
Nel gennaio scorso abbiamo
inviato un esposto alle Autorità Giudiziaria ed alle Istituzioni
palermitane per segnalare che sulla "partita" rifiuti, ed in
particolare di AMIA qualcosa non tornava. Non era solo questione di
"buco" milionario, e non erano solo le questioni già sollevate
della politica clientelare perseguita da AMIA con i soldi pubblici ed
i debiti da circa 190 milioni di euro lasciati alle casse pubbliche e
nemmeno la questione "politica" e non giudiziaria della scelta
strategica di eliminare la positiva esperienza dalla Cooperativa
sociale Apas (risparmio di soldi pubblici, occupazione di persone
socialmente deboli, raccolta differenziata spinta e quindi tutela di
salute e ambiente), ma quello che abbiamo segnalato e indicato erano
proprio questioni di illegalità pesanti che si perpetuavano, nella
gestione della società dopo la messa in liquidazione ed il
fallimento...
D'altronde l'emergenza "rifiuti" a Palermo la
si era perseguita con tenacia per conquistarsi la "mano libera"
come già avvenuto in Campania, e non era certamente un mistero, ad
esempio, che alla discarica di Bellolampo ci fossero seri problemi.
Sulla questione eravamo già intervenuti come Casa della Legalità
diverse volte, a partire dal maggio 2009, quando esplose come da
copione lo stato di "emergenza" e, anche con un
video,
indicammo che da tempo si stavano accumulando i rifiuti per poi
urlare all'emergenza ed aver quindi mano libera extra norme nelle
scelte amministrative e di gestione. Con quel video e con l'articolo
di allora (maggio 2009) indicammo non solo gli interessi che stanno
dietro al business dei rifiuti a Palermo, tra AMIA e Discarica di
Bellolampo, dove già erano state evidenziate le influenze di Cosa
Nostra a partire dai Lo Piccolo.
Quello che abbiamo indicato
con la nota trasmessa a gennaio di quest'anno era una violazione
palese, conclamata del Contratto di Servizio di Amia e le
responsabilità del Gaetano Lo Cicero, tra Comune, Amia e
Bellolampo... ed in particolare sul "dettaglio" della
responsabilità sulla gestione platealmente clientelare che era stata
posta in essere in AMIA - con il Consiglio ed Amministrazione del
Comune di Palermo - non solo con gli incrementi della spesa
pubblica e la necessità di ripiano con soldi pubblici degli oltre
190 milioni di buco e con ricaduta sulla qualità (pessima) del
servizio, con grave danno alla collettiva. L'anomalia che era
lapalissina ma pareva non si notasse, nemmeno dopo l'avvio della
procedura fallimentare della società pubblica, l'AMIA, vedeva
infatti una pesante continuità anche nella fase di fallimento con la
gestione che, quantomeno, ha corresponsabilità pesanti nella
gestione pregressa che ha condotto allo stesso fallimento; oltre al
fatto che il medesimo soggetto produceva e produce un pesante
conflitto di competenze (controllore e controllato).
Infatti, segnalammo: "risulta che
l'Ing Gaetano LO CICERO:
- è DIRETTORE GENERALE del COMUNE di
PALERMO (ovvero soggetto che dovrebbe essere il primo controllore
dell'AMIA spa e del rispetto del contratto di servizio sottoscritta
da questa);
- era anche il Presidente dei AMIA spa,
ovvero pienamente inserito nella gestione che ha portato al
fallimento della società stessa con un deficit milionario;
- è stato nominato LIQUIDATORE di AMIA
spa".
Ed ancora "l'Ing. Gaetano LO CICERO è
stato il firmatario della "Convenzione" di AMIA spa con la
società cooperativa APAS.
