Enti Locali, quello genovese ha preferito non disturbare i "manovratori" delle Pubbliche Amministrazioni, dedicandosi alle carcasse delle auto abbandonate, come se queste e non asfalto e cemento fossero le reali e profonde ferite a questo nostro territorio.
Quanto accaduto non è il fato. Non è la catastrofe naturale o una calamità naturale imprevedibile. E' un disastro colposo. Ed è un disastro colposo con responsabili chiari che dovrebbero essere chiamati a rispondere del disastro e dei morti. Sono proprio loro: i pubblici amministratori che hanno gestito il territorio a suon di varianti e deroghe agli strumenti di pianificazione (PRG, poi PUC e Piano di Bacino). Sono i politici ed i funzionari. Quelli che firmavano perché consapevoli e quelli che firmavano perché gli veniva detto di farlo. Non esiste scusante di"ingenuità" per chi firma deroghe e varianti su un territorio fragile e che già aveva dato tutti i segnali delle proprie criticità.
PS
Al di là delle responsabilità penali che speriamo vengano individuate e perseguite, vi è una RESPONSABILITA' POLITICA che inchioda quanti hanno messo quelle firme e autorizzato gli scempi così come le omissioni. A questa RESPONSABILITA' dobbiamo come cittadini guardare, qualunque colore abbiano i funzionari e politici che le hanno poste. Se iniziassimo da qui, forse, potremo evitare che il disastro colposo di oggi si ripeta nuovamente! Per questo sarebbe necessario che si procedesse ad una moratoria di tutti i progetti approvati con deroghe e varianti! Occorre fermare ogni nuova edificazione anche se già approvata. Se non lo si farà non avremo capito nulla e nulla cambierà domani!
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