Su questo punto si inserisce un aspetto
che occorre valutare con attenzione:
- la Cooperativa Sociale APAS aveva
avuto incarico trimestrale per la raccolta di rifiuti destinati al
conferimento in piattaforma, nell'ambito della raccolta
differenziata;
- tale incarico veniva assegnato con
Convenzione apposita di AMIA spa che delegava, con tale atto, alla
APAS tale incarico di cui la responsabilità di espletamento è
dell'AMIA spa;
- la Convenzione è stata sottoscritta
per AMIA spa dal Presidente Gaetano LO CICERO;
- con tale Convenzione la cooperativa
sociale APAS non solo ha inserito in un lavoro regolare anche quei
soggetti critici che non avevano occasione di cittadinanza, ma -
con dati disponibili - ha anche dimostrato che era possibile
abbassare drasticamente i costi della gestione della raccolta
differenziata gravante sulle casse pubbliche, dimostrando nei fatti
che vi erano storture pesanti (e non dovute al fato) nella gestione
costosa condotta da AMIA spa;
- la Convenzione non è stata rinnovata
nonostante il lavoro sia stato svolto correttamente, ed a fronte di
un irrisoria disponibilità di mezzi assegnati, rispetto a quelli in
uso ad AMIA spa, i lavoratori di APAS raccogliessero quantità di
materiali - che conferivano in piattaforma - superiore, a livello
praticamente esponenziale, a quella che veniva garantita da AMIA,
abbattendo - fatto non secondario - drasticamente i costi;
- oltre al tentativo di boicottaggio di
tale esperienza lavorativa che, pur in presenza di una Convenzione
chiara, poneva ostacoli all'espletamento del lavoro da parte del
personale APAS, AMIA spa non ha proceduto al pagamento del dovuto,
lasciando i lavoratori dell'APAS senza stipendio;
- ad oggi non è ancora stato saldato
il dovuto da AMIA spa ad APAS sull'ultima mensilità"
Si segnalò anche che: "Oltre al
fatto (e legato al fatto) in questione, che dovrebbe ottenere
soluzione rapida, vi è un altro aspetto centrale che avrebbe e
dovrebbe comportare la risoluzione del rapporto tra COMUNE DI PALERMO
ed AMIA spa.
Infatti AMIA spa ha sistematicamente
violato l'art. 12 del Contratto di Servizio con il Comune di Palermo.
L'articolo in questione "Divieto di cessione a terzi - aspetti
organizzativi" stabilisce, testualmente che:
"E' fatto
assoluto divieto alla Società di cedere anche parzialmente il
presente contratto e, comunque, di affidare a terzi lo svolgimento
dei servizi in esso previsti.
Ciò premesso, la Società ha
comunque piena facoltà di utilizzare le forme e gli strumenti
organizzativi ritenuti più idonei per il conseguimento di più
elevati livelli di efficienza ed economicità, fermo restando
l'obbligo di garantire l'efficacia dei servizi ed il rispetto
degli standard di qualità previsti. Per il raggiungimento dei propri
obiettivi produttivi la Società potrà quindi, nei limiti previsti
dalla legge, avvalersi di terzi per lo svolgimento di talune attività
previste dal contratto, rimanendo comunque responsabile nei confronti
del Comune ed impegnandosi a fare rispettare tutti gli obblighi
derivanti da esso derivanti".
A questo punto se le attività
delegate, per esempio, da AMIA ad APAS rientrano nella legittimità
rispetto all'art. 12 citato, il COMUNE DI PALERMO deve ottenere da
AMIA spa l'immediata soluzione del contenzioso di fatto creatosi con
la cooperativa sociale APAS; chiedendo inoltre spiegazione e conto
del fatto per cui si stato interrotto tale incarico pur se questi,
con l'incarico ad APAS, ha rappresentato un potenziamento della
raccolta differenziata, con contestuale riduzione di costi sulle
casse pubbliche, creando al contempo occasioni occupazionali.
Se invece tale attività delegata da
AMIA ad APAS non risultasse rientrare nei margini organizzativi di
manovra stabiliti dall'Art. 12 allora il COMUNE DI PALERMO ha il
dovere di chiudere il proprio rapporto con AMIA spa in quanto questa
ha violato il contratto di servizio, pretendendo che venga sanato il
contenzioso con APAS, in quanto questa cooperativa sociale non può
subire danno da una gestione scorretta da parte di AMIA spa".
Si indicava quindi che appariva "quindi
evidente che il conflitto tra i diversi ruoli svolti dall'Ing. LO
CICERO sia dirompente e paralizzante sulla questione illustrata: è
al contempo il rappresentante e facente funzioni degli interessi di
AMIA spa e di quelli del COMUNE DI PALERMO" e che "pertanto, alla luce di quanto esposto,
si richiede di considerare la questione evidenziata, adottando gli
interventi che si riterranno opportuni".
Bene. Dopo pochi giorni dal nostro
esposto è stata avviata una bella perquisizione a Bellolampo e Lo
Cicero è finito tra gli indagati della Procura di Palermo. Non
basta. Infatti si è anche appurato che l'AMIA indicava
certificazioni di qualità che invece non aveva più e le
attività di verifica sono arrivate al nocciolo della questione: il
Comune di Palermo. E' finito infatti indagato anche il Sindaco di
Palermo, Cammarata. Infatti il Direttore Generale del Comune, con
tutti gli incarichi connessi in Amia che abbiamo indicato, ovvero il
Lo Cicero, qualcuno lo ha nominato ed a qualcuno rispondeva. Quel
qualcuno è l'amministrazione comunale nella persona del
Sindaco.
Ecco dunque che sui rifiuti qualcosa si muove a Palermo e
forse, una volta tanto, un buco milionario nelle casse di una società
pubblica, si scoprirà che qualcuno di ben preciso - e quindi
perseguibile - lo ha fatto. Non ci pare proprio infatti che questo
fallimento gli sia riuscito "perfetto" ai signori e qualcuno
dovrà pur pagare perché se da un lato il business dei rifiuti a
reso e rende, dall'altro, questa volta, nei rifiuti ci si sono
inciampati!
E non è, per dovere di cronaca, l'unico caso in
cui sui rifiuti si resta impantanati. Infatti, l'altra questione che
sollevammo nel maggio 2009 era la questione Pizzimbone e della
discarica che loro gestiscono nell'imperiese, quella di Ponticelli.
Ebbene la Discarica è stata posta sotto sequestro e qualche
problemino i Pizzimbone lì lo hanno serio, molto serio, visto che
anche il Tribunale dei Riesame ha rigettato la richiesta di
dissequestro presentata dai legali della Spa della monnezza quotata
in Borsa. Comunque sia pare che i riflettori sui Pizzimbone siano
puntati anche al Sud, dove anche Saro Crocetta ha indicato il
"dettaglio" di gare per l'assegnazione degli incarichi di
raccolta dei rifiuti in Sicilia che paiono proprio tagliate su misura
per la Biancamano, che - non a caso - vince partecipando da sola...
Forse anche perché il principale concorrente nazionale che avevano,
la Manutencoop Ambiente della Lega Cooperative - come è stato
scritto anche nel libro "Tra la via Emilia e il Clan" -, è stata
venduta da Manutencoop proprio ai Pizzimbone, gli amici di quel
Marcello Dell'Utri che non deve essersi dispiaciuto affatto -
insieme a Tremonti ed alla lobby per il nucleare nei Balcani degli
Stati-Mafia - della disfatta politica di Claudio Scajola.
E
tornando a Palermo, proprio all'oggi, è scattata una vasta
operazione antimafia che è arrivata proprio alla discarica di
Bellolampo. Sono stati centinaia e centinaia gli agenti dello SCO di
Palermo che hanno eseguito l'operazione coordinata dalla DDA di
Palermo con 19 persone destinatarie di ordinanze di custodia
cautelare in carcere per reati di associazione mafiosa, estorsione,
riciclaggio ed intestazioni fittizie di beni; oltre al sequestro
preventivo di imprese, beni immobili per diverse centinaia di
migliaia di euro.
L'indagine diretta dal pm Roberto Scarpinato ha
permesso di scoperchiare la gestione di grandi appalti per opere
pubbliche e di iniziativa privata, facendo emergere le connessioni
tra mafia e imprese. Uno degli appalti al centro degli appetiti di
Cosa Nostra e quindi dell'inchiesta è quello per la costruzione del
termo-cancro-valorizzatore nella discarica di Bellolampo.
Tra i
destinatari del provvedimento ma già detenuti vi sono: Franco
Bonura, Carmelo Cancemi, Vincenzo Marcianò, Antonino Rotolo,
Giuseppe Troia; mentre quelli finiti in carcere questa mattina sono:
Giuseppina e Vincenzo Bonura, Filippo Chiazzase, Francesco Gottuso,
Antonino Maranzano, Vincenzo Rizzacasa, Francesco Paolo, Francesco,
Marcello e Salvatore Sbeglia, Fausto Seidita e Pietro Vaccaro, oltre
all'imprenditore ing. Francesco Lena, titolare della società di
produzione vini la Santa Anastasia, che secondo la DDA reinvestiva i
soldi sporchi dei boss. Tra i destinatari del fermo uno è
risultato irreperibile e quindi latitante.